Don Airey & Friends
16/03/14 - Angelo Azzurro, Genova


Articolo a cura di Luca Ciuti
Sono passati pochi mesi dalla pubblicazione di “Keyed Up” (qui la nostra recensione), ma di stare fermo Don Airey proprio non ne vuole sapere, neppure nel bel mezzo del tour con i Deep Purple. La pausa temporanea è motivo sufficiente per riempire i tempi morti e promuovere il suo progetto solista; così il tastierista inglese giunge in Italia per ben quattro esibizioni: Genova è la penultima ad accoglierlo e lo fa in una splendida serata tipicamente ligure che ha già il sapore della primavera. Di questo artista talentuoso si è tentato di parlare spesso, ma forse mai abbastanza, forse per via di quel carattere discreto e poco incline ad atteggiamenti da divo, ma decisivo quanto basta per mettere la firma su una quantità indefinita di release. Cosa spinga un artista milionario che appena sette mesi fa calcava le assi del Wacken Open Air a calarsi in una dimensione raccolta e underground, resta un mistero il cui segreto è solo ad appannaggio dei grandi. Quell’artista che alle 22,30 scende dal suo maestoso tour bus e si presenta sul palco è il ritratto della felicità e dell’entusiasmo mentre dispensa sorrisi ovunque, l’ennesimo esempio di una generazione che sembra convivere con il proprio talento come se fosse una missione. Accompagnato da una vera e propria all star band che annovera fra le sue fila l’onnipresente bassista Laurence Cottle, lo straordinario Rob Sentance (Krokus) alla voce, Rob Harris dei Jamiroquai alla chitarra e Darrin Mooney alla batteria,  nell’ora  e mezzo a disposizione Airey illustra il verbo dell’hard rock in tutte le accezioni da lui coniate negli anni, secondo gli stilemi del blues e della musica classica. Qualche estratto da “Keyed Up” come “3 In The Morning” che apre il concerto, e il sentito tributo a Gary Moore di “Mini Suite” fanno da apripista a una scaletta ottimamente bilanciata anche se, considerata l’occasione, avremmo preferito ascoltare in prevalenza del materiale solista.  Sono tuttavia i brani dell’Arcobaleno a scuotere la platea con l’effetto di uno tsunami: “Spotlight Kid”, “All Night Long” e “Lost In Hollywood” portano la partecipazione del pubblico a livelli altissimi, dopotutto non capita tutti i giorni di riascoltare in sede live un repertorio che da anni appartiene all’enciclopedia del rock. Un menu arricchito da cover sempreverdi come “Fire” e “Gimme Some Lovin’ “, mentre “Black Night” è il pegno pagato al Profondo Porpora. Sottolineare la performance di Rob Sentance al microfono sarebbe come fare un torto a tutto al resto della band,  in primis lo stesso Airey che non manca di sfoggiare tutto il suo talento nella riproposizione integrale di quella “Difficult To Cure” di rainbowiana memoria, ennesima dimostrazione del genio assoluto di Ritchie Blackmore. Pubblico variegato, numeroso e partecipe, acustica ottima per tutta l’esibizione, band in forma e una scaletta che si commenta da sola. La storia del rock questa domenica è passata da Genova.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool