Immortal (Demonaz)
L'imminente uscita del nuovo album "Northern Chaos Gods", prevista per il 6 luglio, rappresenta la risposta più adeguata a chi pensava che l'abbandono definitivo di Abbath avesse messo la parola fine all'esperienza targata Immortal. Demonaz invece riprende in mano le redini del gruppo e ci trasporta nell'immaginario e affascinante mondo di Blashyrkh, nel quale regna un perenne e oscuro inverno: nelle sue parole si racchiude lo spirito più autentico del black metal norvegese...
Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 30/06/18
Ciao Demonaz e benvenuto su SpazioRock. Dalla pubblicazione di "All Shall Fall" nel 2009 ben più di qualcosa è cambiato negli Immortal. Perché è stato necessario così tanto tempo per pubblicare un nuovo lavoro? 

 
In realtà non è occorso molto tempo: lo abbiamo iniziato nel maggio del 2015. Il motivo per cui siamo partiti così tardi per realizzare l'album risiede nel fatto che dopo "All Shall Fall" cominciai a collaborare con Abbath per il suo disco solista. Tuttavia tra me e lui ci furono questioni conflittuali, ci separammo e da allora siamo andati in direzioni diverse: tutte le canzoni confluirono in "Abbath" e abbiamo dovuto ricominciare da capo per "Northern Chaos Gods". Quindi, dopo che i problemi cessarono, ci è voluto un anno, credo da ottobre 2015 a settembre 2016, per finire completamente i brani. Dopo la pre-produzione, siamo entrati in studio nel gennaio del 2017, ho registrato le chitarre e la voce a Bergen nel marzo dello stesso anno e il mix è terminato dopo l'estate. Abbiamo dovuto attendere per lo studio in quanto era occupato da altre band; inoltre il lavoro doveva essere pubblicato all'inizio del 2018, ma è stato posticipato dalla Nuclear Blast a causa di diverse release in cantiere. Quindi, sì, l'attesa è stata molta, sicuramente maggiore rispetto al tempo necessario per il processo di songwriting.

 
"Northern Chaos Gods" è il primo disco della band senza Abbath. Avete affrontato il nuovo materiale in modo diverso dal solito? 


Abbiamo proceduto allo stesso modo. Quando lavoravo con Abbath portavamo i riff nella sala prove e avevamo già alcune idee sulle canzoni in anticipo: poi ne limavamo la struttura. Sai, questa volta la vera differenza è stata che ho realizzato io tutti i riff. La musica degli Immortal del resto è sempre stata basata sulla chitarra. 

 
Sembra che gli Abyss Studio di Peter Tägtgren siano diventati la vostra seconda casa. Qual è stato il suo contributo? E hai mai pensato di registrare l'album da qualche altra parte?


No, non proprio. Ero molto fiducioso nel lavorare con Peter, abbiamo avuto un ottimo dialogo con lui prima di entrare in studio, quindi abbiamo realizzato lì tutta le pre-produzione. Ho un piccolo studio con Horgh, quindi ogni canzone è stata registrata in anticipo, con le linee di basso e tutto il resto. Peter aveva ascoltato tutto, quindi conosceva già il materiale. Sapeva anche che desideravo fosse una produzione old school, con le chitarre un po' lo-fi. Volevamo un suono di batteria molto oscuro. Inoltre si è offerto di suonare il basso. Mi ha detto "Posso suonare il basso se vuoi"; lui d'altronde conosceva bene la musica. Non è solo un produttore, sai, è anche un brillante musicista, davvero bravo, quindi ho pensato fosse una buona idea. Poi Horgh e io abbiamo ricevuto le canzoni con il basso suonato da Peter. "Wow, va bene, vogliamo che tu lo faccia!" è stato il nostro commento: quindi, in sostanza, si è trattato di un gioco da ragazzi. 


Il platter inizia con l'intensità tipicamente old school della title track per concludersi con la cadenzata "Mighty Ravendark". A mio parere i due brani rappresentano i punti salienti dell'opus. Come sono nate tali tracce? E credi che il mood atmosferico abbia ancora maggiore spazio rispetto al passato nel sound degli Immortal di oggi? 

 

Penso che su questo album probabilmente troverai le atmosfere dei primi Immortal. Quando ho fondato la band e le ho dato il nome, ho chiesto ad Abbath se voleva unirsi a me perché avevo già una visione definitiva di tutto. Ho scritto quasi tutti i riff sin dall'inizio. Ora, con "Northern Chaos Gods" volevo appunto tornare un po' indietro, ad album come "Pure Holocaust" e "Battles In The North": è stato un processo naturale e necessario, perché avevamo perso qualcosa lungo il percorso. Sai, abbiamo avuto alcune difficoltà dal 2003 e quindi sentivo che questa volta finalmente potevamo concentrarci sulla musica invece che su problemi o conflitti. Ed è stato più facile per me riflettere, cercare di creare un disco furioso e provare a mettere tutta l'energia in esso: un'opera davvero infernale, un vero e proprio calcio in culo e vogliamo che i nostri fan si scatenino in un ininterrotto headbanging. 

 

Ascoltare "Called To Ice" o "Where Mountains Rise" significa essere trasportati davvero nel cuore dell'inverno. Quanto peso hanno i paesaggi norvegesi nell'elaborazione dei testi?

 

Hanno un'importanza fondamentale. Vivo tra le montagne e guardarle ogni giorno è come avere di fronte le mie composizioni, i miei testi.... questa era la chiave delle liriche degli Immortal sin dalle origini perché volevo qualcosa di unico, qualcosa di diverso. Non volevo parlare di politica o di aspetti che avessero a che fare con la civiltà industriale o umana. Desideravo soltanto creare un'unità profonda con l'inverno. La natura selvaggia è tutto ciò che mi ha ispirato, da quando ero molto giovane, davvero. Per me è fondamentale uscire, andare via dal frastuono e dai rumori: non posso scrivere album a una fermata dell'autobus in città, serve l'ispirazione, la meditazione mentale, il sogno e ciò si riflette nella musica. Quindi quando ascolti "Called To Ice" ti accorgi dall'atmosfera che si tratta di un pezzo su una stagione gelida che ci ucciderà tutti: sarà un fottuto party del cazzo! Poi stavi citando "Where Mountains Rise", no? È una canzone d'amore sulla luna ed è influenzata da uno dei primi brani che ho scritto, "Call Of The Wintermoon". In un verso c'è proprio un richiamo diretto a quel brano: "Return to the call of the wintermoon. Welcome to islands where mountains rise".

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Anche in questo lavoro Blashyrkh occupa un ruolo essenziale...

 

Blashyrkh significa buio e freddo. Quando abbiamo fondato gli Immortal, sono stato molto ispirato dalla natura selvaggia intorno a noi, le possenti montagne, il gelo, l'inverno, tutto. Sentivo che non c'era un nome per questo. Le quattro parole chiave erano paura, oscurità, gelo ed eternità, volevo assolutamente trovare una denominazione onnicomprensiva, quindi ho trovato la parola Blashyrkh. Desideravo creare un'identità per la band per mezzo dei testi, in modo che l'ascoltatore potesse relazionarsi ad essi, in un certo senso. Ricordo che una volta suonavamo dal vivo e c'erano alcuni fan che avevano guidato attraverso le montagne per venire a vedere il concerto ed erano stati sorpresi da una tempesta di neve sulla strada. Non erano preparati all'evento, non riuscivano a dare un nome alle emozioni che provavano e ci hanno detto: "Abbiamo pensato fosse Blashyrkh". Quindi cerco di implementare insieme le parole e la musica e di quello che viene fuori, della magia che trapela, non ho una spiegazione molto precisa e razionale. So soltanto che ha un senso: come esistono le renne, esiste il mondo evocato da Blashyrkh e i sentimenti a esso legati, quindi spero unicamente di riuscire a trasfondere tali sensazioni nel sound.

 

In "Northern Chaos Gods" si avverte un po' di nostalgia per i Bathory e di album di culto come "Blood On Ice" e "Hammerheart". Quanto l'influenza di Quorthon è stata per te decisiva?


Quando ero molto giovane e iniziai a suonare la chitarra, il primo riff che abbia mai udito è stato quello di "Satisfaction" dei Rolling Stones. Poi è stata la volta dei Black Sabbath e di Tony Iommi. Più tardi, mi sono interessato ai Venom, agli Slayer, ai Metallica, poi ho ascoltato i riff di Quorthon su "Under The Sign Of The Black Mark", il suo stile, ed è diventato per certi versi l'ispirazione definitiva per noi. I Bathory saranno sempre la più grande band in assoluto per me. Non posso farci niente, ma è come se avesse segnato un solco con quelle tracce anni fa, e anche con "Blood Fire Death" è stato subito amore. C'erano quelle chitarre acustiche, quelle canzoni epiche...Era impossibile per noi non esserne illuminati. I suoi album sono rimasti dentro di me, quindi sarà sempre presente a livello spirituale, come lo è il primo album degli Immortal. Quorthon resta il modello principale, e non sono imbarazzato a dirlo. 

 

Hai debuttato sette anni fa come Demonaz con "The March Of The Norse". Cosa rende i Demonaz diversi dagli Immortal, e quali sono i tuoi progetti solisti in futuro?


La grande differenza è che per "March Of The Norse" le canzoni erano già state scritte nel 2007 o qualcosa del genere, ma non ho trovato il tempo di rilasciarlo prima del 2011 perché eravamo impegnati con gli Immortal. Quindi volevo scrivere un disco che fosse come un figlio degli Immortal, ma non volevo creare qualcosa come gli Immortal. Ho realizzato l'album perché sono innamorato di "Hammerheart" e di "Blood On Ice". Desideravo scrivere un concept sull'unico guerriero rimasto in piedi sulla montagna con la spada contro il cielo. Così ho portato a bordo un batterista heavy metal, Armagedda: ha suonato su "Diabolica Fullmoon Mysticism". Volevo fosse un LP semplice e diretto, un mix tra heavy e black metal anche nelle linee vocali. Sono fiero di quel lavoro, mi piace! Per il futuro LP solista, beh, non ho alcuna data di uscita; ho pronti otto nuovi brani e il mio piano era di pubblicare qualcosa dopo "Northern Chaos Gods". Poi ci sono stati, come sai, dei contrattempi ed eventi vari; adesso devo concentrarmi soltanto sugli Immortal, quindi il prossimo dei Demonaz è ancora in standby.

 

Gli Immortal esordirono negli anni '90. A quel tempo la scena estrema norvegese era piuttosto eccitante sotto molti aspetti. Perché, secondo te, è stata la Norvegia a dare i natali al black metal?


Beh, difficile dirlo, forse l'ambiente ostile e la natura selvaggia sono stati fonti di ispirazione importanti. Sai, penso che Mayhem, Celtic Frost e Bathory siano stati i prime mover in ambito black metal, e noi eravamo la seconda ondata, in un certo senso. Era davvero come se fossimo un collettivo insieme ad altre band, perché la Norvegia non è un paese così grande, e la scena musicale qui era davvero molto povera; ma avevamo alcune fanzine e riviste come "Morbid" e "Freya". Anch'esse ebbero un grosso impatto. Penso sia stato davvero difficile venire dalla Norvegia e avere successo con la musica, perché nei negozi di dischi non c'era il metal. Dovevamo ordinare i nostri album all'estero, dalla Svezia o da qualsiasi altra parte del mondo: c'era grossa attività underground, con demo e trading su nastro, e penso che i Mayhem ne fossero la ragione. Hanno influenzato la nascita della scena black metal e sono stati decisivi, onestamente.

 

La maggior parte della persone crede che il black metal sia connesso al satanismo, ma spesso si tratta di uno stereotipo, e gli Immortal ne sono un esempio. Cosa consiglieresti a una band che muove i primi passi nel mondo della nera fiamma? 


Beh, è difficile dare consigli in merito. Per quanto mi riguarda, non sono mai stato affascinato da testi antireligiosi o blasfemi. Dipende da cosa si ascolta in determinati momenti. Certo, stavamo seguendo le band del periodo e ci siamo ispirati a loro, ma non ne abbiamo preso le tematiche. Avevamo qualcosa di nostro, e penso che quella sensazione cupa, oscura e fredda che caratterizza gli Immortal sia una specie di espressione che devi avere nelle tue viscere. Credo sia complicato iniziare per i giovani che vogliano suonare del black perché devono trovare la strada giusta da soli e non è sempre semplice. Il black metal per me non è qualcosa di sinfonico od orchestrale Per me è puro rock and roll e chitarre; il problema di molte band è che non hanno dei chitarristi adeguati e questo è un aspetto fondamentale. I gruppi che adoro hanno ottimi riff. Se non si hanno grandi chitarristi, è dura. 

 

È in programma un tour mondiale per supportare l'album? 

 

Dopo aver pubblicato il singolo "Northern Chaos Gods" ci sono state richieste tante interviste e ovviamente un tour a supporto dell'album. Naturalmente stiamo cercando di tornare nella sala prove per prepararci agli appuntamenti dal vivo, perché abbiamo bisogno di trovare altri membri e stabilizzare una nuova formazione per suonare live. In realtà al momento non lo stiamo facendo, ma dopo l'estate torneremo a lavorare su questo. Nell'anno in corso non ci saranno concerti, abbiamo molto lavoro da finire e vogliamo farlo nel modo giusto. Dacci soltanto un po 'di tempo, ok? Non vogliamo deludere nessuno.

 

Grazie mille per l'intervista: lasceresti un messaggio ai nostri lettori e ai tuoi fan? 


Mi auguro comprino l'album e lo ascoltino: proveranno le stesse emozioni e lo stesso orgoglio di quando hanno sentito gli Immortal per la prima volta. E ovviamente spero leggano la mia intervista su SpazioRock! Ciao (in italiano, ndr.).





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