Florence + The Machine
Lungs

2009, Island Records
Indie

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 14/11/09

Lungs” è un album che da lungo mi ossessionava: ogni volta che entravo in un negozio di dischi (sia virtuale che reale), la copertina quasi barocca di questo album mi perseguitava, era letteralmente in ogni dove io guardassi. Certo, merito di una promozione capillare e certosina ad opera del colosso Island, ma io sono un animo fondamentalmente poetico, per cui ci ho sempre voluto vedere qualcosa di karmico dietro questo fatto. Un giorno, un amico mi ha consigliato di vedere il magnifico video di “Drumming Song” (che vi propongo anche io nel riquadro a destra) e, avvolto dalla sensualità profana di Florence che in succinti vesti talari si agita nel tormento della sua passione, in un gospel in crescendo di straordinaria intensità emotiva, non ho potuto fare a meno di cedere alle lusinghe della proposta.

Cominciamo a spiegare i fondamentali: Florence sta per la cantante Florence Welch che, per questa occasione discografica, si è circondata di numerosi e svariati collaboratori che la supportano live e nella composizione costituendo, di fatto, la sua Machine. Il risultato dell’incontro di tutte queste svariate personalità musicali ha generato un album ricchissimo di stili, tutti riassumibili sotto l’etichetta di indie pop folk (l’etichetta che va per la maggiore quest’anno, direi -  pensate solo all’esplosione discografica, in sequenza, di Amy Mac Donald, Bat For Lashes ed ora questo cd). E basta l’iniziale “Dog Days Are Over” (nonché primo singolo) per rendersi conto che siamo accolti da un Hukulele, che presto si circonda di percussioni potenti e tribaleggianti, di arpe, di pianoforti e chitarre elettriche rock. Come se questo non bastasse, la successiva “Rabbit Heart (Raise It Up)” presenta un gusto vintage irresistibile, una commistione disco-funky ‘70s con elettronica compressiva alla Björk. Poi ci sarebbero le atmosfere sognanti e sospese di “Howl” (con tamburi shamanici davvero incisivi), piuttosto che il puro rock alla Jet di “Kiss With A Fist”… E vogliamo non parlare delle atmosfere blues di “Girl With One Eye”, piuttosto che del soul della conclusiva “You’ve Got The Love” (che sembra uscita da un disco del Moby meno elettronico)?

In tutto questo meltin pot, visualizzabile in una sorta di raduno di figli dei fiori che giocano a fare folk senza rinunciare in modo assoluto al glamour, tre sono i fattori comuni. Il primo: la voce stratosferica di Florence, una donna che innesta magicamente nel suo DNA vocale l’apertura di pancia di Sinead O’Connor alla potenza interpretativa di Dolores O’Riordan, condendo il tutto con una delicatezza carezzevole di fondo che, fondamentalmente, rende questa londinese una vera e propria forza della natura. Il secondo denominatore comune: il ruolo delle percussioni, vero e proprio cuore pulsante di sangue terrigno, il lato passionale e folkloristico del lavoro (di nuovo: fatevi un favore ed ascoltate il capolavoro che è “Drumming Song”). Infine, la struttura delle canzoni: costruite tutte in continuo crescendo di tipico stampo rock, in ritornelli che solo all’apparenza sono tali, visto che poi il ritornello vero arriva quando meno te lo aspetti rendendo questo lavoro, fondamentalmente, davvero fresco e sorprendente.

Purtroppo, tutto questo barocchismo di fondo è a tratti noioso e ridondante. In altre parole: ad una prima parte clamorosamente entusiasmante, quest’opera alterna una seconda parte decisamente sottotono, come se i potenti mezzi espressivi di questo collettivo artistico non venissero sfruttati a dovere, riproponendoci fondamentalmente due volte gli stessi stilemi e soluzioni tra una metà e l’altra del disco. E’ davvero un peccato, probabilmente con meno tracce in scaletta il difetto si sarebbe avvertito di meno.

Indipendentemente da tutto, trovo che questo lavoro sia una delle proposte indie più interessanti di questo 2009 oramai giunto alla sua conclusione. E’ certamente vero che quest’anno, in questo ambito, si è sentito di meglio e presentato con intensità emotiva maggiore, ma questo “Lungs” diviene un album praticamente fondamentale quando ti assale quella voglia di pop intelligente, quel desiderio di raffinatezza ed originalità che Florence + The Machine, con la loro musica, sapranno certamente soddisfare.



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