Amplifier
The Octopus

2011, Ampcorp
Prog Rock

"The Octopus": la miglior risposta in musica alla prima domanda esistenziale dell'uomo
Recensione di Alessandra Leoni - Pubblicata in data: 11/05/11

La musica non è altro che un modo per esprimere ciò che si pensa, partendo dalle proprie credenze od idee. E' un'arma potente tanto quanto la letteratura, la poesia, la pittura. Anche la musica ha molto di più delle note, delle battute, delle figure ritmiche; essa si fa carico di simboli, messaggi, è in grado di rimandare a molto altro: è in grado di emozionare e di far riflettere. C'è chi la prende come un divertissement (e sia chiaro che non è un atteggiamento sbagliato), mentre c'è chi la prende come uno strumento serio, da usare con saggezza, ma che sia in grado di commuovere.


In questi ultimi mesi, lo ammetto, non ho trovato tanti musicisti in ambito rock e metal che siano riusciti a farmi andare oltre l'ascolto attento di rito, a farmi dire "voglio saperne di più, voglio ascoltare di più". Ma da questo calderone grigio ed uniforme, c'è stato un gruppo che mi ha fatto fare il cosiddetto salto dalla sedia. Ed eccoci qua di fronte ad uno dei migliori dischi rock - ed i Nostri nel dettaglio suonano uno space rock denso di prog e di psichedelia - degli ultimi anni. Non sarà facile cercare di raccontare un disco come "The Octopus" del trio britannico Amplifier, in quanto non siamo di fronte ad un mero disco: siamo di fronte ad un universo misterioso che si dispiega, nota dopo nota. La prima cosa che la sottoscritta si sente di dire agli ascoltatori è di prepararsi, per un viaggio lungo due ore circa. C'è chi si perderà per strada, c'è chi si lascerà andare in questo itinerario stellare.


Si, perché "The Octopus" ha una storia dietro, un concept, a dir poco ambizioso: è disponibile un ebook a questa pagina che riesce a chiarificare degli aspetti del disco. Anzi, diventerà sempre più caotico man mano che si avanza nella lettura, ma se si è in grado di seguirlo passo passo, non avrete difficoltà ad arrivare alla fine. Altrimenti, avete sempre a disposizione la nostra intervista a Sel Balamir, che riassume in modo sintetico l'idea che ha spinto la band a scrivere un album simile. In poche parole, si parla della nostra esistenza, di come venga regolata da degli avvenimenti più grandi di noi. Vi è una grande entropia nell'universo, un universo concepito come infinito, e questo continuo riorganizzarsi dell'entropia, porta a degli avvenimenti. Questi avvenimenti si organizzano in gerarchie, che continuano a generare catene d'eventi, fino ad arrivare a noi, che a nostra volta diamo vita a catene di azioni ed eventi, e diamo vita alla storia, ma anche alla nostra crescita personale. In tutto questo caos, apparentemente esiste un ordine, dove qualsiasi oggetto o gesto umano è un'interfaccia, che rimanda ad altro, che sia tangibile od intangibile. Viviamo in un perenne flusso di eventi, così come noi abbiamo flussi di coscienza, che ci spingono a creare idee, tramite la musica, la cultura, la logica, e così via.


Questa spiegazione è utilissima per capire la musica degli Amplifier: è decisamente impossibile cercare di fare una banale track by track di "The Octopus", perché è come cercare di spiegare l'esistenza di noi tutti, dell'universo, in poche parole chiare e definite e probabilmente limitate. Bisogna lasciarsi andare in questo fiume di note, di visioni tra psichedelia e progressive, che porta a composizioni lunghe ed eteree, come la favolosa e siderale "Interstellar". In questo flusso di coscienza, possiamo incontrare i Rush, i Black Sabbath, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, ma pure qualcosa dei Tool, come stelle fisse di riferimento. Inoltre, occorre il momento giusto per saper assaporare questo caos ben ordinato di note, di riff, apparentemente improvvisati, ma quantomai studiati e precisi. In pieno giorno sembra veramente impossibile poter godere dello splendore di brani come "The Sick Rose", arricchito da sonorità orientaleggianti, costituendo il vero e proprio apice del trio. Date una possibilità a brani marcatamente più rock come "Golden Ratio" o "The Emperor". Non manca la varietà e si sconfina pure nella dolcezza acustica di una cullante "White Horses At Sea". Qua e là, arriva un piano ad arricchire le melodie dei Nostri, in altri momenti ci pensano le chitarre acustiche. A coronare il tutto, arriva la titletrack "The Octopus" nella sua lentezza disturbante e la prolissa e varia "Trading Dark Matter On The Stock Exchange", che presenta piacevoli variazioni e cambi di tempo ben congegnati.


Il buon cantante e chitarrista Sel aveva espresso il desiderio di poter suonare l'album in un planetario, con tutte le proiezioni di stelle, costellazioni, galassie remote e nebulose. Alla sottoscritta era sembrata un'idea perfetta e calzante per quest'album: infatti, è come se questo doppio album irradiasse lo stesso fascino, la stessa energia che regge lo spettacolo dell'universo e degli astri. E' veramente impossibile rimanere con i piedi per terra di fronte a questa musica complessa, impegnativa, però in grado di darci molto nutrimento al termine dell'ascolto. Non è un album per tutti, è solo per chi è spinto dalla curiosità di scoprire, di capire e di conoscere musica stimolante, in grado di far scattare qualche molla nel nostro animo. Una volta entrati nell'ottica giusta, sentirete come dei tentacoli accalappiarvi e portarvi lontano di qui, dalla vostra quotidianità, verso un viaggio molto più grande di voi. Infine, "The Octopus" vi riporterà alla vita di tutti i giorni, con qualcosa in più. Questo valore aggiunto però non è compito mio descriverlo, in quanto è tremendamente soggettivo, specie e soprattutto nella musica. Certo è che ci troviamo di fronte ad una gemma di space rock davvero imperdibile, coraggiosa e ricca, che si propone di portare avanti un genere che lentamente sta estinguendo la propria fiamma creativa.

 





CD 1


01. The Runner
02. Minion's Song
03. Interglacial Spell
04. The Wave
05. The Octopus
06. Planet of Insects
07. White Horses At Sea // Utopian Daydream
08. Trading Dark Matter On The Stock Exchange


CD 2


01. The Sick Rose
02. Interstellar
03. The Emperor
04. Golden Ratio
05. Fall Of The Empire
06. Bloodtest
07. Oscar Night // Embryo
08. Forever and More

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool