A chi giunge alla soglia del sesto album con l'entusiasmo e la creatività - coerente con il passato e opportunamente rinnovata in vista di un nuovo biennio ricco di prospettive e successi - degli A Day To Remember, non si può che elargire parole positive e incoraggianti: è pur vero che la formazione Made in Florida non ha mai, nel corso degli anni, voluto stravolgere i propri canoni, figli di una generazione di svolta e a propria volta già riferimento per le nuove leve del settore, ma di fronte ad un pubblico di ascoltatori sempre più crescente, non possiamo che dargli ragione.
Se a quanto introdotto aggiungiamo anche lo storico passaggio alla Epitaph - ADTR Records è una specifica branca della sua distribuzione e l'input per un futuro nel mondo della discografia già presente per Jeremy McKinnon e soci, classe '85 - individuiamo una situazione ideale per il rilancio di una carriera vera e propria, che forse di rilanci non ha mai necessitato. Dalla loro, inoltre, gli ADTR hanno ora Bill Stevenson, batterista dei Descendents, in veste di produttore.
"It's these late night hours we spend that help me up from down".
Bad Vibrations, strutturalmente e concettualmente, si discosta dall'ottimo - ma, per certi gusti, troppo radiofonico - album precedente, Common Courtesy, andando a scavare alle origini della band, portando però alla luce storie più recenti: Alternative Press - che a loro, o meglio alla scena con loro creata e da loro impreziosita, deve la propria sussistenza - lo annunciò come il «miglior album degli A Day to Remember dall'uscita di Homesick», rimarcando un attaccamento ai primi vagiti - urla - che rimbalza concorde da tutti i punti di ascolto disseminati nell'universo Alt.
"We got this".
Come se gli ADTR diventassero - e lo divengono davvero, nel video di Naivety, quarto singolo estratto in fase di lancio - i nonni che raccontano aneddoti ed esperienze passate, Bad Vibrations raccoglie nostalgicamente avventure e scenari da disegnare e raccontare. Di ricordi, o di momenti da rendere tali, la vita degli ADTR è costellata: il ruolo del sesto album è interpretato come un punto non di passaggio, ma di stabilità, da cui rilanciarsi verso un futuro non troppo sconosciuto, ma soprattutto da cui poter fungere da guida a quei nipoti ribelli a cui noi tutti dobbiamo guardare, preoccupandoci: le nuove generazioni.
"You're just like me when I was your age. Things do get better, trust me I've been there".