The Gaslisht Anthem + Plan de Fuga live 2012
06/11/12 - Alcatraz, Milano


Articolo a cura di Alberto Battaglia

Se i Gaslight Anthem fossero un gruppo punk sarebbe stato difficile notare tra il pubblico tutte quelle crape pelate e quelle "penne bianche" che l'età ha marcato sul capo di colui che giovane non è più. E se, al contrario, fossero una vera band di revival folk born in the USA il pubblico sarebbe certamente meno agitato e rumoroso. La convergenza di entrambi questi elementi dà alla band del New Jersey un appeal peculiare sia verso chi vuole trovare una variazione al classico punk rock adolescenziale sia a chi trova in loro un Bruce Springsteen suonato con più tiro. Di fatto il riscontro entusiastico della serata discende dall'incontro "vecchio e giovane" che esulando dalla norma, suggestiona le orecchie.


Alcuni critici vedono in questa band una proposta meramente nostalgica, perchè in fondo la loro musica non propone che la miscela di ingredienti già abbastanza datati. Non concordo, perchè in sè l'idea potrebbe rivelarsi assai interessante e, se non del tutto originale, almeno personale. In effetti nel corso di quattro dischi i Nostri hanno anche tirato fuori alcune forme quasi compiute di questa ibridazione folk punk, ma poche in confronto alla grande quantità di brani che vivono solo nel tentativo di creare l'alchimia perfetta fra il coro tradizionale e la verve punk rock. In accordo con Scaruffi ritengo che il principale problema dei Gaslight Anthem sia proprio che il loro repertorio possiede più gli echi degli "anthems" senza, di fatto, averne in repertorio.

 

Dispiace, in qualche modo, doversi dissociare da un pubblico che apprezza oltre misura una performance appena discreta, che ha evidenziato tuttavia alcune mancanze live della band. In fondo i Gaslight fanno con il folk alla Springsteen quello che i Flogging Molly fanno con il folk irlandese, con la fondamentale differenza che lo spessore tecnico e compositivo non è lontanamente paragonabile. Se in qualche modo lo studio di registrazione può diluire in molte bibite diverse una certa ripetitività della formula creativa, dal vivo questa è, invece, molto evidente. Diverse loro canzoni spogliate della vigoria dell'organico e suonate in acustico suonerebbero, sì uguali a molte altre canzoni della tradizione americana, ma almeno eviterebbero di rivelare il poco dinamismo della sezione ritmica, che raramente raggiunge la velocità o la "violenza" genuinamente punk. L'arrangiamento è sempre piuttosto basico ed elementare tanto che è un peccato, a questo punto, coprire un po' la voce di Brian Fallon (eccellente fotocopia di quella del Boss), che inserita in questo contesto rappresenta il punto di maggior interesse del gruppo.   


Un plauso va dato, in conclusione, alla band italiana che ha aperto la serata: dalle varie e buone idee, i Plan De Fuga suonano molto anni Novanta con affinità grunge, evidenti in una "Twice". Molto calore meritato per loro, che dimostrano anche nel brano strumentale proposto una buona creatività. Da poco è uscito il loro ultimo "Love°pdf", di cui potrete leggere la recensione cliccando qui.

 

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