Susanne Sundfør
The Brothel

2011, Groenland Records
Indie/Elettronica

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 04/03/14

Non troppo tempo fa vi avevamo parlato del nuovo lavoro “The Silicone Veil”, che ne testimoniava la continua crescita musicale. Ma ora facciamo un salto indietro ed andiamo a scoprire un altro e altrettanto interessante lavoro targato Susanne Sundfør. Un nome che dovreste appuntarvi e fare vostro, quello della cantante norvegese, soprattutto nel caso in cui stiate continuando a chiedervi chi fosse l'autrice della brillante performance vocale su "Oblivion", soundtrack dell'omonimo film.

 

Più volte abbiamo sottolineato l'inusuale ispirazione degli artisti provenienti dai paesi scandinavi, che sembrano vivere in un tutt'uno con l'atmosfera mistica delle proprie terre, modellandola nei loro lavori, spesso sotto la forma di una ultraterrena malinconia. "The Brothel", terzo lavoro della Sundfør, conferma la tendenza: intelaiature elettroniche accompagnano pentagrammi contaminati ora da venti gelidi del Nord ora da armoniose quanto snaturate ombre che si specchiano sul ghiaccio, in una notte d’aurora boreale. È alquanto difficile non rimanere ammaliati dalla voce della talentuosa norvegese, un faro che impedisce di perdersi nella nebbia più fitta. La luce che ci accompagna per tutta la durata della magica title-track, i labirintici arrangiamenti elettronici/goth di “Lilith” (che soprattutto all’inizio ricorda il sound dei The Birthday Massacre), le metamorfosi e i virtuosismi di “Black Widow”, le orchestrazioni drammatiche quanto teatrali di “It’s All Gone Tomorrow”, gli epici timpani di “Knight Of Noir”. C’è spazio anche per la strumentale "As I Walked Out One Evening", ninna nanna dai toni disturbati e criptici che si unisce alle pause pianistiche della successiva “O Master” dove, come un incrocio tra una sirena ed una nereide, Susanne è protagonista di una brillante ed emozionante perfomance sul finale. L’ultima “Father Father” assume un tono serio, quasi fiero, trasformando una preghiera in canzone dai toni epici e sacri (qui la voce sembra prendere le sembianze interpretative di una certa Anneke Van Giersbergen!).

 

Non è che l’inizio di una carriera accompagnata da buone idee e innumerevoli emozioni. “The Brothel” ricopre parecchi ruoli e abbraccia parecchie influenze e non ha certo timore nel mostrare quella predisposizione pop che garantirà all'artista anche la scalata delle classifiche norvegesi.





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