36 Crazyfists
Collisions And Castaways

2010, Roadrunner Records
Metalcore

L'ostinazione dei 36 Crazyfists consolida la fiducia degli ascoltatori
Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 28/07/10

Lo scheletro che teneva tra le mani una barca nella cover del precedente “The Tide And Its Takers” deve aver svolto a dovere il proprio compito, perché oggi, sulla copertina del quinto album in studio degli Americani 36 Crazyfists, ritroviamo un tesoro naufragato su una spiaggia, probabilmente orfano di un veliero distrutto. Appare quindi chiaro sin dalla cover lo spesso filo di continuità e coerenza installato con gli album precedenti. In effetti, nel caso di questi ragazzi, si potrebbe quasi parlare di ostinazione...

Ostinazione nel produrre una miscela davvero forte di hardcore dai mutevoli ed imprevedibili risvolti melodici, alternando canzoni molto dirette come “Whitewater” e “Trenches” ad interessantissimi esperimenti dal forte tratto deftoniano (“Anchors” e la conclusione alternative di “Waterhaul II”), piuttosto che cambi di tempo e struttura che ricordano tantissimo i modernismi del nu metal più turbolento (“Death Renames The Light”, “The Deserter”). Aggiungiamo quindi un po' di emocore ed una spruzzata di esotico alternative rock ad insaporire il tutto. Ostinazione nel mostrare di padroneggiare con grande maestria e senso della misura tutte le sfumature sopra descritte, sfumature che, è il caso di dirlo, sono le stesse da almeno tre dei cinque album di questa formazione e che tuttavia non portano mai a dischi particolarmente scadenti o deprecabili, tanto che tutta questa ostinazione, in fondo, conduce sempre alla fiducia.

E' quindi con assoluta tranquillità che si apre questo scrigno (magnificamente mixato, ancora una volta, da Andy Sneap) di canzoni, constatando con piacere la presenza di introduzioni anomale e capricciose come lo splendido manifesto metalcore di “In The Midnights” (che necessita di numerosi ascolti per poter essere, con molta soddisfazione, capita), piuttosto che singoli fatti e finiti come la galvanizzante melodia di “Caving In Spirals” e “Reviver”, canzoni in cui è chiaramente avvertibile lo spettro dell’emo originario (quello di diretta derivazione dal punk, non la versione glamour moderna) che da sempre anima la parte “pulita” delle composizioni di questa formazione. Alla fine della fiera, l’unico difetto che è realmente imputabile all’opera è che questo non è il capolavoro che avrebbe potuto essere (a voler essere pignoli, nella discografia dei 36 Crazyfists il capolavoro assoluto manca del tutto).

Ad ogni modo, quisquilie: "Collisions And Castaways" è, in definitiva, un album estremamente godibile e conferma la posizione di tutto rispetto che spetta oramai di diritto ai 36 Crazyfists all’interno del sempre più affollato banchetto della corte del metalcore: la loro sedia può dignitosamente essere messa accanto a quella dei “cugini” Killswitch Engage ed Atreyu, senza dover più dimostrare nulla dopo sedici anni di sudata e brillante carriera.



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