Cayne (Giordano Adornato, Marco Barusso)
Luci e ombre si intrecciano saldamente nella storia dei Cayne, band sorta nel 1999 per iniziativa degli ex Lacuna Coil Claudio Leo e Raffaele Zagaria: nel 2001 il debutto con “Old Faded Pictures”, nel 2002 l’inizio di una lunga fase di stallo, nel 2006 la progressiva rinascita e il rinnovamento quasi radicale della line-up, nel 2011 “Addicted”, l’EP del ritorno. Sarà questo, finalmente, l’anno della svolta e della rivincita? Senza dubbio. Ma lo scorso 17 gennaio la scomparsa di Claudio Leo ha inflitto l’ennesima ferita a un gruppo già messo a dura prova, trasformando così questa intervista a Giordano e Marco, rispettivamente voce e chitarra dei Cayne, in un viaggio della memoria e della speranza a cavallo fra passato, presente e futuro.
Articolo a cura di Mia Frabetti - Pubblicata in data: 02/02/13
Il percorso che vi ha condotto alla pubblicazione di “Cayne” è stato lungo, difficile e sofferto; tuttavia, a giudicare dal risultato, sembra che ne sia valsa la pena. Voltandovi indietro, oggi, cosa vedete e quali sensazioni provate?

Giordano: È stato un lungo cammino, è vero. Arrivare a questo album ci è costato molta fatica, impegno e dedizione totale, anche nei momenti più bui durante i quali sembrava che a nessuno fregasse niente dei Cayne. Ma noi sapevamo di avere delle canzoni con una marcia più e una chimica unica quando suonavamo dal vivo, qualunque fosse la situazione: il palco di un pub di periferia, un festival con altre venti band, il tour con i Lacuna Coil. Questa consapevolezza ci ha dato la forza per proseguire fino alla pubblicazione del cd, e ora che ce l’abbiamo fatta guardiamo solo in avanti, vogliamo goderci ogni attimo.

A proposito dei Lacuna Coil: la promozione di “Addicted”, due anni fa, vi ha portati in tour con loro per otto date. Vi va di condividere con i nostri lettori qualche episodio o momento memorabile di quella tournée?

Giordano: Tra i miei ricordi più belli di quel tour c’è la festa a sorpresa per il compleanno di Claudio; era il 31 ottobre, Halloween. Tutti i ragazzi dei Lacuna Coil e le loro fidanzate hanno preparato una festa a sorpresa con tanto di torta e candeline: una grande emozione per Claudio, che la stessa sera è anche salito sul palco con i Lacuna Coil per suonare “Enjoy The Silence”. Quello è stato sicuramente uno dei momenti più belli del tour, anche se abbiamo potuto apprezzare la vita on the road durante tutte le date, conoscendo nuovi fan e condividendo ogni cosa con quelle persone meravigliose che sono i componenti dei Lacuna Coil.

Il vostro legame con loro riecheggia anche in “Cayne”, che ospita un duetto con Andrea Ferro. Come è nata l’idea?

Giordano: Mentre eravamo in tour con i Lacuna Coil abbiamo pensato di chiedere ad Andrea se gli sarebbe piaciuto duettare con me, e subito “Through The Ashes” ci è sembrata la canzone perfetta per esaltare entrambe i nostri stili vocali. Andrea ha accettato immediatamente e appena ha avuto un momento libero ci ha regalato la prestazione che sentite sul cd: una bomba!

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Cosa potete raccontarci, invece, delle collaborazioni con Paul Quinn e Jeff Waters?

Giordano: Paul Quinn lo abbiamo conosciuto aprendo un concerto per i Saxon al Live Club di Trezzo a marzo 2010. Già mentre facevamo il soundcheck Mr. Quinn è rimasto incollato davanti a noi e quando abbiamo finito ci ha riempito di complimenti: da quel momento siamo sempre rimasti in contatto. Quando gli abbiamo chiesto se aveva voglia di fare un assolo dei suoi su “Black Liberation” era letteralmente entusiasta e nel giro di pochi giorni ci ha inviato più di una registrazione. Jeff Waters invece è stato contattato da Marco, che l’ha conosciuto al Loud Festival di Sofia, dove lavorava con i Lacuna Coil. Per “King of Nothing” Marco voleva un assolo killer, e Jeff era il tipo di guitar hero perfetto per quello che cercavamo.

“Cayne” ospita tre delle quattro tracce precedentemente contenute in “Addicted” [“Addicted”, “My Damnation” e “Together As One”; non è stata inclusa, invece, un’altra versione di “In My Eyes Return”, ndr], anche se il mixaggio è differente. Come mai questa scelta ?

Marco: Abbiamo voluto inserire quei brani innanzitutto perché l’EP è uscito in un numero di copie limitato. All’epoca i brani del disco erano già stati quasi tutti registrati e l’EP ci serviva solo per darne una sorta di anticipazione, quindi saremmo potuti uscire anche solo con il singolo di “Addicted” – ma avendo quella bella registrazione live di “In My Eyes Return” alla fine abbiamo deciso di offrire un assaggio dei Cayne. Quei brani facevano comunque idealisticamente parte del disco completo, e sarebbe stato filologicamente errato non inserirli in “Cayne”. Per quanto riguarda il mix… Diciamo che se non avessi avuto il manager che mi intimava di terminare il disco sarei ancora sepolto in studio a cercare di migliorare il prodotto!

Sempre a proposito di mixaggio, Marco [che ha lavorato in studio con Lacuna Coil, HIM, 30 Seconds To Mars e Coldplay, ndr] ha curato anche la produzione del vostro album. Poiché nessuno conosce i Cayne meglio di un membro dei Cayne stessi, siete soddisfatti del risultato? Come presentereste “Cayne” a qualcuno che non ha mai sentito parlare di voi?

Marco: Ho lavorato molto a questo album e guardando al risultato finale mi trovo decisamente soddisfatto, anche se, ovviamente, mettendomi a osservare le cose con l’occhio clinico dell’addetto ai lavori qui e là noto anche cose che rifarei o sistemerei diversamente. L’ottica con cui ho prodotto il disco e con cui in generale affrontiamo la nostra musica deriva dal non voler confinare la band a un genere o un’etichetta; ci consideriamo una band principalmente rock con diverse contaminazione e con un grande utilizzo di dinamiche. Io, personalmente, ho sempre apprezzato le band anni ’70 come i Led Zeppelin, che non si chiedevano che genere stavo suonando, suonavano e basta: un attimo prima pestavano come fabbri e poco dopo, magari, proponevano momenti rarefatti e addirittura acustici, assecondando la natura dei brani e il fluire della musica e creando dinamica senza annoiare mai. E questo è, nel mio piccolo, ciò che anch’io ho cercato di fare.

“Little Witch” è senza ombra di dubbio la canzone dell’album che mi ha colpita di più. Come è nata questa traccia, sia a livello di arrangiamenti sia a livello di testi?

Giordano: “Little Witch” è nata da un arpeggio di Claudio che è stato poi completato con tutta la band in sala prove; io ad esempio ho scritto la melodia. Il testo parla di una bellissima e morbosa gothic girl che mi rende schiavo del suo fascino, una piccola strega sexy e irresistibile.

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Giordano, i testi di “Cayne” sono piuttosto cupi ma, come hai detto tu stesso, sono stati l’occasione per liberarti di un po’ di sangue cattivo. Il comunicato stampa di “Cayne” dice anche che questo è il disco che salverà la nostra anima, il nostro amore, il questo mondo. È questo che rappresenta per te la musica, una via di salvezza?

Giordano: La scrittura di un testo per me è una sorta di momento catartico in cui incanalare tutte le mie paure, i miei dubbi, la mia rabbia o il dolore per qualcuno che mi ha ferito e mi ha lasciato cicatrici indelebili. Quando scrivo per un momento tutto passa, e questo mi aiuta molto; ma poi ripiombo nel buio e devo scrivere ancora, perciò non penso che avrò mai problemi di ispirazione…

Il 26 gennaio si è tenuto il release party di “Cayne”. Quanto è pesata l’assenza di Claudio quella sera? Con che spirito e che forza avete affrontato lo show?


Giordano: È stato durissimo… Per giorni siamo stati insicuri, tesi, come avvolti da una nebbia nel cuore e nella mente, ma poi ci siamo ricordati cosa ci aveva detto Claudio in ospedale – andare avanti e stringere i denti. Allora abbiamo tirato fuori le palle e tutte le emozioni che provavamo e la gente che c’era quella sera se n’è accorta. Il release party rimarrà indelebile nei nostri cuori e in quelli di chi ha assistito all’evento, perché abbiamo omaggiato e onorato Claudio nel migliore dei modi: con le sue canzoni e le nostre emozioni.

In un’intervista a LoudVision, Marco ha dichiarato che il prossimo disco è già quasi pronto e disponete di circa quindici brani, cui immagino abbia collaborato anche Claudio. Cosa ne sarà di questo suo lascito? Avremo la possibilità di ascoltarlo?

Giordano: Sì, ci siamo portati parecchio avanti con il lavoro e abbiamo delle nuove canzoni che non vediamo l’ora di suonare dal vivo! Claudio c’è eccome e abbiamo anche molte altre tracce che ci aveva lasciato come bozze su cui lavorare. Sarà bellissimo poterle riprendere in mano e farle diventare nuove canzoni dei Cayne targate Claudio Leo: anche in questo caso sapremo come omaggiarlo al meglio.

Ripensando al viaggio che avete condiviso con Claudio, cosa vi mancherà di più di lui?

Giordano: Claudio era un ragazzo semplice che sapeva trovare il lato positivo in tutte le situazioni, anche le più difficili e disperate. Non ha mai smesso di avere il sorriso sulle labbra, anche quando era in ospedale: era una forza della natura, un animo buono, gentile, umile, sincero, un vero amico. Ci mancherà il suo essere spensierato e sempre pronto a scherzare e parlare con tutti nello stesso modo amichevole, dolce e fraterno. Ho perso un fratello e un musicista dal senso melodico unico, ed è per questo che, finché ne avremo le forze, andremo avanti anche per lui.


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