All Time Low
Wake Up, Sunshine

2020, Fueled By Ramen / Warner Music
Pop-Punk

Gli All Time Low pubblicano il loro ottavo album "Wake Up, Sunshine", a tre anni da "Last Young Renegade". I pop-punk kids saranno anche cresciuti, ma, in fondo, rimarrano sempre fedeli allo spirito delle proprie origini.
Recensione di Maria Chiara Cerra - Pubblicata in data: 06/04/20

Solo tornando alle origini è possibile ritrovare se stessi: gli All Time Low lo hanno capito bene, e hanno deciso di approcciarsi al loro nuovo "Wake Up, Sunshine" alla "vecchia maniera", come quando erano adolescenti. Tra lo studio di registrazione di Nashville e Palm Springs, hanno creato quello che loro stessi definiscono "Un classico album degli All Time Low". Facendo uso della metafora delle stagioni dell'anno, gli All Time Low mettono insieme 15 tracce che attraversano innumerevoli stati d'animo, quasi quanti se ne possano provare in un intero anno.

 

L'inizio con "Some Kind Of Disaster" rende chiaro da subito che siamo lontani dagli stilemi di "Last Young Renegade": stiamo ascoltando una sorta di racconto della band e delle esperienze personali di Alex Gaskarth (voce  NdR), dagli albori a oggi, cercando di tirare le somme della carriera degli All Time Low. "Sleeping In" e "Trouble is" acuiscono il distacco dal predecessore, generando un crescendo che culmina in una vera consapevolezza con "Getaway Green", in cui il ritornello esplode come i primi fiori in primavera. Con "Melancholy Kaleidoscope" cambiano stagione e umore. Come un inizio d'autunno, la traccia ha un doppio carattere: lo strumentale è energico e penetrante, e genera un forte contrasto con il testo malinconico, in cui predominano pensieri tristi e incertezza sul futuro. "Wake Up, Sunshine" è un'esplosione d'estate che brilla e risplende, è un brano travolgente,  con la chitarra iniziale che sa di casa, che ci fa ritrovare la stessa band di "Nothing Personal" (album che nel 2009 li ha consacrati come uno dei pilastri del pop-punk).

 

La seconda metà dell'album ospita due collaborazioni: blackbear in "Monsters", in cui la voce del rapper si intreccia alla perfezione con quella di Alex, nella prima sperimentazione hip-hop/rap degli All Time Low; The Band CAMINO in "Favorite Place", band pop-rock in ascesa di Nashville, il cui contributo conferisce un'atmosfera quasi magica alla canzone.
Piccola perla, come una primavera accennata, è "Pretty Venom (Interlude)", una ballad avvolgente che tranquillizza, facendoci quasi riposare un attimo. C'è spazio anche per una piccola "suite" in due parti che rappresentano due stagioni opposte: "January Gloom (Seasons, Pt.1)" e "Summer Daze (Seasons, Pt.2)", contrapponendo le sensazioni che caratterizzano queste fasi dell'anno, dalla malinconia, all'euforia. "Clumsy" è una sorta di "Weightless" 2.0, nella quale riconosciamo ancora una volta gli stessi ragazzi di "Nothing Personal", solo cresciuti: si partiva da "manage me i'm a mess" per arrivare a "we were bound to make a mess of things". "Wake Up, Sunshine" si conclude con "Basement Noise",  in cui Alex si spinge all'esplorazione di un sound che abbraccia l'hip-hop.

 

"Wake Up, Sunshine" è la dimostrazione di come gli All Time Low, a quasi 20 anni dalla loro formazione, meritino di essere annoverati tra i paladini del pop-punk; i pop-punk kids saranno anche cresciuti, ma, in fondo, rimarrano sempre fedeli allo spirito delle proprie origini.




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