Chiunque si professi amante del metal estremo, non avrà potuto non notare l’evento di inizio dicembre in cui, sul palco del Largo Venue di Roma, si sono avvicendate tre band di primissimo livello. Se agli argentini In Element toccava aprire le danze con il loro melodic death metal, il grosso dell’attesa era senza dubbio riservato al death più old school dei Krisiun ed allo show dei Nile, headliner di una serata che si preannunciava ad elevato numero di bpm.

Arrivando alla location in concomitanza con il soundcheck dei Krisiun, una cosa appare subito chiara: non ci sarà alcun risparmio di decibel. I suoni sono altissimi, soverchiando i timpani anche di coloro che si trovavano a maggior distanza dal palco ed udibili anche all’esterno del locale, nonostante l’insonorizzazione. Non apparteniamo al partito per cui i volumi sono direttamente proporzionali all’intensità dello show, ma questo non ha influito sulla performance della band dei fratelli Kolesne, che si presenta sul palco con una tripletta non da poco: “Kings of Killing”, “Swords Into Flesh” e “Combustion Inferno”. Questi pezzi sono un corposissimo antipasto di quanto giungerà di lì a breve, mostrando quelle che sono le influenze che, dal 1990, hanno plasmato il sound del trio di Porto Alegre, una su tutte: i Morbid Angel.

Se il rifferama e gli assoli di Moyses Kolesne sembrano provenire direttamente dai migliori lavori della band poc’anzi menzionata, i ruggiti gutturali di Alex Camargo si collocano a metà strada tra la vocalità di Dave Vincent e quella di Tom Angelripper dei Sodom, altro riferimento dei Krisiun; tuttavia, come testimonia anche “Descending Abomination”, non mancheranno rimandi anche a sonorità care agli Slayer che, più di tutti gli altri gruppi, hanno contribuito in maniera cruciale alla nascita del death metal.

Lo show prosegue a tutta velocità e senza alcun intoppo, con Camargo che si lascia trascinare dall’entusiasmo di una folla che, sulle note di “Descending Abomination”, mostra i primi accenni di un pogo che, di lì a seguire, crescerà sempre più in intensità. “Vengeance’s Revelation” viene eseguita col piede saldamente incollato all’acceleratore, fornendo ancora più mordente ad uno show che sembra non conoscere pause, ma senza perdere un’oncia di intensità e, soprattutto, di precisione.

“Necronomical”, con il suo incipit più marziale e cadenzato, ci concede un attimo di pausa dal moshing, ma solo per pochi istanti, prima di aumentare nuovamente il numero di giri e ricordarci che, sotto i 200 bpm, non è death metal. “Apocalyptic Victory”, “Serprent Messiah” e “Hatred Inherit” chiudono uno show senza sbavature, capace di coinvolgere un pubblico già numeroso ed “ammorbidendolo” quel tanto che basta per il main act della serata.

Alle 22.20, con una precisione quasi svizzera, inizia lo show dei Nile e, sin dalle prime note di “Sacrifice Unto Sebek”, si ha l’impressione di essere davanti ad una delle istituzioni del death metal, per tutta una serie di ragioni che spiegheremo in seguito. “Defiling the Gates of Ishtar”, insieme al pezzo precedente, è il miglior biglietto da visita che la band statunitense potesse presentare ai suoi fan: riff tanto taglienti quanto chirurgici, energie profuse in quantità industriale e nessuna voglia di fare prigionieri. Nonostante una formazione con diversi nuovi innesti, Karl Sanders e soci sembrano essere in forma smagliante, e “Kafir” ne è l’esempio lampante; il pezzo, primo estratto da “Those Whom the Gods Detest”, è la summa del sound dei Nile, composto in egual misura da tecnica e velocità, senza però disdegnare quelle atmosfere e quelle melodie che hanno da sempre contraddistinto il gruppo dai suoi illustri colleghi.

“Call of Destruction” continua a scatenare il moshing più forsennato e, subito dopo, è la volta di “Long Shadows of Dread”, primo di due pezzi di “Vile Nilotic Rites”, l’ultimo disco del combo di Greenville che, nonostante i quasi 30 anni di carriera, sembra essere benedetto da una costante ispirazione. Scott Eames e Julian Guillen, le due “nuove leve” dei Nile, riescono a non far rimpiangere i loro illustri predecessori, sferzando senza sosta le corde dei loro strumenti e contribuendo ad arricchire le strofe con gli scream ed i growl più ferali di cui sono capaci.

E per quanto riguarda la “vecchia guardia”? Sua maestà Karl Sanders è la solita macchina da riff, capace di sprigionare energia con lo stesso entusiasmo di sempre, tenendo testa a schiere di musicisti molto più giovani, e pezzi come “In the Name of Amun” e “Lashed to the Slave Stick” ne sono una prova lampante. E che dire di George Kollias? C’è ancora qualcosa che non sia stato detto su questo musicista? Potremmo essere banali e ripetitivi, ma se oggi, nel 2022, dovessimo indicare il miglior batterista di questo genere di musica, la nostra scelta non potrebbe che ricadere sul batterista greco. In circa un’ora ed un quarto di set, il drumming di Kollias è stato impeccabile, forsennato ma non per questo privo del tocco che da sempre lo contraddistingue. Se non ci credete, i paradiddle eseguiti sulla campana del ride su un tappeto di doppia cassa ad oltre 200 bpm sono lì a dimostrare il talento di un titano del death metal.

“Vile Nilotic Rites” ed “Annihilation of the Wicked” rappresentano la magnificenza del repertorio dei Nile, più o meno recente; “Sarcophagus” e “4th Arra of Dagon” sono il preludio alla oramai imminente chiusura dello show, affidata alla collaudatissima “Black Seeds of Vengeance”.

Non appena i volumi si abbassano, si ha il tempo di metabolizzare quanto ascoltato in una serata tutta a base di death metal. Se i Krisiun hanno messo in piedi uno show di primissimo rilievo, la performance dei Nile ha avuto un impatto ancora più travolgente, riuscendo a trascinare praticamente tutti i presenti accorsi allo show, grazie all’estro di musicisti tanto talentuose e, forse, un po’ sottovalutati. Torniamo a casa con una sola consapevolezza: nel panorama estremo, Karl Sanders e compagni hanno ribadito di avere pochi rivali; d’altra parte, solo pochi possono contare sull’immortale favore degli Dei egizi.

Setlist Krisiun

Kings of Killing
Swords Into Flesh
Combustion Inferno
Scourge of the Enthroned
Descending Abomination
Vengeance’s Revelation
Necronomical
Apocalyptic Victory
Serpent Messiah
Hatred Inherit

Setlist Nile

Sacrifice Unto Sebek
Defiling the Gates of Ishtar
Kafir!
Call to Destruction
Long Shadows of Dread
In the Name of Amun
Lashed to the Slave Stick
The Howling of the Jinn
Vile Nilotic Rites
Annihilation of the Wicked
Sarcophagus
4th Arra of Dagon
Black Seeds of Vengeance

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