Crazy Lixx
Loud Minority

2007, Sweden Metal
Hard Rock

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 09/04/09

Questi pazzi, pazzi svedesi.

Avevamo da poco tessuto le lodi di Passion For Power degli Hell N’ Diesel, nuovi paladini del rock n’ roll scandinavo, e sulla mia scrivania compare come per magia il disco d’esordio di una formazione dalle medesime origini, prospettive, qualità e ambizioni: i Crazy Lixx.
Forti di una collaborazione col produttore Chris Laney, che ad essere onesti poteva fare molto ma molto di più, i Crazy Lixx escono dalla dimensione underground confermando le ottime impressioni suscitate dal singolo Heroes Are Forever, brano quasi oscurato dalla validità degli altri dieci capitoli che formano il debuttante "Loud Minority".

Piace la musica e piace l’auto-ironia del gruppo di Malmö che sul sito ufficiale pubblicizza numeri più o meno inconsueti:

- L’affluenza più bassa di un concerto dei Crazy Lixx è di due persone,
- Luke è l’unico membro che non ha un tatuaggio (non ancora…)
- I membri correnti dei Crazy Lixx non hanno discendenze svedesi. E via discorrendo…

L’originalità, è evidente dopo l’ascolto del disco, non è il punto forte. A dominare sono invece le atmosfere “ottantiane”, lo stile da strada, i ritornelli e gli assoli graffianti, la capacità di coinvolgere sempre e comunque e, l’entusiasmo sbandierato dal quartetto scandinavo. Il tutto a beneficio di uno scenario che richiama i soliti noti, i rinomati Guns N’ Roses ma anche Skid Row, Trixter, Def Leppard e, tanto per restare in patria, i primi Crashdiet: non manca l’ispirazione e quel pizzico di coraggio che aiuta la band ad osare affinché riesca a superare l’ostacolo “inesperienza”.

E’ sin troppo facile invaghirsi del giro di chitarra di Hell Or High Water,  del refrain di Want It, della bonjoviana Love On The Run o dell’escursione acustica (suono letteralmente “strappato” alla compagine di Axl Rose) di Dr. Hollywood, brani nei quali la melodia acquista un ruolo di primaria importanza.
Il gruppo si intestardisce, e a ben ragione, sulla costruzione del ritornello ad effetto, preceduto e anticipato dai trascinanti assoli di chitarra elettrica operati da Vic Zino, senza dimenticare l’apporto al basso (anche qui, assoli compresi) di Luke Rivano. Bene anche Dirtchild (D.C.) Danny al microfono sia nei momenti più aggressivi che in quelli più dolci, come nel caso del brano di chiusura, The Gamble, un lento suggestivo e ispirato.

Mi riesce difficile pensare che, in merito al rapporto qualità/uscite, una qualsiasi nazione europea possa permettersi di mantenere una media elevata come quella svedese. I Crazy Lixx si aggiungono alla caterva di nomi che hanno pubblicato, recentemente, un disco buono/ottimo e il mio consiglio (spassionato) è quello di investire il vostro denaro anche su Loud Minority: non ve ne pentirete.

These crazy, Crazy Lixx.



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