Periodo di gestazione abbastanza lungo quello che ha portato al quarto album dei Tyketto. Il gruppo americano, riunitosi in formazione originale, lavora a “Dig In Deep” dal 2009, anno in cui Danny Vaughn, Brooke St. James, Jimi Kennedy e Michael Clayton Arbeeny, hanno iniziato a scambiarsi demo con le idee che avrebbero poi finito per formare il nuovo full-length.

La band di New York ha conosciuto il successo nei primi anni '90, salvo poi essere spazzata via, come tanti, dalla marea grunge che si è alzata da Seattle e si è espansa inesorabilmente a macchia d'olio. Tornati assieme, Vaugh e soci cercano di far risplendere la musica dei Tyketto con il giusto connubio tra lo stile classico che ha caratterizzato il gruppo e il risultato di tanti anni di evoluzione artistica. “Dig In Deep” è un album allegro ed intenso, che però richiede più ascolti per essere assimilato e coglierne tutte le sfumature: nonostante emerga un songwriting abbastanza elaborato, il prodotto non è sempre dei migliori e troppi brani si defilano malinconicamente senza boati assordanti. A dispetto di ciò si trovano comunque diverse canzoni interessanti, che complessivamente conducono ad un discreto CD. Su tutte svettano la title-track, “Let This One Slide”, “This Is How We Say Goodbye” (lento denso di emozioni) e soprattutto “Faithless”, grande brano in cui si crea un mix letale tra l'irruenza dell'hard rock e la magia degli irresistibili refrain melodici.

I redivivi Tyketto mettono la propria firma su un'opera tutto sommato piacevole, che senza fuochi d'artificio riesce a regalare un ascolto piacevole e spensierato. La grande voce di Danny Vaughn torna a riecheggiare nell'aria assieme alle note dei suoi vecchi compagni d'avventura e tutto ciò non può che far felici i tanti fan della band statunitense.