High On Fire
Snakes For The Divine

2010, Relapse Records
Sludge

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 10/03/10

Esiste musica scritta con eleganza e musica che non se ne cura. Esiste musica finemente studiata e musica che ti colpisce dritto in volto, esiste il bel canto e il latrato sguaiato. Esiste il fioretto ed esiste la clava. Se non lo avete capito, gli High On Fire usano la clava.

Basterebbe questo per inquadrare il nuovo album dei californiani, a ben vedere parole superflue per i sostenitori della band, ma se qualche curioso capitasse da queste parti, è nostro dovere fornire qualche informazione in più. Mente e leader degli High On Fire è niente meno che Matt Pike, colonna portante del movimento sludge/stoner/doom grazie ai fondamentali Sleep insieme al fido compagno Al Cisneros. Se quest'ultimo, al termine degli Sleep, ha deciso di abbandonarsi con gli Om a musica lisergica e metafisica, il nostro Pike deve aver cambiato spacciatore... Perché è da molti anni che è incazzato come una bestia e la sua “nuova” creatura ne è la dimostrazione.

Gli High On Fire sono ormai da dieci anni sinonimo di un terremotante ibrido sludge/stoner/doom (guarda caso) connotato da una rabbia dirompente, uno stile che non ama troppi giri di parole e che, come dicono gli americani, colpisce “straight to your face”. Un sound caratterizzato da imponenti influssi heavy, thrash e hard rock, rivisitato con un occhio di riguardo per atmosfere fumose, basso grasso e pulsante, riffoni dal sapore vintage e una voce che in confronto quella del buon Lemmy è un esempio di bel canto all'italiana. Pareti di amplificatori Orange, accordatura veloce e via... Si spacca tutto il possibile.

Attenzione però, non è tutto frastuono a caso. Matt Pike è un vero fuoriclasse del genere e sarebbe un delitto bollare la sua musica come qualcosa scritta di getto. Basti ascoltare la title-track "Snakes for the Divine" per rendersi conto di cosa il terzetto sia capace di fare: otto minuti in cui vengono toccati gli Iron Maiden, thrash metal d'annata e Motorhead, con una classe incredibile, rendendo questo miscuglio sonoro un qualcosa di perfettamente riconoscibile come High On Fire, personale sin dalla prima nota, una cavalcata di riff e cambi di ritmo sempre più spettacolari. "Snakes For The Divine" si distingue all'interno della discografia dei nostri, come l'album più veloce e diretto, in cui le partiture doom vengono meno messe in risalto, facendo capolino solo in "Bastard Samurai" (eccezionale) e nella monumentale "How Dark We Pray", un titolo decisamente esplicativo.

Un album di qualità superiore, che potrà incontrare i gusti di chi preferisce un approccio più immediato, benedetto in pezzi come "Frost Hammer", "Ghost Neck" (un inno all'headbanging) o "Fire, Flood & Plague", sorvolando su un leggerissimo livellamento delle composizioni, e che forse farà rimpiangere chi ama il lato più melmoso di Pike e compagni. Basta poco comunque per abbandonarsi a “Snakes for the Divine”, un magma sonoro che vi travolgerà.



01.Snakes for the Divine

02.Frost Hammer

03.Bastard Samurai

04.Ghost Neck

05.The Path

06.Fire, Flood & Plague

07.How Dark We Pray

08.Holy Flames of the Fire Spitter

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool