"Glorious Collision" è dunque l'ottavo full-length di questo ensemble proveniente da Goteborg. Questo lavoro non è stato di certo frutto di una band serena e stabile da tempo: anzi, il fondatore, nonché cantante e chitarrista Tom Englund, lo scorso anno si è ritrovato senza chitarrista, batterista e bassista. Un duro colpo di certo, ma che non ha fermato la voglia di fare del mastermind, che instancabile ha trovato nuovi membri e si è rimesso all'opera. A questo punto sorge una domanda spontanea: quanto avranno inciso i nuovi membri sul nuovo album? Questo quesito è fondamentale, poiché avendo una buona conoscenza delle sonorità e dello stile della band in questione, quest'album non è affatto impressionante da un punto di vista delle novità proposte; intendiamoci, senza troppi giri di parole, questo "Glorious Collisions" pare più un riepilogo di quanto fatto sin'ora.
La band si è sempre destreggiata tra un progressive metal - come nella canonica "Restoring The Loss", con qualche alquanto decisa intrusione nell'heavy metal; mentre la grintosa "You" ricorda incredibilmente, nell'introduzione e per la grinta, un pezzo dei Savatage o dei Jon Oliva's Pain. "Wrong" è in grado di esaltare le linee vocali del buon frontman, che gli ascoltatori comunque conoscono bene. La sottoscritta ha trovato brutale e sorprendente, oserei dire quasi thrash, il muro di suono che travolge l'ascoltatore in "Frozen". Costituisce una bella scossa energizzante per un avvio decisamente grintoso, ma che sa purtroppo di già sentito. Onestamente, non aiuta neanche la lunghezza dell'album: tredici brani per poco più di un'ora di musica di questo genere, con l'aggravante che queste canzoni non sono affatto innovative, è un po' esagerato e necessita più di qualche ascolto per assimilarlo ed apprezzarlo. Non mancano i meri riempitivi come "Free", tanto per citare un esempio. Qualcuno si chiederà se esiste un brano in quest'album che si distingua in modo particolare: esso è "The Phantom Letters". Cupo, bombastico,emozionante.
Per chi conosce bene gli Evergrey, la delusione ci potrebbe essere, soprattutto da un punto di vista compositivo; sicuramente la qualità della produzione non lo rende un brutto disco - anche se le tastiere è parso che sovrastassero un po' troppo gli altri strumenti, però si poteva dare più vitalità a questo nuovo corso del gruppo.