Verdena (Alberto Ferrari)
Vi confesserò: avevo un forte timore nei riguardi di questa intervista. Vuoi per l’aura che circonda i Verdena (un misto di deferente devozione sia da parte dei fan che dei media), vuoi perché Alberto in effetti un po’ l’aura da artista maledetto ce l’ha, vuoi perché il successo dell’ultimo “WOW” è a dir poco eclatante, fatto sta che avevo paura di trovarmi ad interloquire con una persona distante e poco incline a rispondere ai deliri del sottoscritto. Invece, mi sono trovato a fare una piacevolissima chiacchierata con un Alberto sì molto stanco per i doveri promozionali della giornata, ma ciononostante assai incline a rispondere ad ogni mio quesito. Vi lascio quindi in compagnia del resoconto della nostra chiacchierata: spero che l’intervista possa soddisfarvi la metà di quanto ha soddisfatto me farla.
Articolo a cura di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 09/02/11

Cominciamo parlando del tour: come sono andate le prime date? So che avete avuto qualche problema in quel di Pescara…

Eh, a Pescara è saltata per inagibilità, il promoter ha fatto qualche cazzata e noi siamo arrivati lì…abbiamo persino montato il palco e tutto, poi è arrivata la giunta e fa: “no, voi qui non potete suonare”, e allora noi giustamente ce ne siamo andati.

A parte questo tutto il resto sta andando bene?

Sì, il resto tutto bene…sin troppo! Non pensavamo di fare tutti questi sold-out, di avere tutta questa gente a vederci, cazzo!

Eh, e il secondo posto in classifica ad una settimana dall’uscita del nuovo disco come l’hai presa?


Mah, quello noi siamo abbastanza abituati: ogni nostro nuovo disco, quando esce, generalmente si piazza tra i primi dieci. Questo, in effetti, è arrivato dritto al secondo posto, e noi nei primi tre non siamo mai arrivati…però sì, di arrivare tra i primi dieci ce lo aspettavamo, perché abbiamo un pubblico che mangia, che fa “Gwaurgh!”

(risate) Il “culto Verdena”!

Esatto!

Cominciando a parlare del vostro nuovo disco, già in “Requiem” il minutaggio era bello abbondante, qui addirittura due dischi: non temete di essere accusati di prolissità?

(ride) no beh, essere accusati addirittura no…comunque non penso, non temiamo tutti ciò.

E come mai due dischi?


Mah…innanzitutto, non era premeditata questa cosa: volevamo fare un solo disco, normalmente. Poi ci siamo detti: “Va bene, cominciamo a registrare un po’ di pezzi, che poi scegliamo i più belli alla fine”, poi fai di qui, dai di là, ti metti a fare tutte le sovraincisioni che escono da paura…e finisci che ti innamori di tutti i pezzi, non siamo riusciti poi a selezionarli. Mi pare che siamo riusciti a togliere tre o quattro brani, tutto il resto…era davvero impossibile, perché è come se la scaletta stesse in piedi così. Io ho provato anche alla fine a togliere un brano o due…ma non c’è proprio storia: il disco è così, e quella del doppio cd era l’unica via che potevamo prendere perché l’opera suonasse proprio come volevamo noi.

Senti: “WOW” l’ho trovato luminoso, con tantissima melodia, tanto pop anni’70 che sento dentro le canzoni; “Requiem”, invece, era l’esatto opposto: oscuro, ferale, rabbioso…come mai questo cambiamento radicale?

Perché siamo noi i primi a nausearci con i nostri stessi dischi! (risate generali) Quindi, cerchiamo di andare sempre in una direzione opposta rispetto a quello che facevamo prima…che non è una cosa che studiamo a priori, ci tengo a precisarlo: viene proprio naturalmente. Semplicemente, ci allontaniamo da quello che abbiamo fatto in passato. Poi, il pianoforte è stata una new entry pazzesca per me.

Infatti c’è tantissimo piano in questo album, che però già prima tu suonavi, giusto?

No: suonavo sì il piano, ma non ho mai composto un pezzo utilizzando questo strumento prima di scrivere per questo album. E devo dire che è stato molto produttivo.

verdena_int2011_03Tutta questa positività nella tua musica non c’entra proprio nulla col fatto che sei diventato padre di recente?

Indubbiamente anche quello c’entra, sicuramente…sì, ma anche….diciamo che non ho ben capito dove c’entra, in quale modo cioè tutto questo mi si sia infilato a livello di subconscio per poi essere trascritto nel disco, ma sono sicuro che c’entra. Anche perché è stata una delle cose più meravigliose della mia vita, direi.

Ho ancora due cosucce da chiederti sul nuovo disco. La prima riguarda la simbologia medievale che accompagna ogni singolo brano dentro il libretto. Dietro, dove ci sono le tracce, c’è un occhio che sta per essere perforato. Volevo chiederti: ha un senso tutto questo?

Mah, non c’è nessun significato relativo all’occhio in particolare, ma c’è una ricerca del contrasto che accompagna ogni singola immagine del libretto. Per dire: dentro il cd ci sono immagini di scampagnate con gli amici…ma anche la raffigurazione di un gatto morto! (risate generali) Diciamo che volevamo fare una cosa molto “su e giù”, dato che anche il disco è una cosa che va molto “su e giù”, con atmosfere in continuo cambiamento. Insomma: cerchiamo sempre di mandare tutto a puttane, non c’è mai un filo conduttore.

Diciamo che cercate sempre di sorprendere, voi stessi in primis…

Soprattutto noi stessi, perché altrimenti non sarebbe divertente!

La seconda cosa del nuovo disco che vorrei sapere, molto banalmente, è: perché si intitola”WOW”?

Un po’ è perché volevamo un palindromo, un po’ volevamo un titolo corto e un po’ volevamo un titolo che scherzasse la seriosità del precedente “Requiem”, un titolo che mandasse anche lui il disco da un’altra parte, e devo dire che effettivamente “WOW” è un titolo che ha colorato molto il disco. Se lo avessi intitolato una cosa del tipo “La Morte Nera”, sarebbe inevitabilmente suonato come un disco oscuro a prescindere, invece il titolo “WOW” dà quel chiarore che è giusto appartenga a quest’opera, perché è, in effetti, più chiara.   

La vostra lineup è oramai più che consolidata, ma in passato i Verdena furono anche un quartetto – come quando c’era Fidel Fogaroli alle tastiere, ad esempio. Esperimenti destinati a non ripetersi mai più, quelli di includere nuove persone nella band?

No no, siamo in quattro già adesso!

Ecco, l’avevo letto sulla Wikipedia ma non ci volevo credere! Raccontami tutto!

Sì. Il ragazzo è anche già sulle locandine del tour: si chiama Omid Jazi, è un ragazzo che suonava in un gruppo che si chiama Water In Face e poi Supravisitor; eravamo innamorati di ‘sto gruppo, no? Continuavamo a dirci: “cazzo, quello lì sarebbe troppo perfetto per suonare con noi!” Ha proprio il nostro stesso stile, lo stesso gusto, una bella voce, sa suonare di tutto: chitarra, piano e tutto quanto…però aveva ‘sto cazzo di gruppo, che adesso ha mollato perché con loro non combinava niente…sfortunatamente per lui, perché erano veramente bravi…e così ce lo siamo presi proprio alla grande! (ride)

E immagino che vi darà anche una grossa mano durante i concerti, visto che il suono di “WOW” è davvero molto ricco…

Infatti, serviva assolutamente un quarto per portare questo disco dal vivo…anzi: ne servirebbe anche un quinto, per farlo proprio giusto-giusto…però ci accontentiamo del quarto, diciamo.

…per adesso!


Per adesso, esatto!...Però ti dico che non sappiamo se Omid resterà con noi in pianta stabile. Per adesso, è fondamentale per questa tournee, se ci troveremo bene vedremo di includerlo ufficialmente nella band in futuro.

Sul vostro metodo di lavoro: voi siete solidi fare un disco, fate un sacco di casino, aumentate le fila di chi vi ama e di chi vi loda sui media, poi sparite, all’improvviso come siete venuti, fino al nuovo disco, dove fate ancora più casino…

Esatto! (ride)

Ecco ma.. Cosa segna queste due fasi così distinte e nette della vostra vita come band e come esseri umani?

Non è un processo così automatico: per questo disco siamo spariti per tre anni, ma io spero che non ricapiti più un intervallo così lungo. Però sai…è la soddisfazione che viene a mancare che determina questo distacco: solo quando sono veramente soddisfatto e so che il disco è pronto, solo allora i Verdena sono pronti a tornare a suonare dal vivo. Perché…perché non mi interessa: per me è importante che ci sia il disco, che lo possa stampare, e solo allora posso andare dal vivo in mezzo alla gente.  

Senti, ma è vero che nel vostro pollaio, come definite il vostro studio di registrazione ai piedi del monte Misma, non è ammessa nessuna strumentazione digitale?

No, non è assolutamente vero, anzi: io sono apertissimo a qualsiasi cosa. Lavoriamo in analogico perché abbiamo a disposizione una bella macchina che bisogna far lavorare finché va’. Poi, un giorno inevitabilmente morirà, e allora anche noi passeremo al digitale. Speriamo comunque che succeda il più tardi possibile perché questo assetto attuale di strumentazione suona davvero bene, però…per dirti: il piano che uso su “WOW” è digitale, le tastiere sono tutte digitali perché puoi ben immaginare che sia difficile prendere un pianoforte vero e, che so, attaccarlo ad un distorsore! (risate)

 

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Decisamente! Invece, parlando da bergamasco a bergamasco: mi dici cosa ti piace di più della nostra città?

…Città Alta! E’ bella, tranquilla, la gente che ci sta dentro è fuori! (risate) Bello bello!

E’ il lato cosmopolita di Bergamo, in effetti.

Esatto, la Roby (Roberta Sammarella, bassista della band n.d.r.) ci ha lavorato molto in Città Alta, faceva la barista lì.

Ah sì, me l’hanno detto. Sai, conosco un sacco di gente che vi conosce, sono ripieno di leggende metropolitane sul vostro conto! Se vuoi te ne sparo una così, al volo…

Vai!

Ma è vero che tu scrivi i testi pescando le parole da un cappello e poi le metti insieme a caso…

(grosse risate) No, assolutamente! Anzi: i testi sono una cosa estremamente studiata. E’ un delirio per me scrivere i testi…ogni parola, anche l’interpretazione: tutto quello che esce dalla mia voce è molto più studiato di qualsiasi parte di chitarra o di piano, pensa.

Però sai che c’è una pagina Facebook dedicata esclusivamente alle parole che ti inventi nei testi?


(risata) Sì sì, beh…Neologismi!

E che ha tipo più di 1.500 fan? Come ti fa sentire questa cosa?


Beh, non posso che riconoscere il vero: io sono un inventore di parole! (ride) Diciamo che, quando non trovo una parola che possa suonare giusta dentro il pezzo, io ci metto un neologismo. L’importante è che io mi senta bene con quello che canto e, non so bene nemmeno io per quale motivo, ma mi sento fantastico in quello che canto, mi ci trovo davvero bene dentro…un po’ come se fosse la mia pelle.

Ecco, forse in questo tuo inventare le parole, o scrivere testi disconnessi ma perfettamente aderenti…trovo molte cose in comune tra questo modo di lavorare e quello di Jònsi dentro i Sigur Ròs…

Ecco, bravo, esatto: è proprio così. Loro, se non sbaglio, continuano a dire la parola “Iussai” o qualcosa del genere…Iusssaaaai! (Alberto mi fa un falsetto imitando Jònsi N.d.r.) Cazzo, è pazzesco: è solo quella parola, cazzo! (risate) Per me non ci sono regole in nessun campo nell’arte, quindi sono contento quando succedono queste cose pazze!

Abbiamo accennato prima al vostro successo: ascoltando la vostra musica, l’impressione che ho io è che una strada possibile per avere un travolgente successo sia, oltre ovviamente possedere talento, quella di non corteggiare il successo e le sue regole convenzionali. Voglio dire: i vostri live sono ancora organizzati da circuiti indipendenti, il prezzo del vostro doppio disco è estremamente competitivo…

Assolutamente sì: tutto quello che dici è frutto della nostra precisa volontà. Infatti, se abbassassero tutti i prezzi, ci sarebbe molta più gente ai concerti, tutti sarebbero più contenti e si venderebbe anche più dischi. Voglio dire: il nostro è un doppio, ma il prezzo massimo che noi vogliamo che abbia è di 15 Euro, il che mi sembra estremamente buono, no?

Assolutamente, figurati: io sposo in pieno la causa! Senti…questa è una cosa mia, non dovrebbe finire nell’intervista ma…se ti dico che la prima volta che ho sentito “Razzi Arpia Inferno E Fiamme” mi è venuto in mente Silent Hill?

Silent chi?

Silent Hill, non so se hai presente…è una saga di videogiochi per Playstation ed anche un film, ma non credo sia roba vicina al tuo mondo culturale…

No no, ho capito: stai parlando di videogiochi, giusto? Guarda che io gioco: c’ho la Xbox, io! Gioco ad Halo: Halo 1-2-3, li ho tutti! Ma solo ad Halo gioco, perché mi piace cecchinare, mettere insieme tanti televisori e giocare con gli amici, cecchinando tutti. Mi è sempre piaciuto giocare ai videogiochi, ma quel Silent Hill lì che dici tu, mi spiace ma non lo conosco.

Tranquillo, no problem! Il video di quel pezzo, invece? Trovo che sia geniale!

Il video…beh, nel video noi, però, non c’entriamo niente perché non avevamo proprio tempo: eravamo agli sgoccioli della nascita del nuovo disco, io dovevo assolutamente consegnare il mastering per andare in stampa, quindi avevo una fretta devastante. Dovevamo fare tutto nel giro di una settimana, quindi è arrivata la regista con già un’idea pronta, e noi abbiamo semplicemente accettato la sua proposta, perché non ci sembrava male.

Alberto: ti lascio andare e ti ringrazio davvero tanto per essere stato con noi anche se eri stanco da una giornata promozionale particolarmente intensa! Come nostra consuetudine, noi concludiamo tutte le nostre interviste con un messaggio libero da parte degli artisti ai nostri lettori, quindi prego: il registratore è tutto per te!


Ciao lettori di SpazioRock: vedrete che andrà tutto bene!




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