Infine eccoci qui, muti e attoniti, dinnanzi all'ascolto dell'ultimo live degli Yes registrato con Chris Squire ancora in vita, mestamente ripensando "all’estate e ai lunghi inverni, più lunghi di quanto il tempo ci fa ricordare".
Con profonda malinconia scorrono le tracce di quella che è indirettamente una delle ultime volontà del bassista scomparso per una rara forma di leucemia ossia la celebrazione dal vivo di "Fragile" e di "Close To The Edge", come una sorta di prosecuzione del precedente capitolo "Like It Is: Yes at the Bristol Hippodrome" pubblicato lo scorso dicembre. Ed è con ancor più nera amarezza che ci si rende velocemente conto che questo nuovo live -registrato il 12 agosto 2014 all'Ikeda Theater di Mesa (Arizona)- non è immune dalle forti debolezze che avevano a suo tempo afflitto la sua prima metà speculare.
Chiariamoci: sono più che costernato per la morte di un grande musicista -oltre che l'unico membro stabile della band sin dal 1968- ma non posso non constatare che abbiamo dinnanzi per l'ennesima volta l'ennesimo progetto "celebrativo" privo di sentimento, freddo come la precedente release di cui rimasi insoddisfatto anche per l'esecuzione monca. Ciò che delude più di tutto questa volta è la qualità del mix audio che rende invisibili le prestazioni del tastierista Geoff Downes, smorza penosamente il basso di Squire, filtra meccanicamente la batteria di Alan White e nel totale dona un tono claudicante all'intera trasposizione live. Certo, i pezzi in scaletta sono (ovviamente) tutti storici e vincenti già di per sè, ma vogliamo parlare di novità o di qualsivoglia utilità? Che senso ha riproporre la tracklist intergrale di vecchi album con una formazione che non è affatto rappresentativa, come quella attuale? E che senso ha poi estrapolarli dal loro classico contesto e infilarli in una veste live senza colore e con diverse divergenze dagli originali, dopo ben 4 decadi dalla pubblicazione? Far soldi, è l'unica risposta che mi viene in mente. Ma gli Yes ne hanno davvero bisogno? Io non credo. E non credo che neanche i fans abbiano bisogno di un'uscita del genere, dopotutto, se non gli irriducibili sfegatati. E poveri loro (e le loro finanze).
Onore a Chris Squire, alla sua superiore intelligenza musicale, alla sua tecnica e allo splendido suono del suo Rickenbacker.
Però invito voi che leggete a non lasciarvi impietosire e a girare alla larga da questa marcia funebre, se non siete dei veri patiti: ricordare o rendere omaggio a Squire non coincide assolutamente col comprare questo cd. Lo potete fare in mille altri modi -persino andando a vedere direttamente dal vivo quel che rimane degli Yes- restando ben lontani da questo arzigogolato disco senza anima. E ricordatevelo anche per l'avvenire, perchè con ogni probabilità in futuro ne usciranno altri di live o raccolte strappa-soldi in sua memoria come questa, con i difetti medesimi o -peggio- tristemente amplificati.