Non lo mettereste al fianco di Smiths, Led Zeppelin, Sly & the Family Stone, Bob Dylan? Al fianco di tutti quelli che respirano, attraverso i suoi sospiri, nella tracklist di questo disco di demo, un forziere chiuso nel ’93 e rivelato un mese fa, dopo diatribe e polemiche, dopo crisi di identità, forse troppo dopo. C’era un momento in cui i colori giravano e diventavano luce. Lo stesso in cui ci si risveglia dal viaggio nella dimensione dell'insensibilità, da cui si esce più ricchi che mai. In cui il malvagio è compassionevole e il buono è malignamente attratto dalla devozione davanti a sé. C'è un momento confezionato dall'ignoto per alzare lo sguardo e volgerlo verso la voragine del cambiamento, poco prima quasi impercettibile. Quel momento era Grace e doveva ancora divenire. E qualcosa di quel divenire è ora rivelato in una raccolta particolare, una raccolta in cui i particolari emozionano più deiriferimenti.
Del Jeff Buckley entità superiore si è già detto e tanto ancora si dirà. Giustamente, come dei profeti o dei capi politici. Perché Jeff è un messia, uno che muove le masse, che mette in contatto le anime con la verità, e, come per altri messia, è giusto narrarne le gesta. È un onore. You and I, però, è sì una celebrazione, ma soprattutto una grande opportunità. È infatti l’opportunità definitiva – forse l’unica della sua in verità esigua, in emozionalità trionfante discografia – di evitare della retorica insopportabile. Per una volta, per questa volta, ci si affida a ciò che provoca i sogni e non ai sogni, alla spiegazione dei fatti e alla bellezza dei momenti unici.
You and I è solo questo: un appuntamento esclusivo. Partendo dal presupposto che non voleva essere un bel niente: “Jeff, si mettà lì e faccia un po’ come creda. Qualche pezzo storico, un paio di cover, faccia lei”. Lo ha fatto veramente.