Evergrey
Solitude, Dominance, Tragedy [Re-Issue 2017]

2017, AFM Records
Prog/Heavy Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 22/11/17

Gli Evergrey hanno da poco tagliato il traguardo dei 20 anni di carriera, pubblicando tra le altre cose l’ottimo “The Storm Within” uscito lo scorso anno. È il momento giusto per guardare al passato, a quanto fatto finora e, soprattutto, per andare a rispolverare gli album più vecchi, quelli che magari sono fuori catalogo da diversi anni. La band di Tom Englund, unico membro originale rimasto in formazione, ha pensato bene di rispolverare due classici risalenti al biennio 1998-1999, ovvero “The Dark Discovery” e questo “Solitude, Dominance, Tragedy”.

Per l’occasione l’album è stato completamente rimasterizzato da Jacob Hansen, produttore danese famoso per aver lavorato con band quali Autumn Leaves, Destruction, Doro, Epica, Kamelot, Pretty Maids, Primal Fear e Volbeat, solo per citare le più riconoscibili. Sicuramente un curriculum di tutto rispetto. L’opera di Hansen è decisamente poco invasiva, evitando qualsiasi stravolgimento e puntando su una maggiore limpidezza dei suoni. È inutile cercare di migliorare qualcosa che già alla sua uscita nel 1999 risultava perfettamente bilanciato, grazia all’ottimo lavoro svolto allora da Andy La Rocque. A distanza di 18 anni le 9 tracce dell’album suonano ancora magnificamente, grazie alla carica di oscurità che le caratterizza. Il suono degli Evergrey, difficile da catalogare, oscilla tra prog, power, gothic, rock, dando vita ad un ottimo mix che, soprattutto in questo album, si avvale di brani dalla struttura molto varia. La voce di Englund è perfetta per incarnare il mondo spento e funesto del combo svedese, grazie al suo mantenersi su toni medi, caldi, avvolgenti, appassionati. La velocità dei brani è quasi sempre contenuta, puntando più sulle atmosfere e sulle melodie intricate, ma i cinque musicisti di Gothenburg riescono anche a lasciarsi andare in ritmi più sostenuti, come per l’iniziale “Solitude Within”, “Nosferatu” o “Damnation”. La qualità generale è di buon livello. Non troviamo mai cadute di ispirazione o brani che girano a vuoto. Nonostante si voglia mantenere una certa compostezza, un manto di cupezza che ricopre le canzoni, Englund e soci si destreggiano abilmente tra una composizione e l’altra, tenendo sempre viva l’attenzione ed inserendo anche strumenti che potremmo definire estranei come l’arpa o il violino (magnifici nella ballad "Words Mean Nothing"), più canonici in altri tipi di metal. Voglia di varietà, di osare, che si concretizza anche nell’uso di un coro che in alcuni momenti diventa l’elemento trainante del brano (vedi la già citata “Nosferatu”). A chiudere il lotto è stata aggiunta una decima traccia, “To Hope Is To Fear”, proveniente dal primo album della band e presente qui in una versione demo che stona alquanto con lo stile e la limpidezza delle altre 9 canzoni. Un’aggiunta che porta ben poco alla riedizione del disco e che può risultare accattivante solo per i fan accaniti del combo svedese.

“Solitude, Dominance, Tragedy” è l’ultimo disco registrato dagli Evergrey con la formazione originale. Da lì in avanti la band avrebbe seguito la visione musicale del solo Tom Englund, dando comunque vita ad album di qualità sempre alta. Questa riedizione è un ottimo modo per fare un tuffo nel passato e vedere la band ancora impegnata a plasmare il proprio stile.



01. Solitude Within
02. Nosferatu
03. The Shocking Truth
04. A Scattered Me
05. She Speaks To The Dead
06. When Darkness Falls
07. Words Mean Nothing
08. Damnation
09. The Corey Curse
10. To Hope Is To Fear (Demo Version)

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool