Lionville
II

2012, Avenue Of Allies
Melodic Rock

Recensione di Mia Frabetti - Pubblicata in data: 25/04/13

Le band di successo si somigliano tutte; ogni band di nicchia è invece affamata e speciale a modo suo. Così diceva - all'incirca - Tolstoj. E aveva torto. Forse le band di successo sono afflitte, nessuna esclusa, dalla medesima forma di schizofrenia, e i valori aggiunti di ribellione e unicità che pretendono di inculcare nella loro musica in realtà non esistono; ma parimenti illusorio può rivelarsi il fascino del diverso e del meno popolare. Chi credeva di aver scovato nei Lionville la stella cometa sbucata dal nulla che avrebbe condotto alla salvezza del melodic rock ha peccato quantomeno di ingenuità, e non per lo scarso spessore del progetto: per la convenzionalità della sua proposta. L'immaginazione è più importante della conoscenza, e qui - purtroppo - la seconda sopravanza di parecchio la prima. La preparazione tecnica è impeccabile, il cast d'eccezione, il prodotto finale un gioiello finemente cesellato, un album maturo che ricerca l'immediatezza - e la scova - senza perdere nulla in termini di eleganza; eppure i Lionville ancora non esplodono, nonostante abbiano letteralmente stregato critica e AOR maniac d'Italia, Europa, America. Sarà che "II" segue troppo da vicino i pionieri del genere, nonché il suo predecessore "I"; sarà che al nuovo album manca un'arrampicatrice delle charts, una canzone nata per regnare; o sarà, semplicemente, che Stefano Lionelli e i suoi si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, e gli anni di ritardo - almeno trenta - si sentono tutti.

 

Intendiamoci: stiamo parlando di un disco piazzato da Classic Rock Magazine nel gotha dei migliori album dello scorso anno, di dodici tracce che hanno fatto strillare più di un giornalista-appassionato al miracolo, di un lavoro avvincente che, ad ascoltarlo, regala la magica sensazione che il tempo non sia mai trascorso... ma anche il terribile dubbio che, forse, non riprenderà più a scorrere. Melodie coniugate al passato e sound tipicamente eighties fanno di "II" un alieno del suo tempo, un giovane vecchio che potrebbe tranquillamente spacciarsi per coetaneo di certi classici dei Journey, di Richard Marx, degli Chicago: nulla in lui tradisce età e provenienza. Ma, allo stesso modo, nulla in lui sa di futuro. Poco sembra importare, comunque, ai nostalgici che da mesi a questa parte ne hanno preso e goduto a piene mani, felici di smarrirsi in un Paese delle Meraviglie soffuso di melodie soavi, cori spruzzati di soul, atmosfere eteree e cristalline parole d'amore; rimanere indifferenti ai funambolismi, alle effusioni e alle doti seduttive della voce di Lars Säfsund, d'altronde, è davvero cosa ardua. In questa cattedrale di synth, piccolo gioiello dell'architettura romantica, nulla è lasciato al caso, ogni dettaglio è curato, lustrato, rifinito con perfezione quasi maniacale; eppure, come passi sulla sabbia, le canzoni di "II" sembrano svanire all'onda successiva, immediatamente sostituite da nuovi squisiti sfoggi di maestria e salutate senza troppi rimpianti.

 

Ma, allora, non staranno riposando un po' troppo sugli allori nella Città del Leone? Dov'è il ruggito, dov'è il brivido di timore reverenziale? Dov'è l'audacia, il salto nel vuoto? A volte tutto quello che serve sono venti secondi di spudorato, folle coraggio. Venti secondi di ribellione ai maestri, per un risultato meraviglioso.





01. All We Need

02. The Only Way Is Up

03. Another Day

04. Higher

05. No Turning Back

06. All This Time

07. Next To Me

08. Waiting For A Star To Fall

09. Don't Walk Away

10. One In A Million

11. Shining Over Me

12. Oper Your Heart

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