Ace Frehley (Ace Frehley)
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Articolo a cura di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 25/09/14
Pronto, parlo con Ace Frehley? Qui Luca di SpazioRock, saluti dall’Italia e grazie per l’intervista.

Ciao, tanti saluti anche a te, in questo momento mi trovo a San Diego, California e sai com’è… c'è il sole, diciotto gradi, ahahah (Ace ha ancora la solita risata da vecchia canaglia, ndr)!

Allora, parliamo di questo “Space Invader” che è entrato nella top 10 di Billboard…

Sono davvero felice di come è venuto fuori “Space Invader”, ci abbiamo lavorato per ben dieci mesi mettendoci anima e cuore come si dice in questi casi, abbiamo dati tutti il massimo ed è stato un lavoro davvero duro.

Per la prima volta un membro dei Kiss entra nella top 10 da solista. È la prova che i fans amano ancora Ace Frehley.

ace_intervista_2014_03È una gran bella sensazione. Ne parlavo proprio con la mia fidanzata Rachel Gordon, quando abbiamo finito il mixaggio di “Space Invader” ho avvertito le stesse sensazioni di quando uscì il mio solo album del ’78, e non è un caso che mi sia ispirato proprio a quel disco nel comporre i brani; Ho capito di aver tirato fuori un disco davvero speciale e che sarebbe piaciuto a molte persone… insomma, fin qui tutto bene!

L’artwork di “Space Invader” è opera di Ken Kelly e sembra un tributo all’epoca di “Destroyer” e “Love Gun”. Qual’è il significato della copertina?

Io e Ken Kelly ce ne siamo usciti con il il titolo, ne abbiamo discusso con la casa discografica, su come doveva essere il concept e tutto il lavoro, abbiamo sviluppato questa cose legata a maghe volanti e navi spaziali, qualcosa che desse quell’effetto lì insomma (come molti sapranno, Ace è un appassionato di science fiction, ndr) e lui se ne è venuto con questa idea per la copertina. Ha fatto un gran lavoro proprio come in passato.

Vuoi raccontarci com’è nata “Starship”? Sono sette minuti di pura magia.

“Starship” ha avuto una gestazione molto lunga e ha cambiato forma più e più volte nel corso degli anni; i riff principali, la parte ritmica in apertura e quella acustica risalgono più o meno al 2004. Col tempo abbiamo aggiunto le altre parti, apportando piccole variazioni soprattutto nella parte finale. Sono molto felice del risultato, più di altre canzoni presenti sul disco. È un pezzo fatto a misura d’arte per me e rappresenta a tutti gli effetti il mio marchio di fabbrica.

Ho letto da qualche parte che non hai mai preso lezioni di chitarra in vita tua, è vero?

Vero, mai preso una lezione di chitarra in vita mia. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia di musicisti: ero il più giovane di tre figli, i miei genitori suonavano il pianoforte, uno dei miei fratelli e mia sorella suonavano la chitarra acustica e folk, così un giorno ne ho presa una e mi sono messo a strimpellare. Solo dopo aver provato il pianoforte ho deciso che la chitarra faceva me, ahah! 

Fai ancora un po’ di pratica sulla chitarra?

Solo ogni tanto, ne facevo di più assieme a mio fratello quando ero molto giovane. In quegli anni passavamo il tempo a mettere su gruppi e i miei esercizi consistevano nell’imparare quanti più brani possibile, poi sono venuti i Kiss… e il resto è storia.

Parlando di Kiss, diversi chitarristi si sono avvicendati nel tuo ruolo… Vinnie Vincent, Mark St. John (RIP), Bruce Kulick, Tommy Thayer. C’è qualcuno di questi che ammiri o rispetti in modo particolare?

ace_intervista_2014_02Non ammiro nessuno in particolare, tutti i chitarristi passati nei Kiss sono senza dubbio dei bravi musicisti, ma in un certo senso hanno suonato sulla scia di quello che avevo fatto io, capisci cosa intendo dire? Come ha detto Gene Simmons durante la cerimonia della Rock n’Roll Hall Of Fame, in tanti mi hanno copiato in molti modi, ma nessuno è mai riuscito ad eguagliarmi. Molti giornalisti hanno scritto che “Space Invader” suona come un vecchio disco dei Kiss, e questo è interessante, non trovi?

Gene Simmons non ha perso la voglia di polemizzare circa i comportamenti degli ex membri della band. Dopo tutti questi anni, non sei stanco di questo modo di fare notizia? 

Sono almeno cinque anni che cercano di riscrivere la storia dei Kiss a loro vantaggio. Guarda, proprio due giorni fa ho festeggiato i miei primi otto anni da sobrio, ma continuano a raccontare la storia che fossi una persona difficile con cui lavorare, soprattutto on stage. Penso sia un modo come un altro per celebrare il mito dei Kiss e tenere alto l’interesse dei fans. Per fortuna, sono ancora molti a pensare che Ace abbia ragione.

Che ne pensi della diatriba che Gene ha avuto di recente con Nikki Sixx in merito alle persone che soffrono di depressione? Ti sei fatto un’idea?

La gente che soffre di depressione è un po’ come chi ha problemi di tossicodipendenza, bisogna tendere loro la mano. Il suo è stato un approccio da incosciente, probabilmente non sapeva neanche di cosa stesse parlando.

Guardando il DVD “Kissology” ho notato questo: ai tempi di “Unmasked” la band si stava sgretolando, proprio mentre tu stavi vivendo un periodo di forma smagliante e ti stavi divertendo un mondo, penso al tour australiano o al Tom Snyder Show. Era questo il segno di una convivenza impossibile?

Stavamo andando in direzione completamente opposte. Ero in totale disaccordo con la band sulla scelta di pubblicare un concept album come “The Elder”. Io stavo raccogliendo i frutti del mio solo album del ’78, che aveva avuto molto successo, e avevo preso fiducia in me stesso. Loro erano ben felici di darmi più spazio, perché questo avrebbe consentito loro di non esporsi troppo. Era una specie di gioco delle parti, si sentivano un po’ come i Beatles e credevano di poter fare quello che volevano; in verità io ero sempre più isolato all’interno della band, mentre Paul e Gene si comportavano come una sola persona e manovravano tutto alle mie spalle. Un giorno ho avuto una sorta di presentimento e tutto mi è apparso più chiaro. Lasciare la band era l’unico modo per essere davvero artefice del mio destino.
 
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Abbiamo una gran voglia di vederti all’opera in Italia, c’è qualche possibilità?

Ne abbiamo parlato. Il disco sta andando molto bene in Europa, meglio di tutti i miei dischi precedenti. Il mio manager è in contatto con l’agente del nostro distributore da voi, la SPV, e ci sta lavorando. Spero che si possa organizzare qualcosa per l’anno nuovo, una volta finito il tour negli States che partirà a novembre. Spero proprio che si faccia.

Che ricordi hai dei tuoi primi concerti italiani con i Kiss, nel 1980?

Dammi un aiuto, dove si tennero?

Te ne cito uno solo: Milano. Un concerto folle, si racconta…

Che ricordo ho? Beh, che effettivamente fu un concerto folle (ride) ricordo una certa agitazione da parte del pubblico, e che salimmo sul palco in tutta fretta, ma non ricordo esattamente il perché… Erano anni incredibili, quelli!

Siamo ovviamente onorati di questa veloce chiacchierata…speriamo di vederti all’opera al più presto!

Lo spero anch’io…“arrivederci” (pronunciato in italiano, ndr) a tutti!



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