Alestorm
No Grave But The Sea

2017, Napalm Records
Power Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 26/05/17

Sfidiamo chiunque ad ascoltare un disco degli Alestorm e resistere alla tentazione di dire "arr" almeno una volta. O "ahoy". O afferrare una bandana o un fazzoletto - va bene anche il foulard della nonna - e usarla come benda sull'occhio. Potrete non prenderli sul serio, magari non vi piacciono neanche, ma se senti Alestorm pensi ai pirati.
La tempesta di birra scozzese torna dopo tre anni da "Sunset Of The Golden Age" e stavolta ci da un monito: "No Grave But The Sea", ovvero se si muore, si muore in mare, e la nostra tomba sarà nient'altro che le gelide acque dell'oceano.
 

C'è altro da dire? Sì, parecchio. "No Grave But The Sea" è forse l'album più riuscito della band scozzese, che, per quanto rimanga bella piantata nelle radici power metal, non ha mai avuto paura di sperimentare, ma sembra abbia trovato una sua identità. Un'identità che è un mix di tante cose, ma ormai si sono quasi stabilizzati e sembrano si siano lasciati alle spalle i dischi dove un brano era power, quello seguente era thrash e, perchè no, mettevano anche un po' di black sparso qua e là.


Se cercate qualcosa di diretto, di cantabile ma soprattutto di divertente, "No Grave But The Sea" è il disco che fa per voi. Se invece siete alla ricerca o avete voglia di qualcosa di raffinato, meglio che state lontani da questo album, altrimenti ne pagherete care le conseguenze. Il titolo della traccia numero 6 parla da solo.
Forti di un nuovo chitarrista molto bravo e di un tastierista che da qualche anno a questa parte ha aggiunto anche dei vocals in scream, che danno ai brani un dinamismo che prima mancava, soprattutto su pezzi come "Alestorm", che sarebbe risultato un brano piuttosto banale, altrimenti.


Insomma, "No Grave But The Sea" è un disco divertentissimo, che ti mette di buon umore e con brani capaci di scatenare momenti di ridarola mossa. Privo di difetti? No signore, sulla lunga distanza tende ad essere un po' ripetitivo, la seconda parte della tracklist non brilla come la prima, ma rimane comunque un buon album di puro e semplice intrattenimento.





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