Salutiamo con estremo piacere il ritorno discografico degli High on Fire, a due anni dal buonissimo “Snakes for the Divine”. Una delle band più rispettate del panorama hard'n'heavy, il terzetto capitanato dall’ex Sleep (recentemente riformati) Matt Pike sfodera forse il capitolo più duro e metallico della carriera, non solo facendo centro, ma devastando violentemente il bersaglio.
Partiti infatti su territori lisergici affini agli Sleep, i californiani si sono progressivamente trasformati in una creatura che fa della forza bruta il proprio marchio di fabbrica, in un miscuglio stoner/sludge che via via ha inglobato importanti influenze heavy sempre più protagoniste. Pesantezza che esplode letteralmente nel nuovo arrivato “De Vermis Mysteriis” e sembra proprio la band a metterlo ben in chiaro, con un’intro di batteria in “Serums of Liao” che è qualcosa di più che un tributo a “Painkiller” dei Judas Priest, quasi una dichiarazione di intenti. Un capitolo irruento e oscuro, che riesce come al solito a non scadere nel semplice attacco frontale, sapendo rallentare in fangosi rimandi al passato di Pike e presentare aperture e ritornelli talvolta epicheggianti di grandissimo effetto.
Un album “riff based”, pieno zeppo di chitarroni dal suono sporco, grasso e saturo che colpiscono senza sosta le nostre orecchie, semplici eppure maledettamente efficaci. Groove micidiali da cervicale assicurata, accelerazioni al limite del thrash, un pizzico di Motorhead, (anche se Lemmy in confronto a Pike sembra avere quasi la voce di un usignolo...) e tanta passione e ispirazione. Un album dalle coordinate non pretenziose, che riesce però a soddisfare ogni aspetto, perdendo forse un po' di varietà rispetto all’inciso precedente, ma guadagnandone in compattezza. Tanto fa anche il grandissimo lavoro di Kurt Ballou (Converge) dietro la console, dando la sensazione di aver lasciato la band libera nel suo selvaggio furore (alla stregua di Capitan America che si rivolge a Hulk dicendo: “Spacca!”), rifinendo poi il tutto in un suono incredibilmente abrasivo ed equilibrato al tempo stesso.
Senza esagerazioni possiamo collocare “De Vermis Mysteriis” tra le prime cinque uscite in ambito hard’n’heavy del 2012 e tra le migliori di sempre degli High on Fire. Non da ultimo segnaliamo un artwork curatissimo che mostra graficamente il concept dell’album, basato sull’opera omonima dello scrittore Robert Bloch e sull’immancabile “Chtulu” di H.P. Lovecraft, in cui praticamente si narra del fratello gemello di Gesù, morto alla nascita per donare la vita a Cristo, che diventa viaggiatore nel tempo, fino all’incontro con un alchimista cinese che gli somministrerà un siero ricavato dal loto nero. A quel punto il viaggiatore comincerà a tornare indietro nel tempo, rivivendo la storia attraverso gli occhi dei suoi antenati... Vi risparmiamo ulteriori particolari, ma se avete tempo e voglia, “De Vermis Mysteriis” può essere stimolante anche in questo aspetto. Un grande disco che sta ricevendo i giusti riconoscimenti a livello mondiale, niente da dire. Risultati che speriamo possano far rinsavire il buon Matt Pike, recentemente ricoverato in un centro per curare la dipendenza dall’alcol (con la band ferma fino a data da destinarsi). Degli High on Fire, di questi High on Fire, abbiamo ancora estremo bisogno.
High on Fire
De Vermis Mysteriis
2012, E1 Music
Sludge
Potenti, sporchi, micidiali... signori, gli High on Fire!
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 13/06/12 01.Serums of Liao
02.Bloody Knuckles
03.Fertile Green
04.Madness of an Architect
05.Samsara
06.Spiritual Rites
07.King of Days
08.De Vermis Mysteriis
09.Romulus and Remus
10.Warhorn
11.Eyes An Teeth (Live)
12.Cometh Down Hessian (Live)
13.Blood Of Zion (Live)
14.Spreak in Tongues