Nucleus Torn
Andromeda Awaiting

2010, Prophecy Productions
Folk

Recensione di Marco Belafatti - Pubblicata in data: 26/02/11

Sei composizioni prive di titolo. Sei paesaggi sonori da scoprire ed assaporare ascolto dopo ascolto, come una landa remota ed impenetrabile dagli scorci mozzafiato, come un vino pregiato che, ad ogni assaggio, ci sorprende con un nuovo aroma...

I Nucleus Torn, la polimorfa creatura fondata nel 1997 dal compositore polistrumentista Fredy Schnyder, rifuggono le facili catalogazioni e non temono il confronto con le più sofisticate élite della musica oscura d'avanguardia. Del resto il seven-piece elvetico ha già avuto modo di mettere in mostra le proprie capacità compositive con due album raffinati quali “Nihil” (2006) e “Knell” (2008), entrambi patrocinati dalla validissima Prophecy Productions (un nome che è diventato sinonimo di qualità assoluta presso gli intenditori di un certo tipo di musica), entrambi portavoce di un sound in grado di spaziare tra il folk mitteleuropeo di reminiscenza medievale e rinascimentale, la musica classica più comunemente intesa, il metal più cupo e cerebrale, con una componente Sturm und Drang sempre in vista e una dolce atmosfera progressive ad ammantare il tutto. Non un calderone riempito con le più disparate influenze, ma un intrigante esperimento che va ben oltre il concetto di album, ben oltre la classica forma-canzone della musica rock (non è da tutti comporre brani di oltre quindici minuti e riempirli di vibrazioni, pause e silenzi così carichi di pathos, non trovate?).

L'appuntamento si ripete ogni due anni e con questo nuovo album i Nostri chiudono in bellezza la trilogia inaugurata nel 2006 con il sorprendente “Nihil”. Laddove i due precedenti parti discografici andavano talvolta a lambire territori particolarmente cari alla musica estrema, “Andromeda Awaiting” si distacca completamente da qualsivoglia reminiscenza metal, presentandosi all'ascoltatore come una bellissima opera avant-folk dalle preziose intelaiature progressive e jazz. Non temano gli estimatori di vecchia data: le colonne portanti della band non sono affatto venute meno. Anzi, le atmosfere distese ed avvolgenti, le voci evocative ed elegiache di Maria D'Alessandro (mai così eterea in passato) e Patrick Schaad (affine alla tradizione neofolk), così come l'imprevedibilità di fondo (che, sulla carta, si traduce in cambi di tempo inaspettati e incursioni nella più colta musica classica, con assoli ed armonizzazioni di violoncello, violino, flauto e pianoforte) rappresentano tutt'oggi il trademark dei Nucleus Torn. Se possibile, l'abbandono della componente più dura dei dischi precedenti coincide con l'inizio di una fase leggermente più luminosa per la musica del gruppo; non è un caso se i colori dell'artwork non sono più neri ma grigi, se il motto che accompagna l'uscita dell'album recita queste parole: “To reach the stars, you need to travel light” (“Per raggiungere le stelle, bisogna esplorare la luce”). Dal canto nostro, non sapremmo veramente stabilire quale dimensione s'addica maggiormente a Schnyder e compagni, poiché questi artisti sanno come giocare al meglio le proprie carte in entrambi i contesti.

Alla fine il giudizio dell'ascoltatore non potrà non essere condizionato dal gusto personale e dalle aspettative del caso, ma il valore di una band come i Nucleus Torn, raffinata, originale ed unica nel suo genere, non può essere messo in discussione. Pochi se ne innamoreranno veramente, ma tutti gli amanti della buona musica sono caldamente invitati a provare sulla propria pelle questa fantastica esperienza chiamata “Andromeda Awaiting”.





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