Origin
Echoes of Decimation

2005, Relapse Records
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 29/03/09

Gli Origin sono ritornati prepotentemente sulla bocca di tutti gli appassionati attraverso il recente exploit degli Unmerciful, nuova realtà brutal che, come risaputo, vede la partecipazione dei due chitarristi Jeremy Turner, Clinton Appelhanz e del tentacolare batterista James King. Se Turner aveva abbandonato gli Origin dopo Informis Infinitas Inhumanitas (e seguire temporaneamente i Cannibal Corpse), gli ultimi due hanno proseguito di qualche anno la loro permanenza contribuendo alla realizzazione del terzo lavoro della band, Echoes of Decimation.

Le caratteristiche degli Origin rimangono fortunatamente inalterate anche in questo album, riuscendo a estremizzare ulteriormente i contenuti del precedente lavoro. Una freddezza d'esecuzione e di suoni ancor più esasperata, un approccio ancora più cibernetico dei brani, e una tecnica ancora più disumana, fanno capolino in un disco tanto violento e frenetico da risultare ostico non solo all'ascolto ma anche a una semplice descrizione dei contenuti senza cadere nella pura banalità. Brani che non concedono alcun respiro, volti unicamente a frullare il maggior numero di riff nella maniera più precisa, veloce e brutale possibile, senza trascurare neppure un secondo della propria musica, incredibilmente studiata e matematicamente distribuita in tutti i suoi ventisette minuti scarsi.

A fronte di una durata così esigua ci troviamo un album estremamente compresso, che offre all'ascoltatore una sensazione di annichilente smarrimento nel chiedersi se siano davvero concepibili i frenetici sweep picking e le incredibili variazioni chitarristiche della coppia Paul Ryan/Clinton Appelhanz, o i patterns mostruosi di James King; quello che a caldo potrebbe sembrare una "semplice" esibizione tecnica, diventa a mente fredda la prova superba di come si possano comprimere in modo così serrato così tante soluzioni compositive. Echoes of Decimation infatti è la naturale evoluzione di Informis Infinitas Inhumanitas, riprendendone gli schemi, ma stemperandoli in modo più organico, riuscendo a controllare la brutalità pazzesca di quest'ultimo disco, e far emergere nei limiti del possibile un songwriting più centrato sulla stesura dei brani. Può far sorridere parlare di queste cose affrontando gli Origin, ma sarebbe un errore di presunzione non andare a scoprire le ottime costruzioni che i nostri hanno creato per poi sezionarle e conferirle il tipico trademark della band del Kansas. Canzoni come Reciprocal, The Burner, Staring From The Abyss, Echoes Of Decimation sono sprazzi di classe e capacità più unici che rari, un felicissimo e contraddittorio connubio di follia e razionalità, dove anche nei pochi secondi in cui gli Origin procedono secondo una linea retta, la sensazione che stia per accadere l'imprevedibile è sempre dietro l'angolo, come in Endless Cure, in Amoeba e in Debased Humanity.

Un album interamente sparato alla velocità della luce, a cui si fa davvero fatica a portare qualche critica. Certo, Echoes of Decimation ha in sè tutti i difetti congeniti del genere che i detrattori sicuramente chiameranno in causa, ma per chi è in grado di apprezzare la chirurgica ferocia degli Origin, questo è uno di quei dischi da ascoltare, studiare, e tramandare nel tempo, aspettando con ansia la nuova mazzata inflitta dai nostri. L'estremizzazione fatta musica.



01. Reciprocal

02. Endless Cure

03. The Burner

04. Designed To Expire

05. Cloning The Stillborn

06. Staring From The Abyss

07. Amoeba

08. Debased Humanity

09. Echoes Of Decimation

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