Alcest
Souvenirs D'un Autre Monde

2007, Prophecy Productions
Black Metal/Shoegaze

Recensione di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 19/01/14

Alcest nasce come solo-project di Neige, voce e polistrumentista dei Peste Noire, e in seguito vede l'aggiunta di altri due membri provenienti dallo stesso gruppo. Dopo altri cambi di formazione si approda alla line-up attuale composta da Neige e Winterhalter alla batteria. In parallelo ai cambi di formazione, e quindi alle influenze principali portate dai membri, il genere passa dal black metal vero e proprio allo shoegaze: grandi riverberi, melodie di chitarra e voce (quest'ultima trattata come un vero e proprio ulteriore strumento) che si intersecano e si rafforzano l'un l'altra. Ascoltando questo primo full-length non sapremmo dire quanto sia immediato il collegamento con i Peste Noire e il black metal dei vecchi tempi. Forse c'è qualcosa che fa da ponte tra i due progetti, una sorta di filo conduttore che riporta alle melodie e agli arpeggi cullanti e sognanti che nei Peste Noire sembrano un ricordo lontano, qualcosa che sta per essere dimenticato, e che in Alcest poi diventeranno centrali.


Neige, la mente creatrice della band, racconta di un mondo che è una sorta di fairyland, senza dolore né dispiacere, popolato di creature magiche buone e benefiche e permeato da una luce di perla. Qui si comunica senza parole, la musica che sembra provenire da un altro mondo riempie l'anima di pace. Non esiste né un “prima” né un “dopo”, è tutto sospeso e senza tempo. Non si può percepire con i sensi, ma da qualche parte dentro l'anima, questo posto esiste. In generale tutti i brani danno una sensazione di benedizione e sollievo, e la vena malinconica sullo sfondo è qualcosa di dolce, che deve trovare il suo posto nell'esistenza di un'anima. In “Souvenirs D'un Autre Monde”, i brani sembrano tutti legati l'uno all'altro, senza interruzione, proprio come se fosse un sogno. E come succede nei sogni, non c'è una spiegazione o una sequenza logica, è solo una quantità enorme di sensazioni e immagini che si riversano su chi ascolta e lasciano la voglia di proseguire con la curiosità di scoprire cosa ci sarà dopo e con la speranza di non svegliarsi.


La composizione di questo album coincide con il periodo in cui il progetto Alcest ritorna ad essere one man-band. Neige, avendo il pieno controllo della situazione, si stacca totalmente rispetto genere dalla demo che aveva inaugurato la band, “Tristesse Hivernale”, registrata quando ancora la componente Peste Noire era molto presente, e decide invece di riprendere le fila del discorso iniziato con l'EP “Le Secret”, che li aveva portati all'attenzione. L'album si apre con “Printemps Emeraude”, con un leggero tintinnio di qualche secondo come per calarci per un momento nell'atmosfera, come in fase di preparazione prima di spiccare all'improvviso un salto nell'altro mondo di Alcest con un'esplosione di suoni. Da questo momento la mente inizia a vagare e ad esplorare queste terre sconosciute, ad incontrare le creature di Neige, a liberarsi dalle paure. Basta chiudere gli occhi e, ovunque saremo, ci sembrerà di trovarci da qualche parte a guardare un cielo sognando di volare, come in “Ciel Errant”, o in una lunga dolce attesa senza tempo, come in “Sur L'autre Rive Je T'attendrais”, e così fino alla conclusione piena di gioia e quasi spensieratezza di “Tir Nan Og”.


Senza dubbio un progetto che dona grandi promesse, un gioiello che torna ad illuminare lo shoegaze e forse un po' l'animo di tutti quelli che si imbatteranno in questo album quasi catartico.





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