Myles Kennedy
The Ides Of March

2021, Napalm Records
Blues Rock

Al secondo capitolo della sua carriera solista, il frontman degli Alter Bridge scrive una dichiarazione d'amore per il blues, condensando tutti i territori esplorati nel corso di una carriera ultraventennale.
Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 16/05/21

Gli ultimi dieci anni hanno rappresentato una corsa sfrenata per l'instancabile Myles Kennedy, che, inglobato da molteplici progetti, non si è mai fermato, costellando questa parte della sua carriera di album di livello e tour di successo. Con l'ultima opera degli Alter Bridge pubblicata poco prima della pandemia e i recenti impegni di Slash con i Guns N' Roses, il cantante ha potuto sfruttare questo lungo periodo per ricaricare le batterie, dando successivamente vita al secondo capitolo della sua carriera solista, intitolato "The Ides Of March".

 

Pur arrivando a soli 3 anni da "Year Of The Tiger", questo nuovo lavoro rappresenta un taglio piuttosto netto con la prima pubblicazione. Se infatti quest'ultima affrontava i fantasmi di un concept fortemente personale e doloroso (la morte del padre di Kennedy e le difficoltà della madre nel crescere i figli), mostrandosi perlopiù spoglio, acustico e incentrato sulla sua voce, "The Ides Of March" condensa tutti i territori esplorati da Myles nel corso di una carriera ultraventennale, dando maggiormente adito alla componente blues, primo amore musicale del musicista. Kennedy, coadiuvato dagli amici di lunga data Zia Uddin (batteria) e Tim Tournier (basso), partendo da una base solida, costruisce un mosaico vario, alternando brani dalle diverse influenze e rendendo quindi l'ascolto piacevole.

 

myleskennedy2021promo575

   Photo credits: Chuck Brueckmann

 

L'inizio di "Get Along" è in medias res: chitarre distorte si alternano ad elementi acustici, in un brano per impostazione che ricorda molto gli Alter Bridge e che presenta anche un assolo con i fiocchi. La successiva "A Thousand Words" rappresenta il proseguo naturale della prima traccia, mentre il primo singolo "In Stride" è intriso fin dall'intro di un fiammeggiante sentimento hard rock e southern, così come la magnifica e divertente "Tell It Like It Is". Sorprende per splendore, quanto per un arrangiamento più complesso la title track, probabilmente pezzo migliore del lotto: a partire dall'arpeggio iniziale, "The Ides Of March" si sviluppa su una montagna russa di suoni, attraversando rock moderno e blues, unendo perfettamente influenze disparate e posizionandosi tra i brani migliori mai scritti da Kennedy. Il lato più melodico e a suo modo romantico dell'album viene esplorato nelle ballate "Love Rain Down" e "Moonshot", mentre la calda ed emozionante "Wanderlust Begins" si lascia notare per la fantastica performance vocale (comunque sempre notevole per tutta la durata dell'album). Chiude il lavoro "Worried Mind", forse il brano più blues dal punto di vista chitarristico: impossibile non farsi conquistare da un pezzo così caldo e di classe.

 

Difficile trovare qualcosa da appuntare a questo album o al suo creatore. Per non essendo tra i maggiori sforzi creativi del cantante a livello di scrittura e arrangiamenti, gli 11 brani che compongono "The Ides Of March" scorrono che è una meraviglia: la strategica alternanza tra ballate, blues, parti più sporche e influenze alternative rock, dà vita ad un altro ottimo album, nel quale l'artista dimostra nuovamente di trovarsi a suo agio e di saper intrattenere anche in veste solista. Sembra ormai scontato dirlo, ma ogni uscita con protagonista Myles Kennedy è sinonimo di qualità. Che siate fan del blues, del rock più classico o di un sound più moderno, non temete: "The Ides Of March" non vi deluderà.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool