Immortal
All Shall Fall

2009, Nuclear Blast
Black Metal

Un ritorno in chiaroscuro per Abbath e compagni
Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 29/09/09

Un uomo saggio disse una volta: “Quando arrivi all'ultima pagina, chiudi il libro”.
Non trovo parole migliori per esprimere quello che “All Shall Fall” rappresenta nella discografia degli Immortal, il grande e attesissimo ritorno di Abbath e compagni dopo ben sette anni di attesa dall'ultimo album.

Inutile continuare una storia ormai conclusa, inutile rinvigorire il ricordo dei bei tempi andati, specialmente se si ha avuto la bravura di scrivere alcune delle pagine più belle del metal degli ultimi venti anni, lasciando per giunta la scena con un signor disco come “Sons Of Northern Darkness”. Non so, queste grandi reunion difficilmente riescono a reggere il passato e per forza di cose spingono a fare paragoni e considerazioni probabilmente più ciniche del dovuto e molto spesso portano anche a scontrarsi col peso delle aspettative. In questo caso altissime ovviamente, gli Immortal sono un'istituzione del black metal, maestri indiscussi di un certo modo di fare musica mai avvicinato da nessuno.

Il punto è se c'era veramente bisogno di un disco come “All Shall Fall”. A parer mio la risposta è no. Non me ne vogliano i lettori più accalorati, ma al netto di tutte le componenti emotive legate alla formazione norvegese, dobbiamo constatare che la nuova fatica è sì un buon disco, ma che non aggiunge niente alla produzione dei nostri. Non si chiedeva un ritorno a “Pure Holocaust” o “Battles In The North”, quella band è ormai “morta” da tempo, né un disco maestoso e complesso come “At The Heart Of Winter”, ma qualcosa che suonasse Immortal al 100%. Beh, su questo possiamo stare tranquilli, il riffing di Abbath è sempre inconfondibile, come il suo stile vocale, le atmosfere sono sempre gelide ed epiche, la produzione è sempre tagliente e cosa ancora più importante, la personalità trabocca da ogni dove in questi quaranta minuti di musica.

La grossa pecca dell'album è che pare essere un miscuglio (decisamente studiato e rifinito), degli ultimi Immortal, quindi con grosse influenze thrash ed heavy, unite al sound del progetto solista di Abbath, quell'I giustamente osannato per il debutto “Between Two Worlds”, dall'andamento epico/marziale di bathoriana memoria. Un ibrido che si lascia apprezzare dopo diversi ascolti ma che non lascia il segno, o meglio, non come era lecito aspettarsi da una band come gli Immortal. Tutto questo unito al fatto che di novità in senso stretto non riusciamo a trovarle, con una serie di autocitazioni ampiamente preventivate (vedi l'arpeggio di “Norden On Fire” che ricorda quello immortale di “Blashyrkh”). Ad esempio l'opener “All Shall Fall” pare estratta da “Sons Of Northern Darkness”, con un break centrale da brividi, ma con una struttura senza troppo nerbo, lo stesso dicasi per la successiva “The Rise of Darkness”, dal piglio decisamente più thrasy e con un assolo preso pari pari dal progetto I. E via via potremmo fare la stessa disamina per tutti gli altri brani, continuamente in bilico in un preciso arco temporale della band, quello 1999/2002, con l'aggiunta del già citato “Between Two Worlds”. Per fortuna il livello è sempre alto rispetto allo standard odierno, lasciandoci piacevolmente sorpresi con la hit dell'album, la conclusiva “Unearthly Kingdom”, otto minuti di classe purissima, con un inno epico e maestoso da grande scuola.

Un ritorno in chiaroscuro per Abbath dunque, al solito accompagnato dal fratello di sempre Demonaz (a lui il compito di sviluppare i testi), dal fido batterista Horgh e dal nuovo bassista Apollyon. Un disco che probabilmente farà la gioia di tanti fan, che non fa gridare al miracolo, ma che mantiene comunque una qualità di fondo che la stragrande maggioranza della scena si sogna. Resta il fatto che un come-back tanto osannato poteva essere espresso meglio, rischiando (sicuramente) di far prendere polvere al nuovo “All Shall Fall” una volta assimilato per bene, in favore dei gioielli incastonati nella discografia degli Immortal. Dei gioielli che non avranno mai bisogno di essere spolverati.



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