John Wesley Harding era amico dei poveri, cantava Dylan nel 1968. Oggi John Wesley e basta è il chitarrista dei Porcupine Tree, e il filo sottile che lega questi due mondi è il gusto per la rottura di qualsiasi barriera. Il musicista americano non ha bisogno di molte presentazioni, se non che è parte attiva di quel variegato mondo che ruota attorno a Steven Wilson e ai suoi progetti. E' proprio fra i solchi di questi dischi secondari che spesso occorre andare a pescare la qualità che spesso manca nei progetti principali. “Disconnect” è la sua sesta fatica in studio, attesa già da qualche anno dopo l'evocativo "The Lilypad Suite".
Il John Wesley solista coltiva numerose fonti di ispirazione, tanto rock progressivo ovviamente, ma anche un pizzico di cantautorato unito a un'attenzione particolare per i dettagli, come si conviene a un adepto di Steven Wilson. Quello che lo rende unico per certi versi è la capacità di emozionare attraverso vocals espressive, dal timbro quasi “psicotico”. Per fare un esempio potrebbe bastare la seconda traccia “Any Old Saint”, brano ficcante in cui l'ispirazione watersiana trasforma un pezzo rock orecchiabile in una splendida cavalcata prog. “Once A Warrior” è in odore di ultimi Procupine Tree e si avvale della partecipazione di Alex Lifeson dei Rush. Le struggenti melodie di “Mary Will” porteranno i brividi sulla schiena e forse anche qualche lacrimuccia, così come“New Life, Old Sweat” trascinerà l'ascoltatore in una danza saltellante.
“Disconnect” è un disco ben costruito e piuttosto originale, fatto di brani dall'impianto rock allungati da spunti chitarristici interessanti e valorizzati da uno stile vocale di cui forse si parla ancora poco. Fra l'altro, Wesley è bravissimo nel contenere il porcospino, i cui tentativi di fare capolino si riflettono un po' su tutto il disco, e di questo bisogna rendergli merito. Un bel lavoro quindi, e un ottimo pretesto per approfondire la carriera solista del chitarrista americano.
Il John Wesley solista coltiva numerose fonti di ispirazione, tanto rock progressivo ovviamente, ma anche un pizzico di cantautorato unito a un'attenzione particolare per i dettagli, come si conviene a un adepto di Steven Wilson. Quello che lo rende unico per certi versi è la capacità di emozionare attraverso vocals espressive, dal timbro quasi “psicotico”. Per fare un esempio potrebbe bastare la seconda traccia “Any Old Saint”, brano ficcante in cui l'ispirazione watersiana trasforma un pezzo rock orecchiabile in una splendida cavalcata prog. “Once A Warrior” è in odore di ultimi Procupine Tree e si avvale della partecipazione di Alex Lifeson dei Rush. Le struggenti melodie di “Mary Will” porteranno i brividi sulla schiena e forse anche qualche lacrimuccia, così come“New Life, Old Sweat” trascinerà l'ascoltatore in una danza saltellante.
“Disconnect” è un disco ben costruito e piuttosto originale, fatto di brani dall'impianto rock allungati da spunti chitarristici interessanti e valorizzati da uno stile vocale di cui forse si parla ancora poco. Fra l'altro, Wesley è bravissimo nel contenere il porcospino, i cui tentativi di fare capolino si riflettono un po' su tutto il disco, e di questo bisogna rendergli merito. Un bel lavoro quindi, e un ottimo pretesto per approfondire la carriera solista del chitarrista americano.