Steve Vai (Steve Vai)
Abbiamo raggiunto telefonicamente il grandissimo Steve Vai in occasione della première del suo nuovo lavoro, il live "Where The Wild Things Are". Avere all'altro capo della cornetta un musicista del calibro di Steve non è proprio cosa da tutti i giorni e l'emozione iniziale è stata subito spazzata via dalla splendida disponibilità e umiltà di Steve, un vero signore della Musica. Buona lettura.
Articolo a cura di Stefano Risso - Pubblicata in data: 07/10/09

Ciao Steve, benvenuto su SpazioRock.it. È un grandissimo onore per noi averti sulle nostre pagine, come stai?

Ciao, è un piacere poter parlare con te e con l'Italia. Sto molto bene e tra pochi giorni pubblicherò un nuovo DVD, un live dell'ultimo tour. È un live molto speciale perché vi hanno partecipato anche due violinisti come Alex e Ann Marie, è qualcosa che non avevo mai fatto prima. Abbiamo registrato il concerto a Minneapolis, allo State Theater... Sono molto eccitato per questo live DVD.

Bene, cominciamo subito a parlare di “Where The Wild Things Are”. Quando hai preso la decisione di realizzare questo lavoro? Che poi non è un classico live, visto che ci sono anche dei brani inediti. Giusto?

Sì, le tracce inedite non sono tante. Diciamo che sono brani scritti appositamente per lo show. Il concerto è stato ripreso interamente e dall'inizio alla fine non ci sono interruzioni. Pensando a come realizzarlo mi sono chiesto cosa mi sarebbe piaciuto vedere. Mi sono circondato di musicisti fantastici, non volevo che fosse un vero e proprio evento musicale... Quello è qualcosa che ho già fatto in passato. Volevo che fosse qualcosa di accessibile, adatto a tutti, sia ai musicisti, sia a chi non suona alcuno strumento; volevo un show molto dinamico, pieno di energia, creare qualcosa che la gente potesse accogliere senza difficoltà, in modo da percepirne il feeling. E... ci siamo riusciti.

stevevai_intervista_2009_03Infatti appena ho inserito il DVD nel lettore ho pensato subito che un tuo fan dovrebbe assolutamente comprare questo live. Perché ascoltare la tua musica è un conto e sappiamo tutti cosa si prova. Ma guardarvi tutti sul palco, assaporare pienamente le emozioni che trasmettete, l'energia dell'esibizione, oltre alla vostra bravura, è qualcosa di impagabile, molto meglio che ascoltarvi solamente.

Molta gente mi ha detto la stessa cosa e lo capisco. Sai, quando sono in studio penso molto di più al prodotto... Alla produzione... Ma quando sei in concerto è tutto molto diverso, perché siamo come una famiglia. Tutti quanti nella band sono contenti, vedono l'opportunità di poter suonare come un grande privilegio. Musicisti felici di fare la cosa che amano di più al mondo. E questo si percepisce durante la performance, sono tutti molto professionali, quindi non ho bisogno di fare il leader della situazione e magari intimorirli o farli diventare timidi. Ripeto siamo come una famiglia e si vede.

Volevo proprio chiederti se hai dato qualche suggerimento al regista, perché la qualità delle inquadrature è davvero ottima. Non sei solo tu sul palco, l'unico protagonista, ma vengono valorizzati tutti i tuoi compagni nella band...

Certo. Come ho detto sono tutti dei grandi professionisti e sanno come esprimersi e creare quel “momento magico” sul palco, sono persone felici. Ho eseguito io la regia dell'intero show, seguendo quella che è la mia visione... Che è la cosa migliore del mio lavoro, la totale libertà.

Allora ti rinnovo i complimenti, anche perché al giorno d'oggi escono una marea di DVD che si dimenticano dei contenuti. Si esagera con i dietro le quinte, con i vari “bonus material”, non si hanno veri concerti dall'inizio alla fine senza interruzioni, invece in “Where The Wild Things Are” il vero focus è il concerto.

Un sacco di persone lavorano in modo differente. Per quello che mi riguarda ho lavorato secondo i miei gusti, immaginando cosa mi sarebbe piaciuto vedere. Un fan di Vai si siede, si guarda il concerto in tutta tranquillità e vede queste persone che si esibiscono al meglio delle loro possibilità. È un messaggio molto positivo. È una cosa molto importante poter proporre l'intero concerto, come lo conduco io... Di solito cerco di superarmi sempre, andare “over the top”. Ma questa volta ho voluto essere molto più semplice, dare la possibilità alla band di farsi conoscere con delle brevi interviste. C'è solo un parte dell'esibizione, "The Murder", dove sono andato in cabina di regia e mi sono divertito con un sacco di effetti, Ma per il resto la mia idea era di presentare solamente uno show...

Un'ulteriore prova della grande professionalità di cui parlavi è il fatto che “Where The Wild Things Are” è disponibile anche in BLU-RAY, non proprio una cosa comune...

Sì, non ce ne sono molti perché è molto costoso realizzare un prodotto in alta definizione. La maggior parte delle case discografiche, quando pubblicano un DVD, pensano solo al numero di copie che potranno vendere. Non avrebbe senso mettere sul mercato un BLU-RAY per un concerto rock, perché non riuscirebbero a vedere a sufficienza per rientrare nelle spese. Ma io l'ho pubblicato con la mia label e so a cosa vado incontro. Quando ho lavorato per questo DVD, l'ho fatto da subito in alta definizione e quando l'ho visto finito... Le immagini sono così differenti, i colori così brillanti... Io devo fare sempre del mio meglio e il meglio è presentare la miglior qualità possibile. Dopo aver registrato il concerto, siamo stati in studio per lavorarci sopra circa trenta giorni, dalle dodici alle quindici ore al giorno. Abbiamo lavorato sodo per far sì che il concerto suonasse come un vero “momento musicale”. Ho speso moltissimo tempo durante l'editing, valutando le inquadrature di tutte le telecamere possibili, tutti i colori, tutti i suoni e poi li ho mixati insieme. È stato un processo di mixaggio lunghissimo e ho fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e in tutti i modi possibili per mixare in digitale tutto il sound, per avere la massima qualità possibile. Devo dire che ho raggiunto una qualità del suono che non mai avuto prima, ho sperimentato tutto il possibile. Poi come ti ho detto, non so se riavrò indietro i miei soldi che ho investito su questo prodotto, ma io so che ho fatto tutto al meglio delle mie possibilità. È un po' come la storia di Vincent Van Gogh, che sin da quando era un giovane pittore, fino alla fine della sua carriera, non aveva soldi, non aveva una carriera “reale”, la gente non comprendeva la sua arte. Ma lui ha sempre dipinto al meglio e come lo desiderava e ha dipinto i migliori quadri di sempre. E per un ragazzo senza mezzi, fare il meglio possibile è il massimo. Ora io non voglio paragonarmi a Van Gogh... Ahahah...

Beh, non è male “il Van Gogh della chitarra...”

Ahahah... Questa storia mi ha colpito molto.

 

stevevai_intervista_2009_04
 

 

Parlando dei tuoi compagni nella band, bisogna dire che sono tutti musicisti straordinari, ma sono rimasto molto colpito dai due violinisti/tastieristi Alex e Ann Marie. Come mai hai scelto di utilizzare dei violini per il concerto?

Mmmm... Il mio progetto precedente è stato un album registrato con un'intera orchestra e mi ha preso un sacco di tempo per realizzarlo, circa due anni. Questa volta non dovevo scrivere un nuovo album, ma dovevo subito partire con un tour e dovevo mettere insieme una band. Quando faccio qualcosa di nuovo cerco sempre di sfidarmi e mi sono detto: “Facciamo qualcosa di diverso, qualcosa mai fatto sino ad ora da me e probabilmente da nessuno”. Così ho riflettuto e mi è venuta l'idea di inserire dei violini nella band. Ho cominciato le audizioni ed ero triste perché non riuscivo a trovare dei musicisti che avessero affinità con la mia musica, dei violinisti “metal-shredder”. Erano tutti bravissimi, sapevano leggere la musica perfettamente, ma noi siamo una rock band, ed essendo violinisti classici non sapevano cosa fare quando era il momento di fare rock and roll...  Così scoprii Alex DePue, ho visto qualche suo video su YouTube e sono rimasto sbalordito! Era proprio quello che cercavo. Successivamente incontrai questa ragazza del Middle West, che mi disse di essere una violinista, che desiderava suonare con me ecc... Ma le dissi che avevo già assunto qualcuno. Ma lei desiderava veramente suonare con noi, così le fatto un'audizione, le ho dato da suonare una parte veramente difficile e mi ha stupito. A dire il vero, la prima volta che l'ho vista ho pensato: “Una ragazza così bella non può essere capace di suonare”... Ahahah... Ma avevo torto... Lei è una fantastica... fantastica (ripetuto due volte con grande enfasi. Ndr) musicista e si è amalgamata alla perfezione con l'altro violinista. Per me è stato splendido, come avere un angelo da un lato e un diavolo dall'altro e sono davvero felice di aver raggiunto il mio obiettivo iniziale.

A proposito di orchestra, cosa si prova a sentire un'intera orchestra suonare la tua musica?

Incredibile. Quello show a cui fai riferimento era composto da due elementi: una parte era con me che suonavo con l'orchestra pezzi del mio repertorio; è stato difficile perché un chitarrista non è abituato a questo e ho dovuto stare ad ascoltare tutti i musicisti con un orecchio differente dal normale. È stata una sensazione incredibile; la seconda parte l'ho sentita in mezzo al pubblico, ed è stata un'esperienza unica. Perché quando componi, immagini la musica nella tua testa, scrivi su un pezzo di carta e decidi cosa va bene o male, se sono buone idee... Ma sentire la tua musica eseguita da un'intera orchestra è come il giorno di Natale ahaha... Sai? La mattina di Natale quando ti svegli e corri ad aprire i regali? Ecco.

Questa forse è la più grande differenza tra te e tanti altri guitar heroes, con una tecnica pazzesca, ma che non curano troppo la scrittura. Tu non solo sei un musicista, ma sei anche un compositore e probabilmente quando scrivi ti immedesimi maggiormente in quelli che ti ascolteranno...

Credo che tutti provino a fare questo. Io non sono mai stato in competizione con nessuno... Mi sono sempre considerato abbastanza bravo, ci sono musicisti migliori di me e non mi sono mai sentito bravo abbastanza... E questo ti spinge a fare sempre di meglio e competo con me stesso. Quando mi vengono buone idee, non bado ad altre cose al di fuori della musica, rifletto sulle mie influenze che puoi ascoltare in tutti miei lavori. Non penso mai a cosa la gente pensi che io debba fare, perché sarebbe come porsi dei limiti. Sono stato criticato perché molta gente ritiene che un chitarrista debba fare necessariamente solo alcune cose e non possa cantare, non possa comporre, non possa ballare, non possa cambiarsi i vestiti sul palco, non possa giocare, non possa avere dei violini nella band, non possa fare quello che vuole. Perché no? Loro non dovrebbero pensare queste cose invece.

 

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Questo si riflette nella tua musica... Questo senso di libertà, di forza, di gioia, che si percepisce tra le tue note, tra gli assoli... Una carica vitale, spirituale... Non neanche bene come spiegarlo... Questo credo sia la migliore qualità della tua musica.

Grazie mille, è il miglior complimento che abbia mai sentito. Grazie, quello è l'obiettivo.

(A questo punto Steve ci informa gentilmente che il tempo a nostra disposizione sta finendo e ci concede ancora una sola domanda. Ndr).

Tu hai collaborato con moltissimi artisti. Circa due anni fa hai lavorato con un famoso cantante italiano, Eros Ramazzotti, nel suo brano “Dove c'è Musica” per una raccolta dei suoi successi. Sono rimasto sorpreso da questa collaborazione...

Ero sorpreso come lo era la gente. È arrivata la richiesta e ho capito che il progetto era interessante. Mi dissero di ascoltare la canzone e che volevano una versione totalmente riscritta e registrata; così ho mandato il pezzo a Eros. Mi è piaciuta la sua voce, mi hanno dato totale libertà di fare ciò che volevo, ed è stato interessante per me. È un bravo ragazzo e mi ha fatto piacere partecipare a questo progetto. A dire il vero non sapevo quanto fosse famoso, ma ho apprezzato la sua decisione di darmi carta bianca ed è rimasto contento di come è venuta la canzone. È venuto anche a casa mia... Per la verità non l'ho riconosciuto, credevo fosse uno della sua organizzazione ahahah... Ma è stato molto gentile, abbiamo improvvisato alla chitarra e mi ha stupito che sapesse suonare abbastanza bene, è un vero fan della chitarra.

Ok Steve abbiamo finito. È stato un grandissimo onore davvero. Se vuoi salutare i nostri lettori...

Piacere mio (in italiano. Ndr). È un onore per me essere seguito dall'Italia. Ci sono stato per il tour di Alien Love Secrets ed è il mio Paese preferito dove recarmi. Gli italiani sono così passionali, sono persone amorevoli, fantastiche, e sono felice che gli italiani possano percepire la mia passione che metto nella musica, forse perché sono un po' italiano anche io. Amo tutti i miei fan italiani e non vedo l'ora di ritornarci. Grazie Stefano.   




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