Afterhours (Rodrigo D'Erasmo)
Pochi giorni fa abbiamo avuto la possibilità di fare quattro chiacchiere con Rodrigo D'Erasmo, violinista degli Afterhours. Abbiamo parlato non solo della genesi del nuovo album "Padania", non solo dell'intensa attività live che li contraddistingue, ma anche del suo passato musicale e di come quello di L'Aquila sia stato un concerto emozionante a livello personale. Buona lettura!
Articolo a cura di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 15/06/12

Ciao Rodrigo, e benvenuto su SpazioRock! Anzitutto volevo fare i complimenti per "Padania", che è davvero un album ben riuscito. A tal proposito, vorrei partire dalla copertina: di chi è stata l'idea, e di chi è questo scatto molto particolare?


Grazie per i complimenti. L'idea è di Manuel, che nel momento in cui dovevamo cominciare a dare un'idea grafica all'album, spulciando un pochino così su internet tra foto varie, ha trovato questa foto che gli sembrava, e che poi a tutti noi è sembrata, quando ce l'ha fatta vedere tra le altre proposte, sicuramente la più azzeccata. Va a raccogliere un pochino tutto quello che volevamo fosse il concept di questo disco. Lo scatto non ti so dire esattamente di chi è  perché l'abbiamo acquistato da poco. La foto non è stata fatta per l'occasione, nel senso che è uno scatto che abbiamo trovato ed abbiamo fatto richiesta per poterlo utilizzare, e ci è stata concessa esclusivamente per il disco. E nulla... secondo me questo gate aperto sul nulla è abbastanza emblematico di quello che raccoglie a livello concettuale l'album, soprattutto dal punto di vista testuale più che le proprietà sonore.


Per quanto riguarda la composizione dell'album, so che la gestazione è stata abbastanza lunga. Come è andata la fase compositiva? Avevate già in mente alcuni testi o siete partiti direttamente da alcuni spunti strumentali?


afterhours_intervista_2012_01Siam partiti dalla musica: come quasi sempre per quanto riguarda gli After, Manuel lascia sempre in coda i testi, prendendo spunti ed appunti mentre nel frattempo si compone e dando sempre di più una linea all'album. In questo caso la linea, nel senso del concept di base che volevamo tirar fuori dal punto di vista emozionale, c'era subito.A livello compositivo siamo partiti lavorando abbastanza da soli, ognuno con i propri mezzi, con le proprie possibilità: chi appoggiandosi ad uno studio, chi a casa propria, chi aveva la possibilità di registrare da sé, proprio per non essere in alcun modo intimiditi l'un l'altro. Anche se siamo insieme, siamo una famiglia, comunque quel minimo di "pudore" nello sperimentare cose anche estreme lo si ha sempre quando non si ha nessuno davanti, quindi ci siamo creati questo spazio all'inizio, che secondo me ha subito prodotto spunti molto interessanti ed ognuno di noi ha avuto modo di superarasi, di andare oltre anche alle proprie possibilità espressive che userebbe normalmente. Poi abbiamo lavorato di collage unendo tutte queste parti e da li in poi c'è stata una seconda fase in cui invece abbiamo lavorato proprio come un team di squadra, sempre in studio: anche quando registrava uno solo, tutti gli altri erano dentro a dare spunti, a dare una direzione, a cambiarla se non ci sembrava quella giusta. È veramente un disco figlio del lavoro di una band molto compatta e di tanti individui con una propria personalità messa al servizio delle canzoni.


Ti ricordi qualche momento particolare accaduto durante le registrazioni?


Guarda, tutta la prima fase, ti ripeto, dopo la fase "casalinga", l'abbiamo fatta nel nostro studio dove facciamo anche le prove, e quella è stata la parte dove è nato un pochino il suono del disco, perché poi tante cose l'abbiamo rifinite durante le prove in saletta. Sicuramente il mese e mezzo che abbiamo passato in questo bellissimo studio, dove hanno suonato anche i Muse, sul lago di Como, da un punto di vista della compattezza nostra e quindi della compattezza dell'album lo ricordo con grande piacere e con grande affetto perché antravamo tutti in questa casa. Qualcuno tornava a casa per esigenze di famiglia, però tendenzialmente siamo stati tutti li per quel periodo, e come ti dicevo prima, anche se in studio per lavorare per tre giorni di fila c'era solo Giorgio con la batteria, eravamo comunque tutti li a darci il cambio, ad esser presenti, a dare spunti, idee. C'era questa lounge di relax col biliardo e gli attrezzi, freccette e robe varie che è stata un pochino la nostra sala giochi in cui abbiamo passato molti momenti anche ad ascoltare musica completamente diversa proprio per non farci condizionare e per essere isprirati da altro. Quel periodo è stato sicuramente emblematico per il disco.


Il 19 maggio siete stati a L'Aquila per una serata completamente gratuita che avete organizzato proprio voi e che ha visto anche la collaborazione e la partecipazione de Il Teatro Degli Orrori. Che ricordi hai di quella serata? Io personalmente sono stato studente a L'Aquila per due anni e mezzo, e non mi ricordo Piazza Duomo così piena come in quella serata.


È stato super emozionante. Anch'io ho fatto il conservatorio per un paio d'anni a L'Aquila, ho fatto degli esami di conservatorio lì, per cui avevo dei ricordi incredibili, anche tanti amici. Non ero mai tornato dopo il terremoto. Nei due giorni precedenti eravamo lì, ci hanno fatto fare un giro per la zona rossa, ho rivisto il conservatorio che nel frattempo era diventato un liceo, la vecchia sede era ovviamente distrutta ed inagibile. Quei due giorni sono stati molto duri, molto difficili. La sera del concerto è stata una festa bellissima: è stato meraviglioso riveder vivere quella piazza. Certo, il pensiero che dal giorno seguente si sarebbero spenti di nuovo i fari e sarebbe stata di nuovo una sorta di ghost town era abbastanza doloroso. La cosa bella è vedere che tanti ragazzi, tanti giovani del posto stanno alzando la testa, hanno voglia di ripartire, stanno riaprendo dei bar, stanno cominciando a riportare i giovani lì, ed è una nota positiva che abbiamo raccolto. Comunque non finisce qui: sicuramente torneremo, faremo altre cose. Non ci dimentichiamo di L'Aquila.


Sta per partire il tour: il tour estivo sarà abbastanza intenso immagino.


afterhours_intervista_2012_02bisL'Aquila era la prima data che facevamo, ma non era nemmeno una data del tour, era un evento speciale. Abbiamo fatto un secret show al Bloom molto bello e molto divertente, assieme ai Verdena. Questi erano dei warm up, mentre la vera prima data sarà a Roma, il 7 giugno, e suoneremo con gli Afghan Whigs, all'Atlantico. Purtroppo hanno spostato la data dalle Capannelle all'Atlantico, ed è un pochino riduttivo, ma non dipende da noi: c'erano problemi di logistica e di ordine pubblico nello spazio dove dovevamo fare il concerto. La seconda data sarebbe stata Ferrara, ma anche questa, ahimè, è stata spostata per ragioni che tutti quanti immaginate, per il terremoto. Poi il 22 giugno saremo a Firenze, il 27 a Bari ed il 30 a Milano. Poi da luglio in poi inizierà il tour de force : tra luglio ed agosto ci saranno molte date, ed anche a settembre. Tenetevi aggiornati, insomma (ride, ndr.)!


Sei con gli Afterhours dal 2008: come è stato il primo approccio con la band?


Il motivo per cui sono entrato negli Afterhours è Cesare Basile, un mio grande amico e musicista straordinario con cui ho collaborato all'epoca ed era un amico della band e di Manuel da tanti anni. In quel periodo lavoravo con lui, avevamo fatto un disco, stavamo promuovendo il disco in giro. In quel periodo Dario Ciffo stava lasciando la band e gli After non avevano intenzione di sostituirlo perché non conoscevano nessun violinista che gli sembrasse all'altezza od idoneo, ed invece Giorgio Prette è venuto a vederci in concerto con Cesare, e alla fine del concerto, durante, a suo dire, una "illuminazione" (ride, ndr.), è venuto a chiedermi se sarei stato disposto ad entrare nella band perché aveva visto il futuro degli Afterhours quella sera... Un bel ricordo!


Prima degli Afterhours hai collaborato con artisti del calibro della PFM, Vasco Brondi, Nidi D'Arac... Insomma, hai un bel background! Qual è il momento che ricordi con maggior affetto?


Beh, ce ne sono tanti... Due cose fondamentali: il disco che ho fatto con Roberto Angelini che si chiama "Pong Moon", un tributo a Nick Drake, uno degli artisti che mi ha cambiato la vita, ed anche il successivo tour, che era veramente un atto d'amore a cui tenevamo tanto, lo ricordo con grandissimo piacere. Poi la storia coi Nidi D'Arac, che era proprio la mia band quando sono entrato negli After. Anzi, era proprio un momento abbastanza alto: soprattutto all'estero stavamo facendo delle cose meravigliose; ricordo dei festival stranieri veramente belli in cui eravamo l'unica band a rappresentare un pochino questa ondata di world music all'italiana, ed abbiamo fatto delle esperienze pazzesche, davvero incredibili. Poi sono arrivati gli After, ed ho capito che quella era la mia strada, quindi non ho avuto grossi dubbi quando mi fu chiesto di entrare nel gruppo.


Ultima domanda: negli anni precedenti siete stati soliti a fare dei tour americani. Avete in programma di farlo anche quest'anno?


Dalla metà di settembre torneremo in America perché ci hanno invitato, nello specifico Greg Dulli in qualità di direttore artistico, per una delle tre serate dell'ATP. Parteciperemo a questo enorme festival, ed è un onore. Ci stiamo ancora lavorando, ma sicuramente aggiungeremo qualche altra data negli Stati Uniti.

 

afterhours_intervista_2012_03

Ok. Grazie mille per l'intervista ed il tempo, sei stato davvero disponibilissimo.


Grazie a te!


Se vuoi salutare i fan degli Afterhours ed i lettori di spazioRock, a te l'ultima parola!


Vi saluto tutti, vi invito a tenervi aggiornati sulle date! Seguiteci in tour quest'estate, ed un saluto a tutti i ragazzi di SpazioRock!




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