Caprice
Kywitt! Kywitt!

2008, Prikosnovenie
Folk

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 05/06/10

E’ come se i personaggi delle favole, buoni e cattivi, si fossero radunati accerchiandosi nei pressi di un fuoco acceso nella radura di una foresta, mettendosi a saltellare tutta la notte sulle note di “Kywitt! Kywitt!” dei Caprice, fino all’alba del nuovo giorno, fino alla prima goccia di rugiada. Disco semplicemente incredibile, forse non il più bello che mi sia capitato di incrociare in questi ultimi anni ma certamente il più originale, il più attraente e il meno comune.

I Caprice sono un ensemble proveniente dalla Russia e contano tra le proprie fila Inna Brejetovskaya, voce straordinaria e polistrumentista (arpa, flauto, clarinetto, violino, violoncello) che tra una follia acustica e l’altra decide di piazzarci qualche elemento elettronico a tema. A proposito di temi: i Caprice estendono la loro proposta agli amanti del fantasy, quindi fate e folletti, e ai giocatori di ruolo, e il sottoscritto vi assicura che non ci sono categorie più adatte di quelle appena menzionate per ritrarre al meglio il quadro impressionista di "Kywitt! Kywitt!". Che titolo strano, vero? A conferma di quanto appena espresso, sappiate che i Caprice sono “reduci” da una trilogia dedicata al Signore Degli Anelli, la "Elven Trilogy", col terzo disco cantato addirittura in lingua Laoris… pazzi scatenati. Surreale, atmosferico, teatrale, imponente, maestoso… stravagante. Un disco che in quarantacinque minuti riesce a traslare in una dimensione parallela a quella del nostro mondo, dove risiedono per l’appunto fate e folletti ma anche streghe, orchi e mostriciattoli di ogni tipo, perché il mondo dei Caprice, e quello del principale compositore Anton Brejestovski, sembra non avere confini.

Melodie neoclassiche e voce eterea, effetti sonori vertiginosi come quello dell’intro di "Dundellion Wine" (ascoltatela su un impianto professionale e ditemi) e canzonette da cartoni animati ("Monday, Tuesday"), ritornelli spassosi ("Kywitt! Kywitt!") e la sosta ancora una volta nella terra di mezzo ("Adew, Sweet Amarillis"). Facile restare ammaliati dalla vastità dei suoni e dalla gamma di colori dei Caprice, molto più difficile, credetemi, cercare di accendere anche il vostro entusiasmo senza l’ausilio in tempo reale della loro musica, vi esorto pertanto a continuare nella lettura della recensione cercando gli mp3 nella sezione multimediale del loro sito ufficiale, riportato a lato. Pronti? "Christmas Lullaby" è un esempio di lucidità artistica e di grandi mezzi a disposizione, che in certi punti può ricordare i bei tempi di Enya, "Fae Fae Fae Fae Fae Fae Fae", la bonus track, un’altra intuizione geniale che chiude coi fuochi d’artificio un disco dalle mille e una notte, di una squadra alla quale calza a pennello la definizione di “gruppo all’avanguardia”.

Il capriccio di Anton Brejestovski si trasforma in una sensazione indispensabile, il settimo sigillo della band è il più maturo, un vero capolavoro in un genere troppo spesso stantio e formalizzato: qui di confini non ce ne sono, l’unico obiettivo è quello di sognare e di far sognare voi che ancora credete nelle leggende, nella magia, nelle fate e nei folletti. Compratelo prima che sia troppo tardi, magari accettano anche monete d’oro come forma di pagamento, non me ne stupirei. Grandioso.



01. Dundellion Wine
02. Monday, Tuesday
03. Kywitt! Kywitt!
04. Adew, Sweet Amarillis
05. Mary Morison
06. Philomel With Melody
07. Christmas Lullaby
08. Blacksmith
09. The Dusk Of Kimmeria
10. More
11. Peggy O
12. Fae Fae Fae Fae Fae Fae Fae (Bonus Track)

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