Non vi è alcun dubbio: i Sylosis fanno della coerenza il loro credo musicale. Particolarità non comune tra le band più giovani e, soprattutto, non comune a chi è costantemente alla ricerca di una propria identità innovativa.
Da sempre etichettati come la nuova frontiera del metal i Sylosis non hanno finora acceso più di tanto i cuori dei fan. Sin dal loro esordio “Conclusion of an Age” la musica composta da Josh Middleton è sempre stata alla costante ricerca di un qualcosa di veramente personale, ma senza mai trovarlo… o meglio, fermandosi sempre vicino alla meta.
Dormant Heart si propone come il disco più aggressivo del combo inglese: ritmiche serrate e dirette, cambi di tempo e aperture melodiche vengono accompagnate dal growl di Middleton, passando dal death metal, al doom e al prog con convincente fluidità.
Il punto forte del disco è senza dubbio la produzione che, curata dalla stesso Middleton e da Scott Atkins, da una marcia in più alle 12 tracce contenute nel disco.
Forti di esperienze live con band del calibro di Lamb of God, Devil Driver e Trivius, i Sylosis hanno decisamente evoluto il loro songwriting che appare molto maturato rispetto ai precedenti lavori e riesce a creare brani coerenti e ben strutturati. Visto così il disco sembrerebbe un mezzo capolavoro, ma purtroppo le belle sorprese si fermano qui, confermando, di conseguenza, tutti i limiti che la band aveva evidenziato nei precedenti lavori. Seppur i brani presi singolarmente siano piacevoli, nell’insieme il disco soffre di una monotonia preoccupante, non riuscendo mai ad innalzarsi sopra la sufficienza. La mancanza di ritmo nel susseguirsi dei brani fa si che il tutto appaia come già sentito e non regali un ascolto particolarmente semplice e piacevole.
Un vero peccato perchè brani come “To Build a Tomb” e “Mercy” sono di gran qualità, ma purtroppo si perdono all’interno di un album troppo prevedibile.
Ennesima occasione persa dai Sylosis che faticano, ancora una volta, a spiccare il volo.