The War On Drugs - A Deeper Understanding Tour
18/11/17 - Fabrique, Milano


Articolo a cura di Fabio Rigamonti
La prima delle tante sorprese dedicata all’unica data italiana dei The War On Drugs nel promo tour dello splendido “A Deeper Understanding” in scena al Fabrique di Milano, è la folla che già circonda il locale all’apertura delle porte. Chi scrive si aspettava una partecipazione sentita, ma non plebiscitaria, poiché la fama che circonda la band di Granduciel & soci sul nostro territorio è ancora lontana dall’essere consistente come nel resto d’Europa. Invece, all’attacco puntualissimo alle 20:20 dei supporter The Barr Brothers, il Fabrique è già pieno per due terzi della sua capienza di gente che sin da subito si dimostra estremamente poliedrica in fatto di provenienza (durante la coda all’ingresso e l’attesa dell’inizio del concerto, il sottoscritto ha sentito parlare inglese, spagnolo e tedesco), genere ed età anagrafica.  

E si sente nell’aria anche una certa “fame di rock”, e la band dei fratelli Abdrew & Barr si dimostra il perfetto antipasto in attesa della portata principale, in tal senso.
L’esibizione dei The Barr Brothers, difatti, è risultata interessante vuoi non tanto per la performance vocale non esattamente brillante di Brad, quanto per l’accentuazione della vena folk (al ridosso del celtico) che la band dimostra dal vivo, grazie fondamentalmente a Sarah, splendida nel destreggiarsi con la sua arpa a fornire un piccato arrangiamento ai diversi brani in scaletta. Viene prediletto, ovviamente, l’ultimo nato in discografia “Queens Of The Breakers” nei 40 minuti messi a disposizione della band, e l’esecuzione pare intrattenere il pubblico ma non ad entusiasmarlo, ulteriore testimonianza che i The Barr Brothers sono un ottimo diversivo, ma non dei trascinatori.
 
 
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Dopo una sostenibile ed ampiamente giustificabile attesa di mezz’ora, il palco è finalmente pronto ad accogliere i The War On Drugs, e l’attacco al Fabrique, colmo come mai mi è capitato di vedere nelle volte in cui sono stato al locale, non potrebbe essere dei migliori. Subito, difatti, si sente una perfezione quasi molesta in tutto. Nella resa dei suoni per cominciare, che queste orecchie raramente, in centinaia e centinaia di eventi live, si sono ritrovate ad accogliere volumi così perfettamente bilanciati, tanto da consentire ad ogni strumento di essere chiaramente avvertito. E di strumenti i The War On Drugs ne hanno parecchi: due chitarre, basso, batteria, tre tastiere ed un sassofono. Tutti necessari e tutti protagonisti nel veicolare le composizioni gargantuesche di  Adam Granduciel. Poi le luci, splendide nel colorare alla perfezione l’atmosfera dei diversi brani grazie a delle lampade piramidali disposte ad effetto alle spalle di una band che si è rivelata estremamente professionale e precisa. Forse mancava giusto il far trasudare un po’ di emozione, divertimento e gioco, per cui il “diploma” di E Street Band è ancora prematuro, ma non impossibile.
 
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Ma l’effetto speciale più grande della serata è stato lui, Adam Granduciel, frontman e protagonista assoluto della sua creatura artistica, splendidamente equamente diviso tra la sua voce e la sua chitarra elettrica, che hanno trovato uno spazio di espressione ugualmente diviso lungo tutta la durata del live. Granduciel non è (ancora) quell’animale da palco che (probabilmente) è destinato a diventare, ma certamente è “menestrello” in grado di veicolare alla perfezione canzoni di spessore quali quelle contenute nel suo repertorio. La voce, estremamente pulita e precisa (tanto da dare quasi una nuova veste ai brani estratti da “Lost In The Dream”, disco dove la voce di Granduciel è perennemente sospesa in un effetto eco), ha tenuto per tutte le due ore di durata complessiva del concerto (una rarità, in questi tempi di live al minimo sindacale da 75 minuti), a patto di perdonargli un certo biascichio “Alanis Morrisette” che rendeva l’interpretazione non sempre perfettamente leggibile dal punto di vista lirico.

La scaletta proposta è stata democratica nel proporre tre quarti di “Lost In The Dream”, e tre quarti dell’ultimo nato “A Deeper Understanding”, lasciando agli albori dei The War On Drugs giusto le briciole di “Baby Missiles” (migliorata molto in questa resa “2017”) ed il classico “Buenos Aires Beach”, quasi a voler dichiarare con fermezza che il corpo e la voce con cui la band vuole essere attualmente identificata è quella che ha portato il loro country rock ad essere così riconoscibile ed unico. Com’è in fondo giusto che sia.

E se su locale, band e scaletta c’è davvero poco di cui lamentarsi, ancora meno rimostranze possono essere fatte nei confronti del pubblico.
C’è sempre questo timore, quando si va ad assistere ad un concerto di band “Pitchfork alterno-indie super hyped band alike”, di ritrovarsi con un pubblico freddo, troppo attento alla forma per lasciarsi coinvolgere dalla sostanza della performance della band. Per fortuna, così ieri sera non è stato, ed il pubblico si è dimostrato tremendamente coinvolto ed entusiasta come si demanda ad un sano concerto rock, di qualsiasi forma ed astrazione esso sia,  tanto che l’impressione finale, al termine dell’evento, è stata quella di aver assistito ad un’esibizione di una band ancora per poco racchiusa entro confini sempre più stretti e labili.
 
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Perché se il livello continua ad essere questo con le canzoni, se la voglia e l’entusiasmo di suonare – già consistente – viene ulteriormente migliorato, allora alla prossima occasione sarà un palazzetto, e alla prossima ancora forse addirittura uno stadio. E se non ci siete stati in questa occasione, vi consiglio di non lasciarvi sfuggire i The Wars On Drugs dal vivo alla prossima visita dalle nostre parti.

SETLIST THE WAR ON DRUGS

In Chains
Baby Missiles
Pain
An Ocena In Between The Waves
Strangest Thing
Knocked Down
Buenos Aires Beach
Red Eyes
Thinking Of A Place
Holdin On
In Reverse
Lost In The Dream
Under The Pressure

Encore:
Burning
You Don’t Have To Go  




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