Beartooth Aggressive Tour 2016
04/12/16 - Legend Club, Milano


Articolo a cura di Pamela Piccolo
Una lunga fili di giovanissimi in felpa o maglioncino aleggia già alle 18 fuori dalle porte del Legend Club di Milano, sfidando il primo freddo invernale per assistere e divertirsi al concerto dei loro beniamini.
I Beartooth sono una band metalcore/hardcore punk proveniente da Columbus, Ohio, formatasi nel recente 2012 per mano di Caleb Shomo, vocalist e polistrumentista che ha lasciato il gruppo metalcore Attack Attack! per seri motivi personali. Sono gli attacchi d’ansia e la depressione che un tempo lo avvilirono ad aver dato vita alle tracce su cui questa sera il pubblico canterà, salterà e pogherà.

Ad aprire il live show saranno i Trash Boat, una giovanissima pop punk band dall’England con un album all’attivo del quale suoneranno qualche estratto per i presenti. Molto ha da imparare il cantante del gruppo, il quale pecca sì nella tecnica canora, ma divertendosi fa gioire l’audience. 
Seguiranno a ruota i Vanna, gruppo metalcore/hardcore punk di Boston che ha dato alle stampe l’ultimo album, “All Hell”, nel luglio 2016. In pochi minuti i Vanna raccolgono la nostra attenzione grazie allo scream monolitico di Davey Muise che imperverserà bonariamente per quarantacinque minuti. 

In quel che sembra essere la finalizzazione di un cambio palco, Kamron Bradbury  e Connor Denis, chitarra ritmica e batteria (in tour) dei Beartooth, saliranno sul palco del Legend ballando e giocando alle 22.45 circa. Qualcuno ha pensato che fossero persone facenti parte del pubblico a tenere viva l’attenzione, ma quando vi si uniranno gli altri tre componenti dei Beartooth, Caleb Shomo, Taylor Lumley e Oshie Bichar (voce, chitarra e basso rispettivamente) per completare il quintetto di ventiquattrenni o giù di lì, ecco che l’eccitazione del pubblico fa scintille. Ci troviamo davanti a una band che sa immediatamente stupire. 
Con  indosso una t-shirt dei Motörhead che fa ben pensare a coloro che vedono Shomo per la prima volta, i Beartooth attaccano con “Burnout”, quinta traccia di “Aggressive”, secondo album per gli statunitensi rilasciato lo scorso 3 giugno via Red Bull Records.  
Scream, growl e pulito. Caleb ha una buona estensione vocale che spazia da una tipologia di canto all’altra all’interno di un singolo brano con somma leggiadria. E se il pubblico si è subitaneamente acceso, è con “Aggressive” che va letteralmente in escandescenza. La title track è un concentrato dell’abilità dei due chitarristi, del bassista e del batterista ad intersecarsi con Caleb, il quale sappiamo realizzare da solo i suoi pezzi, i quali verranno poi suonati dal vivo da Taylor, Kamron, Oshie e Connor.
Unità e complicità sfociano in “Beaten in Lips”, traccia dall’impronta puramente metalcore, con le pelli di una batteria picchiatissime e i polmoni di Caleb svuotati verso un ritornello dai rimandi hardcore punk. Al verso di “Beaten in Lips”: “Light my wounds with kerosene” il pubblico è in visibilio tra headbanging e un pogo particolare, dove i ragazzi corrono semplicemente in cerchio, senza darsi spintoni o le classiche gomitate che tutti noi almeno una volta nella vita ci siamo presi.
I Beartooth sembrano una macchina da guerra. Caleb sa incitare e intrattenere l’audience mentre il suo carisma trasuda fino alla parete di fondo del locale, quasi completamente stipato. 
I fan conoscono a memoria ogni singola parola delle liriche di Shomo. Il loro coinvolgimento è palpabile, tanto che la band stessa, accorta, dà sempre più il meglio di sé. 
“Fair Weather Friend” è un pezzo lievemente più lento rispetto ai precedenti, ciononostante la compattezza della performance dei Beartooth non verrà spazzata da clean lyrics o note musicali “meno metal”. L’urlo primordiale di Shomo è sempre lì a farla da padrona e spiazza, perché  “Fair Weather Friend” si conclude di botto. 
È metalcore allo stato grezzo “The Lines”, una scarica umana di energia e adrenalina che dovrebbe competere con venues più grandi e che, alla luce di quanto abbiamo sinora assistito, merita.
Il tempo sembra scorrere velocemente, un’ora di concerto è poca per i cinque dell’Ohio, che padroneggiano il palcoscenico quasi fossero una band di lunga data e dalla nutritissima esperienza. Probabilmente la loro dote farà andare al merchandising quelli che ancora non hanno un disco dei Beartooth tra le mani con un collo traumatizzato tra il termine della arrabbiata “I have a problem” e la sentimentalmente coinvolgente “King of Anything”, prima traccia dell’encore promosso dal pubblico nei confronti dei Beartooth e il pezzo più breve, e lento, di questa sera con Caleb Shomo alla chitarra.  
Sempre sorridente e ammiccante, Caleb si dona per l’ultima canzone, “Body Bag”, dall’album di debutto “Disgusting”. Metal classico alternato a metalcore, lo scream fa rabbrividire, il pogo è invisibile perché noi ci godiamo questa parte del concerto da sotto il palco. Shomo non sembra stanco e, con i suoi band mates, ci regala l’ultima goccia di emozione e di sudore.
 

Setlist
Burnout
Aggressive
Beaten in Lips
Dead
Sick of Me
Fair Weather Friend
Hated
The Lines
I have a problem
Always Dead
Rock is Dead
In Between

Encore
King of Anything
Body Bag



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