Turisas
Stand Up And Fight

2011, Century Media
Viking

Recensione di Davide Panzeri - Pubblicata in data: 08/03/11

Onestamente non so nemmeno da dove partire per scrivere la recensione del nuovo album dei Turisas, “Stand Up And Fight”. Ero sicuro che avrei avuto un mucchio di cosine interessanti da dire, racconti affascinanti, sfiziose e contorte descrizioni farcite di plurimi elogi, fino a che, beh, fino a che non ho ascoltato il disco (e ripetuto la stessa azione per nove volte consecutive).

Ma andiamo con ordine, i Turisas sono un'emergentissima (oddio, ormai sono sette anni che sono in giro) viking metal band finlandese assurta agli onori della cronaca grazie alla pubblicazione del pregevolissimo “Battle Metal” nel 2004 e del meraviglioso “The Varangian Way” tre anni più tardi. E' proprio grazie a quest’ultimo disco che i nostri guerrieri preferiti di rosso-e-nero truccati ottengono il successo mondiale che li porterà a suonare praticamente in ogni angolo del pianeta e nei maggiori festival del settore. Capirete da soli, quindi, che il terzo album (considerato da moltissimi la vera prova del nove) viene atteso in maniera folle da una moltitudine di persone, che si aspettano qualità, barbarietà, epicità, potenza e mitologia elevate all'ennesima potenza. Bene, tutte queste caratteristiche erano attese anche dal sottoscritto in maniera spasmodica e frenetica, non potete capire quanto (insomma, i Turisas sono una delle mia band preferite in assoluto al momento). Purtroppo quello che ho ricavato dalla decina di ascolti avvenuti in religioso silenzio riverenziale (manco fossi davanti a Odino in persona) non mi è particolarmente piaciuto, “Stand Up And Fight” ne esce con le ossa un po’ rotte ed io con una mezza delusione stampata sullo stesso volto che mi ero prontamente pittato di rosso e nero.

Il primo cambiamento si ravvisa immediatamente nella copertina del disco: sempre presenti i guerrieri vichinghi che imbracciano spade, scudi ed asce, ma questa volta il tutto sembra essere uscito direttamente da uno di quei poster di propaganda russi che inneggiavano all'arruolamento e a combattere per la patria (sarà che siamo sulle sponde del Bosforo?). Insomma, curiosa e simpatica copertina. Avvio lemme lemme la riproduzione delle tracce, l’impatto è buono dai, “The March Of The Varangian Guard” mi accoglie col suo tono magno, pomposo e con evidenti richiami a “To Holmgard And Beyond” (d’altra parte si sta proprio parlando dei Variaghi, normanni che migrarono dalle rassicuranti terre scandinave verso l’ignoto oriente). Qualcosa però non mi torna da subito, “avrei iniziato con qualcosa di più spinto e aggressivo” penso io. “Vabbè, poco male, si rifaranno subito”. E immancabilmente “Take The Day” mi smentisce: “un altro mid-tempo?”. E che diamine sta succedendo? Insomma, questi brani sono anche piacevoli, non lo nego, ma essenzialmente non mi acchiappano più di tanto. “Hunting Pirates” invece sì, ma più che altro per la stranezza delle tematiche trattate e dell’ottimo ritornello. Dunque, non voglio tediarvi con un inutile track-by-track, voglio solo rendervi partecipi del mio stato di stordimento e basimento dovuto all’inizio un po’ stentato dell’album. Ora, di brani belli ce ne sono, e ci mancherebbe che non fosse così! Dalla manowariana “Stand Up And Fight” all’epica e maschissima “End of An Empire” (penso il brano più orchestrale, pomposo, sfavillante e motivante della loro carriera - spero solo che il titolo non possieda secondi significati) passando per la bella ma inferiore alle altre strumentali del passato “Venetoi! – Prasinoi!”.

Probabilmente è un tantino avventato quello che sto per dire ma sembra che i Turisas siano diventati fan estremisti dei Rhapsody of Fire a “causa” delle numerosissime orchestrazioni pesanti ed onnipresenti che lasciano però meno spazio alle graffianti chitarre ed alle ritmiche più sostenute di Jussi. Oltre a ciò, le clean vocals vengono maggiormente sfruttate da Mathias “Warlord” Nygard a discapito dello screaming barbaro a cui ci ha sempre abituato (e devo dire che non mi è propriamente piaciuto in quei casi), i violini di Olli e la fisarmonica di Netta mi sono parsi leggermente in penombra (a parte la strumentale) rispetto ai vecchi brani, mentre la batteria di Tuomas non si discosta molto dal lavoro accademico che è costretta a svolgere.

Insomma, oserei dire che i Turisas si sono quasi imborghesiti, preferendo di gran lunga la parte estetica ed il pavoneggiamento (hanno anche cambiato le armature storiche usate nei concerti) che il contenuto vero e proprio, anima e cuore pulsante della band. Non pensate che questo sia un album brutto o scadente, ma non fatevi nemmeno abbagliare ed accecare dal fatto che questa è l'ultima pubblicazione della band: “Stand Up And Fight”, a conti fatti, non ne esce proprio benissimo. Le battaglie non possono essere sempre vinte, le armi e armature dovranno essere riparate, le ferite rimarginate, le idee rinfrescate grazie a litri di idromele che scorreranno a fiumi su tavoli di quercia massiccia dove si decideranno e si pianificheranno le prossime strategie da adottare.





01. The March Of The Varangian Guard
02. Take The Day!
03. Hunting Pirates
04. Venetoi! – Prasinoi!
05. Stand Up And Fight
06. The Great Escape
07. Fear The Fear
08. End Of An Empire
09. The Bosphorus Freezes Over

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