And everybody that I talk to is like ‘Wow, must be really hard to figure what to do now’
Well thank you genius, you think it’ll be a challenge? Only my life’s work hanging in the fucking balance”
(Over Again, Mike Shinoda, 2018)

Caro Mike,

Ricordo bene l’estate 2017. È stato un dei periodi in cui la mia vita è cambiata. Sono successe principalmente due cose che mi hanno fatto definitivamente entrare nel mondo degli adulti. La prima è stata il fatto di essermi laureato e aver iniziato a lavorare, la seconda è stata il dover accettare che i nostri eroi non hanno i superpoteri e – vedendola in modo un po’ infantile – possono venirci strappati come qualsiasi altra persona, che noi siamo pronti o meno. Tu all’epoca eri già un adulto da un pezzo, ma hai comunque dovuto imparare questa cosa a tue spese, un po’ come tutti noi.

Quello che ricordo maggiormente di quella sera – che spesso preferirei dimenticare – è stata la telefonata con un’altra persona che mi potesse comprendere e la mia frase lapidaria riguardo a quello che era appena successo: “È tutto finito.” Ok, forse per me erano parole un po’ troppo melodrammatiche ripensandoci a posteriori. Ma è anche vero che tutti abbiamo dei punti di riferimento nella vita – sì, una band musicale e tutto l’universo di emozioni, amici, eventi e quello che la circonda è un punto di riferimento – e vedermene privare di uno, in un momento così delicato della vita, è stato come vedersi tolto il pavimento da sotto i piedi.

LinkinPark2014

È inutile negarlo, tutti ci siamo sentiti così, ma quello che la gente spesso fa fatica a fare è uscire dal proprio involucro e cercare di capire come si sente un’altra persona, cosa sta provando, quali sono i motivi per cui prende determinate decisioni e si comporta in un altro modo. Ed è per questo che mi piace molto riportare la tua citazione che ho messo in cima a questa lettera. Noi abbiamo perso un punto di riferimento, tu, oltre ad aver perso quello stesso punto di riferimento, hai perso tutto quello per cui hai lavorato una vita intera. Sembra facile da fan pensare di avere la verità a portata di mano, ma la realtà dei fatti è che non è facile quando sei il leader di una delle più grandi rock band della nostra epoca e da un giorno all’altro ti crolla tutto intorno e ti trovi senza l’eroe di un’intera generazione, con cui avevi condiviso tutto. E soprattutto, una volta elaborato il lutto e capito come affrontare la situazione, è praticamente impossibile rispettare le esigenze e i sentimenti di una fanbase composta da decine di milioni di persone.

Lo ammetto candidamente, io ero tra le persone che fino a pochi mesi fa pensava che i Linkin Park non sarebbero mai tornati. Non pensavo che non dovessero tornare – la decisione a riguardo era solo tua e dei tuoi compagni –, avevo semplicemente paura di tutto quello che avrebbe scatenato in me – e non solo – il vedervi di nuovo in pista. Perché diciamolo chiaramente, in nessun modo avresti potuto prendere decisioni che mettessero tutti d’accordo – sfortunatamente neanche tu hai i superpoteri. Cito di nuovo la tua “Over Again” per dire che il solo pensiero di rivedervi in modo diverso mi faceva venire la nausea. Ma poi l’altra sera mi sono messo davanti alla tv, vi ho visti esibirvi con Emily e Colin, ho provato una montagna di emozioni contrastanti e alla fine, una volta spento tutto e messa la testa sul cuscino ho pensato a quanto tutto questo mi fosse mancato.

È stato bello rendersi conto di come tu abbia preso le decisioni più ragionevoli (impossibili classificarle come giuste o sbagliate in questo contesto), elaborando tutte le sensazioni negative, aspettando che i tempi fossero maturi e scegliendo dei componenti con cui ripartire veramente “From Zero” e che non siano in alcun modo dei sostituti – anche perché immagino che tu sia il primo a non volere sostituti, questo è evidente.

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Foto: James Minchin III

Ma la cosa più bella per quanto mi riguarda è stato rendersi conto che no, non era tutto finito. Il mio punto di riferimento c’è ancora e posso ancora camminare sul pavimento senza che si muova troppo. Immagino che anche per te sia stato molto bello scoprire queste cose durante tutto il processo che dagli ultimi anni ti ha portato a oggi. Immagino che anche la tua mente – come la mia e quella di chiunque stesse inconsapevolmente aspettando questo momento da tempo – in queste ore stia correndo a 300 all’ora, pensando al tour, all’album e a quello che succederà in futuro. Ma poi mi viene in mente un’altra cosa saggia che hai detto tu stesso, pochi giorni dopo che la nostra vita è cambiata nel 2017, mentre attraversavi le fasi del lutto come se fossi sulle montagne russe: “one step at a time”. Non si possono condensare le aspettative di sette anni in poche ore e in una canzone – che sì, è bella ed è decisamente Linkin Park. Ora che abbiamo un pavimento stabile mettiamo i piedi per terra e facciamo un passo alla volta, tra nuovo album, tour e tutto quello che sarà.

I Linkin Park sono tornati e questa è la notizia di cui io e ormai più di un’intera generazione avevamo bisogno. Quello che c’è da fare ora è cercare di tenere a freno i pensieri e godersi questo ritorno un passo alla volta. Le canzoni e gli album, poi, potranno piacere o meno, ma quello è un fatto che conta relativamente. Quello che conta è che non è tutto finito. Grazie per averlo insegnato innanzitutto a te stesso e ai tuoi compagni di band, poi a noi.

Ci vediamo in tour.

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