Mogwai
Rave Tapes

2014, Rock Action Records
Post Rock

I Mogwai riconfermano la loro leadership nel panorama post senza mettere troppa carne al fuoco
Recensione di Marco Mazza - Pubblicata in data: 26/01/14

I Mogwai. Cosa può venire alla mente pensando al gruppo scozzese se non buoni ricordi? Tra i massimi rappresentati di quel post rock sviluppatosi dalla fine degli anni ‘90, sono, assieme ai più ermetici Godspeed You! Black Emperor, una delle due colonne su cui si è retto, e si regge tuttora, gran parte del movimento accostabile alla parola "post". Ben diciassette anni sono passati dallo stupendo esordio con "Young Team", una lunga carriera che rende lecito chiedersi se le loro produzioni abbiano ancora un senso. Se la longevità artistica giustifica il dubbio, la ragione no. C'è davvero motivo di dubitare? Hanno mai fatto un vero buco nell'acqua? No, mai. E' con questo rassicurante pensiero che ci si appresta all'ascolto della nuova uscita. Ad appena un anno distanza dalla pubblicazione di "Les Revenants", una suggestiva colonna sonora realizzata per l'omonima serie francese, e a tre da "Hardcore Will Never Die, But You Will", album con cui i Mogwai hanno mostrato una presa di distanza dal post-rock rendendolo un termine quasi obsoleto per definire la loro musica, ecco che nasce "Rave Tapes", una release che incarna dentro di sé le ultime esperienze, ma non solo.

 

Pur essendo da alcuni considerata come portatrice di un'immobile soluzione musicale, in realtà la band ha presentato a ogni capitolo discografico nuovi spunti; piccoli elementi che, seppur innestati su di una formula personale subito riconoscibile, sono stati capaci di tenere a distanza la banalità. Con "Rave Tapes" i Mogwai sembrano meno interessati a sperimentare novità e volgono invece lo sguardo all'indietro, al loro passato. Un'autoanalisi che porta il gruppo di Glasgow a reinterpretare se stessi e a realizzare il disco più introspettivo mai fatto. Ci sono i ritmi sincopati di "Master Card", che richiamano "San Pedro" di "Hardcore Will Never Die, But You Will", c'è l'affascinante "Blues Hour", su cui tornano a farsi sentire le calde melodie vocali di Stuart Braithwaite così come fu per "Rock Action", c'è il flusso incontrollato e crescente di "No Medicine for Regret", che non sarebbe stata fuori luogo se inserito in un album come "Mr. Beast". Ci sono però anche brani che, pur non essendo immediatamente accostabili a lavori del passato, forse avrebbero potuto farne parte di tutti, come "Hexon Bogon". Le tracce più "nuove" potrebbero essere considerate quelle su cui si rende più evidente l'aumento generale della componente elettronica operato con l'ultima uscita; episodi come "Simon Ferocious" o "Remurdered", con i suoi cyber-riff. Da segnalare la curiosa "Repelish", che ripropone un discorso dell'evangelista Micheal Mills del 1981, sul presunto messaggio satanico nascosto dietro "Stairway to Heaven" dei Led Zeppelin. L'episodio simbolo è però la conclusiva ed evocativa "The Lord Is Out Of Control", in cui emerge, tra strati di trame sonore tessute dalle chitarre, una voce pesantemente filtrata da un vocoder.

 

"Rave Tapes" è un disco assolutamente valido pur non presentando nulla di strepitoso. Un prodotto zeppo di contrasti. Analogico e digitale, euforia e malinconia, riflessività e istintività; tutti elementi che vengono sparati nella testa dell'ascoltatore senza troppo badare ai collegamenti. Un'eterogeneità che è resa più digeribile dalla grande dose di melodia di cui è infarcita l'uscita, un espediente che rende più morbida la pillola (anche se è necessario più di un ascolto per assimilare appieno l'opera). Dà strane sensazioni "Rave Tapes", ascoltandolo sembra quasi di avere già sentito tutto... oppure no? La verità è che i Mogwai sono riusciti a reinventarsi ancora una volta. L'album è il risultato di un processo di revisione e rivisitazione di tutto cioè che hanno già proposto: è il lavoro dei Mogwai di oggi nel contesto passato. "Rave Tapes" è una sorta di seconda versione che i suoi autori si sono regalati. A loro stessi, sì... ma anche a noi.





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