U.F.O
The Visitor

2009, SPV
Hard Rock

UFO a tutta velocità con un Vinnie Moore mai così ispirato: successo garantito.
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 01/06/09

Che meraviglia il nuovo lavoro degli UFO; chi si alimenta di Hard Rock si assicurerà il “pieno di carburante” per i prossimi mesi.

Preambolo sincero e doveroso che mi consente di abbozzare una recensione pressoché univoca, votata all’adulazione di un album e di un gruppo che con Vinnie Moore riesce a superare i limiti pre-settati dal buon vecchio Michael Schenker, pallino dei tanti supporter di vecchia data.
E’ il lavoro parallelo di melodie e della straordinaria performance del chitarrista statunitense a caratterizzare questo “The Visitor”, il ventesimo studio album, pubblicato a tre anni di distanza dal precedente “The Monkey Puzzle” (2006) e a cinque da quel “You Are Here” (2004) che aveva tracciato una linea di confine tra il passato e il futuro della formazione di Phil Mogg: cominciava l’epopea di Vinnie Moore.

Lo shredder americano attira tutte le attenzioni, si diverte violentando le sei corde della sua VinMan2000 marchiata Dean e giro dopo giro riaffiora in superficie mostrando, nei mille e più assoli, come si possono suonare dieci note al secondo mantenendo un’esemplare pulizia del suono. Tranquilli, gli riesce anche dal vivo.
Velocità e tecnica stanno a zero senza un songwriting all’altezza, e qui entra in scena quella vecchia volpe di Phil Mogg, a dire il vero un po’ abbacchiato al microfono, ma così efficace in modalità di  scrittura dei brani da risultare determinante ai fini della valutazione complessiva del disco.

L’iniziale “Saving Me” costituisce il giusto compendio di quanto appena osservato, uno spaccato  country-blues che sfocia nel brano hard rock per eccellenza, una forma canzone irrequieta che sfrutta tutte le potenzialità degli UFO di “terza generazione”.
Di brani ragguardevoli ce n’è abbastanza da riempire un intero concerto, si alternano con intelligenza e si inquadrano in un contesto storico che abbraccia la decade ‘70 – ‘80,  appropriandosi di un suono contemporaneo (ottima infatti la produzione) senza tralasciare il necessario “tocco” vintage.
“Groove” è la parola ti assale più e più volte durante l’ascolto di “On The Waterfront” o di “Hell Driver”, il tocco Blackmoriano è invece il sunto della quarta “Stop Breaking Down” nella quale è proprio il break centrale di chitarra elettrica a stupire.
Struttura ben collaudata e formula vincente quella che fa di “Rock Ready” un pezzo da esibire nel prossimo tour; ma è l’insieme che regge, una collezione di brani che mette in campo una genuinità alla quale è impossibile muovere critiche.

“The Visitor” è un disco carico di energia, ispirato, ermetico: vi accompagnerà nella stagione più calda dell’anno imponendo di abbassare fino in fondo il finestrino dell’auto e, naturalmente, di roteare verso destra la manopola del volume.



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