Cinque dischi nauseabondi e brutali per questa canicolare seconda metà di giugno.

Cerebral Rot – Excretion Of Mortality (20 Buck Spin)

Dopo aver edito nel 2019 un primo ottimo full-length, “Odius Descent Into Decay”, tornano all’assalto i Cerebral Rot con un disco così atrocemente sudicio che bisognerebbe indossare una tuta Hazmat soltanto per premere il tasto play. Comparando “Excretion Of Mortality” alla release precedente, appare chiaro sin dalle note introduttive che il quartetto di Seattle ha lavorato davvero molto al fine di perfezionare la natura complessiva della propria proposta, senza perdere nulla del taglio underground del debutto. La band, dunque, offre un pacchetto miasmatico di death metal consapevolmente grezzo e legato alla vecchia scuola finlandese e statunitense, che ricorda la furia brutale di Abhorrence e Cannibal Corpse. Se l’infero growl dai mille effetti di Ian Schwab sembra registrato in un’enorme grotta infestata dai pipistrelli, le asce ribassate e la velocità spesso cadenzata della batteria contribuiscono alla creazione di un’atmosfera mucosa e oppressiva, a tratti vicina alle marce immersioni doom di Asphyx e Autopsy. Un salto di qualità imbrattato di morte, decomposizione ed escrementi.

Tracce consigliate: “Vile Yolk Of Contagion”, “Spewing Purulence”, “Crowning The Disgustulent (Breed Of Repugnance)”

The Day Of The Beast – Indisputably Carnivorous (Prosthetic Records)

Firma con Prosthetic Records e quarta fatica in studio per i virginiani The Day Of The Beast, artefici di un thrash metal old school, aggressivo e radicale, spruzzato da rifiniture blackened, da un feroce death di matrice Malevolent Creation e da pillole di Gothenburg sound. Il puro Male viene canalizzato in dieci tracce prive di compromessi e ispirate a quella particolare forma di narrativa horror che predilige lo scavo della psiche umana pur non rinunciando a cruenti particolari: Clive Barker, Graham Masterson, H. P. Lovecraft e Bram Stoker rappresentano gli autori che contrassegnano il côté lirico di “Indisputably Carnivorous”, elevando di tono un lotto pensato per l’headbanging alcolico e sfrenato. I riff, tanto frenetici quanto accattivanti, non giocano troppo con le sottigliezze, preferendo il galoppo sul crinale dell’impatto e della violenza, mentre lo strategico intervento della melodia permette a questa pazza corsa verso l’abisso di fermarsi giusto in tempo, così da evitare lo schianto e, di conseguenza, una ripetizione stagnante dello schema. Elettrico e dannatamente vorticoso.

Tracce consigliate: “Indisputably Carnivorous”, “Annihilation Prayer (Shallow By The Graves)”, “Judas In Hell Be Proud”

Pestilence – Exitivm (Agonia Records)

Quando le influenze jazz iniziarono a intaccare troppo il loro technical death/thrash, i Pestilence si sciolsero una prima volta; la reunion del 2009 recò in dono tre album sperimentali piuttosto deludenti che condussero a un secondo split-up. Mai domo, il mastermind e unico membro originale rimasto Patrick Mameli decise, nel 2016, di ricomporre il gruppo, dando alle stampe un paio d’anni dopo il buon “Hadeon”, tornando a una scrittura prossima ai vecchi e notevoli “Consuming Impulse” (1989) e “Testimony Of The Ancients” (1991). Il nuovo “Exitivm”, realizzato con una formazione completamente inedita e che presenta nomi importanti della scena estrema olandese (Rutger Vaan Noordenburg, Joost Van Der Graaf, Michiel Van Der Plicht), conferma le vibrazioni positive dello scorso lavoro, risultando compatto ed esuberante, dai pezzi dal curioso titolo in latino e le pretenziose inclinazioni progressive messe all’angolo. Le canzoni, brevi e dirette, lasciano comunque trasparire le arguzie tecniche del combo, ma il tutto viene lasciato sullo sfondo, con l’intento – riuscito – di conferire orecchiabilità e groove a un amalgama dalla leggera patina sci-fi à la Voïvod. Pollice in alto.

Tracce consigliate: “Morbvs Propagationem”, “Mortifervm”, “Exitivm”

Requiem – Collapse Into Chaos (Massacre Records)

Nonostante una lunga carriera e una sfilza di opus di discreto livello, i Requiem volano ancora sotto il radar della scena death metal europea e c’è da chiedersi il perché, considerata la validità abituale del songwriting, al medesimo istante sofisticato e brutale. Nel settimo sigillo in studio, “Collapse Into Chaos”, gli svizzeri confermano tale doppia cifra stilistica: da un lato una musica carica di tensione e che colpisce in pieno viso, dall’altro dei testi capaci di indagare sulla crisi di valori delle relazioni interpersonali e sull’utilizzo compulsivo dei social network. Malgrado qualche falla nella produzione, specialmente per quanto concerne il missaggio della voce di Michi Kuster e dei pattern del drumkit, il platter testimonia come il quintetto sembri crescere gradualmente a ogni tappa, anche grazie all’innesto di granelli di black metal, crust punk e thrash all’interno di un sound atonale e dritto, debitore più della scena americana che di quella continentale, e nel quale non mancano linee groovy di chitarra e fredde cateratte eufoniche. Modernariato purista.

Tracce consigliate: “Collapse Into Chaos”, “Mind Rape”, “New World Dystopia”

Stench Collector – Effluviatorum Du Jour (Ridefining Darkness Records)

Un mattatoio che odora di liquami, pus e sporco il presente “Effluviatorum Du Jour”, EP di debutto per gli Stench Collector, creatura proveniente da Providence, città natale di H. P. Lovecraft. Laddove gli incubi metafisici dello scrittore nordamericano non paiono galleggiare tra le righe del putrido death metal del duo, di certo le immagini raccapriccianti da loro evocate provocano il medesimo terrore delle figure mitologiche che infestano l’universo lovecraftiano. Influenzati da Carcass, Impertigo, Pungent Stench e soprattutto Autopsy, la giovane formazione a stelle e strisce convince sia quando pigia il piede sull’acceleratore senza ricorrere alla follia del blast beat, sia nei momenti più lenti, densi di atmosfera e profondamente selvaggi. Una macelleria cupa e maligna costruita con semplicità ed efficacia, figlia degenere dello storico “Mental Funeral” (1991), ma lontana da sterili derive imitative: diciassette minuti di durata che vomitano budella e frattaglie varie, perfetti per un cortometraggio sugli zombie ricco di dettagli splatter. Rigurgiti a fiotti.

Tracce consigliate: “Gutworm”, “Bile Container”, “Eye Socket Maggots”

Comments are closed.