U.F.O. - Conspiracy Of Stars Tour 2015
01/11/15 - Legend Club, Milano


Articolo a cura di Luca Ciuti
Milano, primo novembre, le luci di Expo 2015 si sono appena spente per riaccendersi una manciata di chilometri più in là: al Legend Club sono in scena gli U.F.O. a posteriori una delle band più influenti di sempre in ambito hard n'heavy. Niente di meglio per una placida domenica sera autunnale, nel calore di un piccolo locale a margine della tangenziale meneghina. L'era di "Strangers In The Night" sembra (ed è in effetti) davvero lontana, ma non rappresenta motivo di preoccupazione né per la band, né per i fans. Per i gufi infatti si confermano tempi davvero duri: chi si aspettava i canonici quattro gatti è stato smentito dall'ottima affluenza che accanto alla vecchia guardia vedeva un pubblico più eterogeneo di quanto ci si potesse aspettare, solleticato da una discreta presenza femminile anche piuttosto giovane. Poche divise di ordinanza, tanti cappotti da primi freddi e facce rilassate, come si conviene per una domenica sera. Dubitiamo che siano i pettorali di Vinnie Moore o il fascino del bassista Rob De Luca i motivi di attrazione: la seconda giovinezza degli U.F.O. è scandita da dischi eccellenti come "You Are Here", "The Visitor", "Seven Deadly" e il nuovo "Conspiracy Of Stars", che pur essendo l'utimo arrivato in ordine di tempo non verrà comunque saccheggiato. Tanti giovanissimi avranno fatto conoscenza con la band ai concerti degli Iron Maiden (da anni "Doctor Doctor" funge da intro ai concerti della vergine di ferro), ma l'importanza storica degli U.F.O. va ben oltre il ritorno di immagine degli ultimi anni e non staremo certo qui a sottolinearlo. Non sono poche le sorprese che il gruppo britannico regala al pubblico milanese, a partire dal ripescaggio di quella "We Belong To The Night" cui tocca il compito di aprire le danze. Nelle prime file c'è persino un accenno di parapiglia e spuntano immancabili telefonini e tablet a ricordarci che siamo pur sempre nel 2015, concetto ribadito dal fatto che la band impiega qualche brano per entrare a regime, un dettaglio del tutto giustificabile cui i presenti non sembrano badare molto, giusto il tempo di farsi travolgere da "Lights Out" che scatena tutto il pubblico in un chorus liberatorio. Phil Mogg è un attempato gentleman carico di humour che si presenta in elegante completo nero: se pensate che la sua presenza sul palco possa trasmettere anche un solo briciolo di malinconia, siete completamente fuori strada. Fra una birra e l'altra tiene sempre un filo diretto col pubblico, nella migliore tradizione dei piccoli club ("hey you...yes, you look like squashed...there's freedom of movement, you know?", apostrofa a una fan appoggiata al muro apparentemente poco coinvolta) ma quando si tratta di cantare non perde un colpo: la sua voce e il suo stile sono gli stessi di "Phenomenon", toni caldi avvinghiati di blues, e tanto basta. Sentirlo cantare lascia un grande senso di appagamento, alla faccia di quelli che ostinano ad essere screamer a vita. "Burn Your House Down" ci ricorda che se gli ultimi U.F.O. sono ancora in grado di emozionare buona parte del merito va anche a Vinnie Moore, discepolo di Van Halen qui letteralmente sugli scudi. Un chitarrista di cui non si parla mai abbastanza forse perché ha scelto una band dalle tonalità dimesse al posto di palcoscenici più prestigiosi. E' forte la sensazione di trovarsi davanti a uno dei migliori chitarristi in circolazione, capace di sintetizzare senso della melodia e tecnicismi comunque mai fini a sé stessi. Leggermente più dimessi, ma non per questo meno decisivi, gli altri due "vecchi" Paul Raymond e Andy Parker, ben supportati dal bassista Rob De Luca. Una cavalcata che si conclude con "Rock Bottom", "Doctor Doctor" e "Shoot Shoot", magica triade evergreen da antologia e dalla carica inesauribile. Chi si aspettava una nostalgica passerella sarà rimasto spiazzato, gli U.F.O. sono sempre lì, a competere coi grandi nomi giocando la sola carta della semplicità. Qualunque cosa accada nei prossimi cent'anni di carriera, ce li ricorderemo soprattutto per questo.
 
Setlist 
01. We Belong to the Night
02. Fight Night
03. Run Boy Run
04. Lights Out
05. Rollin Rollin
06. Venus
07. Only You Can Rock Me
08. Burn Your House Down
09. Cherry
10. Love to Love
11. Messiah of Love
12. Makin' Moves
13. Rock Bottom
 
encore:
14. Doctor Doctor
15. Shoot Shoot 



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