Quello appena passato è stato un San Valentino indimenticabile per i fan dei Rival Sons. La band, escludendo alcuni brevi show in cui hanno affiancato mostri sacri, non si esibiva in Italia in un concerto da headliner da più di due anni e, nonostante il lunghissimo tour con i Black Sabbath appena concluso, non ha minimamente deluso le aspettative, regalando agli appassionati accorsi all'Alcatraz più di 90 minuti di pura energia.
La serata ha inizio in modo piuttosto inusuale: è infatti lo stesso Jay Buchanan a salire sul palco quando le luci sono ancora accese per salutare il pubblico e presentare colui che aprirà lo show dei Rival Sons: il poeta Derrick C. Brown. Nonostante la scelta di far ascoltare delle poesie prima di un concerto rock non possa sembrare delle più azzeccate, Brown è stato decisamente apprezzato dal pubblico milanese per tutta la durata della sua esibizione, grazie anche ai simpatici siparietti che hanno intervallato la lettura delle poesie. Una scelta atipica, ma coraggiosa e ben ripagata da una calda accoglienza nei confronti di Brown, che a fine esibizione ha anche lanciato alcuni dei suoi libri al pubblico.
Il cambio palco è molto veloce e alle 21 in punto, con il pubblico che ha ormai riempito un Alcatraz in versione ridotta, si spengono le luci e l'aria carica di tensione si riempie delle note del tema principale de Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo, con cui i Rival Sons fanno il loro ingresso sul palco. La primissima parte della scaletta è riservata al più recente "Hollow Bones": lo show si apre infatti con "Hollow Bones Pt 1", "Tied Up" e "Thundering Voices", che riscaldano a dovere il pubblico, prima dell'esplosione che avviene con i primi brani estratti da "Great Western Valkyrie". Sono infatti "Electric Man" e "Secret" a iniziare a far scatenare a dovere il pubblico e a far esaltare la band che inizia a premere visivamente sull'acceleratore. Jay Buchanan, già grondante di sudore e a piedi nudi dopo 15 minuti, è il vero mattatore dello show. Il cantante sembra posseduto dallo spirito del rock n' roll e vaga per il palco, tendendo le mani al pubblico per raccogliere tutta l'energia che i presenti sono disposti a dare. Tra i sussurri carichi di sentimento e gli acuti selvaggi di Buchanan, è anche Scott Holiday (sempre impeccabile nella sua giacca argentata) a riempire il palco e a prendersi la scena con i funambolici assoli così pieni di effetti che a tratti sembra quasi assurdo che una chitarra possa produrre suoni simili. Anche Mike Miley è scatenato, e oltre a percuotere le sue pelli con violenza e precisione, esalta continuamente il pubblico, che ripaga la band con diversi cori. Sarebbe poi ingiusto non menzionare anche il basso di Dave Beste e le tastiere di Todd Ögren-Brooks, i quali seppur quasi in disparte, contribuiscono alla creazione di un suono compatto e corposo. Occorre ribadirlo, sono poche le band che pur suonando in un locale riescono ad offrire un sound live così perfetto, equilibrato e dannatamente rock n' roll. È sicuramente questo uno dei maggiori punti di forza dello show dei Rival Sons ed il motivo principale per cui gustarsi questi ragazzi dal vivo è molto meglio che ascoltarli su disco.
L'esibizione continua senza pause, tra sfuriate di pura energia rock ed eleganti passaggi blues, su cui il pubblico salta, balla o ondeggia rapito dal magnetismo di Buchanan. La setlist si articola tra i primi successi della band come "Pressure and Time", accolta in modo trionfale, e brani più recenti come le emozionanti "Where I've Been" e "Fade Out" , che il cantante dedicata ad un amico della band scomparso durante le registrazioni di "Hollow Bones". Il momento più alto dello show viene però raggiunto quando Buchanan e Holiday si esibiscono in un toccante duetto, accumulando la tensione nell'aria elettrica e sospesa dell'Alcatraz, prima di squarciarla con la devastante "Torture", su cui il pubblico impazzisce totalmente ripetendo anche dopo la conclusione del pezzo i cori del ritornello. Il resto dello show è una cavalcata trionfale, condita anche da due fantastici assoli di chitarra e di batteria che si conclude con l'immancabile Keep On Swinging, con la quale i Rival Sons salutano un pubblico ormai in visibilio.
Sembra quasi assurdo che una band in grado di regalare performance così intense dal punto di vista emozionale e perfette da quello sonoro non riesca ad esibirsi in arene più grandi, ma rimane il fatto che i Rival Sons sono una band in continua crescita che ha ormai raggiunto un'identità ben definita e che può contare comunque una discreta fanbase. Il consiglio, anche per chi li conosce poco, è quello di non lasciarseli scappare quando torneranno nuovamente (e non dovrebbe mancare molto secondo quanto detto dallo stesso Buchanan). Che siate dei cinquantenni nostalgici degli anni '70 o dei liceali appena battezzati dal rock n' roll, la festa portata dai Rival Sons sul palco vi travolgerà. Se volete una conferma chiedetelo a chi era presente all'Alcatraz e ancora adesso starà certamente canticchiando il ritornello di "Torture" con aria sognante.
Setlist
Hollow Bones Pt. 1
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Tied Up
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Thundering Voices
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Electric Man
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Secret
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Pressure and Time
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You Want To
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Where I've Been
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Fade Out
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Tell Me Something
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Face of Light
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Torture
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Open My Eyes
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Hollow Bones Pt. 2
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Keep On Swinging