Wintersun
The Forest Seasons

2017, Nuclear Blast
Melodic Death Metal

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 15/07/17

Li avevamo dati per dispersi. Già per i Wintersun far uscire "Time I" è stato un parto durato ben otto anni, poi di nuovo silenzio per altri cinque, voci di alterchi tra la band e la casa discografica, continui problemi di hardware per le registrazioni, tutta una serie di problematiche che non staremo a raccontare se no rischiamo di dilungarci troppo, ma che dal nulla spuntasse un nuovo album che non fosse "Time II" non ce l'aspettavamo proprio. E invece così, dal niente, viene annunciato un crowdfunding su IndieGoGo per raccogliere i fondi necessari per la costruzione dello studio privato della band e per chi donerà almeno 50 euro sarà garantito un pacchetto estremamente succoso che comprende appunto il nuovo album "The Forest Seasons" e altre cosette interessanti. La campagna è un successo stratosferico, nell'arco di due mesi vengono raccolti quasi 500.000 euro e i fan sono in delirio.


Ed eccolo qui, il terzo album dei Wintersun, un concept album tutto dedicato al trascorrere del tempo - elemento ricorrente nella discografia dei finlandesi - e di come esso cambi, ciclicamente; l'aspetto delle foreste e di come il ciclo delle stagioni racchiuda in sè anche la metafora della vita umana. "The Forest Seasons" è un magnifico album che pur contando solo quattro tracce raggiunge quasi un'ora di minutaggio, ora che scorre come se in realtà fosse non fosse mai passata. Talvolta - spesso - i brani troppo lunghi tendono a diventare noiosi, ma non quelli di "The Forest Seasons", eppure il più breve dura oltre dodici minuti!


Questo perchè ogni brano è costruito come una minisuite, quasi una piccola sinfonia con differenti movimenti, e ogni pezzo è molto diverso dall'altro pur mantenendo un certo filo conduttore - principalmente nei testi ma si scorge qualcosa anche nelle musiche - quindi non si ottiene un effetto noia dovuto all'eccessiva ripetitività dei brani anche dopo un ascolto ripetuto come quello che è stato fatto per recensire l'album. Non vediamo l'ora poi di mettere le mani sui file ad alta qualità perchè c'è una stratificazione dei suoni incredibile, linee di chitarra e synth che si intrecciano magnificamente ma che con la qualità audio dell'mp3 purtroppo si perdono con la compressione e anche con un buon lavoro di equalizzazione e cuffie 7.1 non siamo riusciti a sentire tutto.

 

Di fatto ciò che rende grande "The Forest Seasons" è la sua complessità. Di solito quando si ha un album eccessivamente complesso si rischia di finire per non riuscire ad apprezzarlo, in quanto troppi cambi di tempo, troppe linee possono distrarre, ma qui è tutto cesellato al limite del perfetto, nessun assolo è troppo lungo, nessun coro è fuori posto e spunta sempre al momento giusto a sottolineare un climax ascendente iniziato magari due o tre minuti prima con il nuovo "movimento" della "sinfonia", ed è veramente un piacere da sentire. Siamo lontani dai primi passi dell'album omonimo, grezzo ma comunque ben riuscito, o dai barocchismi portati all'eccesso di "Time I". "The Forest Seasons" è un album ponderato fino all'ultimo colpo di rullante.


Lo si può vedere quasi smezzato in due, con le stagioni "calde", primavera ed estate, dove la foresta si risveglia dal torpore invernale, la neve si scioglie e il bianco accecante lascia spazio al verde intensissimo dell'erba, delle fronde degli alberi, il silenzio ovattato sparisce e gli animali si riprendono il loro territorio, la vita rinasce, di fatto "Awaken From The Dark Slumber" è una cavalcata di quattordici minuti che da proprio l'idea di qualcosa che, pian piano si risveglia dal letargo e torna a muoversi. Se avete avuto la fortuna di farvi una scampagnata per le foreste finlandesi forse riuscirete a capire il perchè di certe cose. "The Forest That Weeps", che si può dire a mani basse essere il brano più bello, più ricco, più carico, narra perfettamente l'estate di un paese che l'estate la vede poco, soprattutto se ci si sposta a nord. Sulla costa anche anche, ma a nord? L'estate finlandese dura veramente poco, il sole non cala mai ma la temperatura non si alza mai troppo e piove. Piove tantissimo, il vento a volte è una brezza leggera ma può trasformarsi in una bufera in fretta. E il brano rispecchia questa caratteristica perfettamente. Ha un che di melanconico, sotto un apparente vivacità si nasconde sempre la consapevolezza che lo stato di grazia del bel tempo non durerà a lungo e che, presto o tardi l'autunno arriverà.


Il sole sorge e tramonta nell'arco di poco, il freddo ti si infila nelle ossa e ti intorpidisce l'anima, ecco "Eternal Darkness", il brano più death e meno melodic tanto ricorda un po' certi pezzi dei Dissection in alcuni frangenti, mentre i brani che la precedono sono chiaramente delle evoluzioni dello stile dei Wintersun che abbiamo sentito in "Time I". "Eternal Darkness", se la ascoltate attentamente, è come una improvvisa tormenta di neve che vi coglie impreparati e vi sballotta per bene, cosa resa perfettamente dalle ritmiche caotiche e gli assoli velocissimi ma brevi - per la media dei Wintersun ovviamente. Anche i synth sotto, hanno un che di gotico, di oscuro, che lascia una sensazione di inquietudine, come se lentamente tutto stesse morendo attorno a noi, un po' alla volta, sconfitto dal freddo.


Poi la calma. O meglio, i tempi più pacati, le vocals pulite, riff meno caotici ma dall'incedere quasi marziale, come se tutto si fosse fermato intorno a noi, anche il tempo. Tutto è bianco, coperto di neve e ghiaccio, ma sotto qualcosa si muove e di fatto, verso metà del brano, il ritmo accelera e la malinconia fa spazio alla speranza, perchè l'inverno è la stagione della rinascita. La foresta usa la neve, la quiete, per ricaricare le energie e rinascere al primo sole primaverile che scioglie il ghiaccio e la riporta alla vita.

 

Non è così che succede anche a noi? Non è più facile essere indolenti e pigri durante i mesi freddi ma non appena a fine febbraio cominciano ad uscire le prime giornate tiepide siamo più invogliati a muoverci, fare cose, ad uscire dal nostro bozzolo? La foresta e lo scorrere delle stagioni possono essere interpretate sia in chiave "metafora della vita", con la primavera del bambino, l'estate del giovane, l'autunno dell'adulto e l'inverno dell'anzianità, ma lo si può vedere anche come metafora dell'animo umano, dell'umore e del nostro comportamento che cambia davvero durante lo scorrere delle stagioni, dove il trascorrere del tempo è fortemente marcato dall'alternanza del caldo e del freddo.


Musicalmente parlando "The Forest Seasons" è un capolavoro del genere. Complesso all'inverosimile, ad un passo dal progressive, ma lo stesso di primo ascolto rimane incredibilmente immediato e piacevole da ascoltare anche - no, soprattutto - a ripetizione, perchè un ascolto prolungato permette di cogliere piccole sfumature differenti ogni volta che si ritorna d'accapo. Si potrebbe dire che è il disco giusto al momento giusto, dato che ultimamente il melodic death metal come genere sta stagnando e le release di pregio scarseggiano. Certo, quello dei Wintersun è un approccio al melodic death tutto particolare, filtrato tantissimo dalle esperienze passate del fondatore e songwriter prinicpale Jari Mäenpää, nonchè da influenze estremamente variegate che affondano però le radici nella musica classica. Come in "Time I" anche in "The Forest Seasons" possiamo sentire quel tocco che giunge dall'estremo oriente, qualche strumento che con la musica europea c'entra poco. Questi vengono amalgamati davvero bene con un genere che tutto sommato è piuttosto dogmatico e non solo si incorporano perfettamente, ma sembrano essere nati per essere inseriti in ambienti come il melodic death metal. Prendete per esempio lo splendido stacco centrale che letteralmente spacca in due "The Forest That Weeps", un mix di chitarra, batteria e arpa che avevamo già sentito in "Sons Of Winter And Sky" che sembra nato per stare all'interno di un disco dei Wintersun, ma se, per esempio, lo mettessimo dentro ad un brano dei conterranei Insomnium stonerebbe parecchio.


I Wintersun con questo album uscito dal nulla quando tutto pensavamo si fossero nuovamente arenati sulla realizzazione di "Time II" toccano vette qualitative altissime, alzando l'asticella per il genere di diversi gradi. Ricco, variegato e stratificato, "The Forest Seasons" dà un impatto fortissimo anche ad un primo ascolto distratto. Se "Wintersun" era un po' acerbo per quanto sulla strada giusta e "Time I" eccessivamente barocco per certi aspetti, "The Forest Seasons" prende il meglio delle esperienze maturate con i due album precedenti e ne esce come un capolavoro da ascoltare e riascoltare senza aver paura che venga a noia ma che, al contrario, affascina e incanta.


"Time II" farà meglio ad essere su questo livello, e perchè no, a portarlo ancora più in alto, perchè il metro di paragone s'è alzato. E pure parecchio.





Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool