Amanda Somerville (Amanda Somerville)
In occasione della data milanese dei Trillium in supporto alla cantante olandese Anneke van Giersbergen, abbiamo avuto il piacere di incontrare Amanda Somerville per una lunga e allegra chiacchierata sul suo mondo musicale e i suoi progetti, da un punto di vista sia professionale che personale. Buona lettura!
Articolo a cura di Elisa Bonora - Pubblicata in data: 20/11/13
Qualche anno fa, quando vidi per la prima volta Amanda Somerville esibirsi in occasione di un concerto acustico in cui presentava il suo album solista "Windows", rimasi a bocca aperta per lo stupore, dalla prima all’ultima nota. Oggi, uno show dopo l’altro, la bravissima, eclettica e bellissima cantautrice continua a ipnotizzare la sottoscritta e tutto il suo pubblico con un raro mix d'impeccabile tecnica vocale e appassionata interpretazione, che si tratti di pop/rock/folk o si cimenti invece nel repertorio rock/metal della sua band Trillium.

Paul Simons, il mio tour manager, aveva letto su internet che la opening band di Anneke aveva disdetto all’ultimo minuto e ne stavano cercando un’altra. Sander, il mio fidanzato, la conosce da diverso tempo, così ha chiamato il suo manager dicendo che eravamo interessati”. E la scelta si è rivelata azzeccata: “È una combinazione perfetta! Il tour sta andando alla grande, ci troviamo benissimo, anche se proveniamo da percorsi opposti: io ho cominciato come cantautrice folk-pop-rock e poi mi sono fatta conoscere in ambito metal, mentre Anneke ha fatto esattamente il contrario”.

Sebbene le sue radici e i suoi album solisti siano orientati al suo lato musicale più soft, con il suo progetto rock/metal Trillium, debuttato nel 2011 con l’album "Alloy", Amanda si è ritagliata un angolo in cui esprimere la propria vena più heavy: “Quando ho partecipato al progetto HDK con Sander Gommans nel 2007 è stata la prima volta in cui, lavorando su musica heavy, ho pensato: ‘Ehi, mi piacerebbe continuare con questo genere!’. Poi nel 2008 sono stata in tour con gli Epica sostituendo la loro cantante Simone Simons che era ammalata. Quindi anche la musica che io stessa scrivevo stava diventando sempre più heavy, ed è così che ho progettato di andare in quella direzione con il mio album solista successivo”. Tuttavia Amanda non ha alcuna intenzione di porre limiti ai suoi gusti e al suo stile eclettico: “Voglio comunque essere libera di pubblicare una jazz ballad, o un pezzo folk, senza spiazzare la gente: ecco perché ho deciso di creare un progetto a parte. Nei miei dischi solisti faccio tutto ciò che voglio senza dovermi giustificare”, spiega con un sorriso, “mentre con i Trillium mi mantengo di più su uno stile prevalentemente heavy”.

Da artista completa, sempre libera di esplorare diversi generi senza porsi limiti, Amanda giustifica per certi versi il porre etichette alla musica, ma per quanto riguarda se stessa sente di non rientrare in alcuna di esse e preferisce seguire solo i sentimenti: “Da un certo punto di vista, ad esempio quello delle case discografiche, della promozione o delle radio, capisco il porre etichette. Ci sono case discografiche e radio specializzate in un determinato genere musicale, e ci sono persone che amano un solo genere. Ma per quel che faccio io nei miei dischi solisti, mettere etichette non mi interessa affatto. Se ho voglia di scrivere un pezzo reggae lo faccio! Nemmeno la musica metal che scrivo è metal in senso classico: io lo chiamo singer-songwriter metal”, spiega ridendo. “Mi piacciono molti tipi di musica e mi viene spontaneo scrivere diversi generi, quindi non rientro in alcuna etichetta, per me non hanno senso. Quello che importa sono solo le emozioni”. E rivelandoci un’anteprima, aggiunge: “Non sono una persona che si conforma. Sono molto ‘conformity challenged’ (“incapace di conformarsi”, ndr) – che probabilmente sarà il titolo del mio prossimo album solista!

amandasomerville_intervista_2013_02Sebbene la sua carriera solista mostri molti diversi aspetti della sua personalità artistica, tutti ugualmente genuini, con il suo ruolo da protagonista in numerosi progetti metal di un certo calibro come Aina, Avantasia, Epica, Kamelot ecc. Amanda si è guadagnata la reputazione di “metal diva” nell’ambito del symphonic metal europeo: “Beh, è una cosa che mi fa sempre sorridere, perché io non sono assolutamente la tipica ragazza metal!”, commenta ridendo. “È una cosa che è arrivata dopo. È una parte enorme della mia vita, lavoro in questo mondo da 13 anni (Epica, Avantasia, Sascha Paeth...), ma è buffo perché nessuno di noi è veramente un metallaro, non è questo il nostro background. In realtà a istruirmi sul metal ci ha pensato soprattutto Sander, che mi costringe a masticare tonnellate di roba come Judas Priest, Iron Maiden, Slayer...”, ammette ridendo.

Ma lei è cresciuta in un ambiente familiare molto più variegato: “Mio padre è un cantautore e chitarrista folk, mia madre ha lavorato nell’heavy rock e nel jazz: è cantante, ma soprattutto flautista e pianista. Quindi siamo cresciuti cantando insieme in ogni momento, e lo facciamo ancora!”. E aggiunge un’osservazione: “La nostra vita ruota intorno a musica, cibo e famiglia: non sembriamo italiani?”, dichiarando ancora una volta, con un sorriso, la sua passione per il nostro paese.

Ma torniamo ai Trillium: pensiamo che sia una band eccellente, così chiediamo ad Amanda di presentarci i suoi musicisti che la accompagnano in tour. “Abbiamo Tom Pluijmaekers – un nome olandese difficile da pronunciare! – alla batteria: si è unito a noi per questo tour e sta facendo un ottimo lavoro. È il più giovane di tutti, è simpatico e ha molto talento. Siamo felici di averlo con noi”. Poi due amici di vecchia data, Mark Burnash al basso e Paul Owsinski alla chitarra: “Io, Mark e Paul-O lavoriamo insieme da tanto, veniamo dalla stessa città. Conosco Mark da 17 anni e Paul da quasi 10 e suonavano con me già prima che fondassi i Trillium, quindi loro sono la mia band, che sia sotto il nome di Amanda Somerville o Trillium o qualunque altra cosa”.

Amanda ci rivela anche il motivo della scelta del nome Trillium per questo progetto: “Trillium è un fiore, la varietà bianca è tipica della regione in cui sono nata (Michigan, USA). Ha tre petali circondati da tre foglie e altre tre foglie sullo stelo, quindi è fatto di triplette. Era il mio fiore preferito da ragazzina, ed è una specie protetta. Ora, dovete sapere che molte cose accadono in numero di tre nella mia vita: da cose sciocche come le sillabe nel mio nome, al fatto che l’album è stato scritto da tre persone (Sascha Paeth, Sander Gommans e io), e che ho casa in tre posti diversi (USA, Germania e Paesi Bassi). Quindi simboleggia una trinità. Inoltre, anche se chiamarsi come uno splendido fiore non è molto metal, dovevo metterci qualcosa di floreale perché non potevo fare una cosa completamente dark... non mi avrebbe rappresentato!”, ci assicura. E riferendosi al logo della band, ci fa notare con una risata: “Però l’ho dipinto con uno spray metallizzato!”.

Per quanto riguarda la scelta di "Alloy" come titolo del primo album, è una parola che ne riflette lo stile: “Può significare varie cose. È un mix di bene e male, e una combinazione di metalli diversi. Esattamente come questo album: un mix di vari tipi di metal. C’è un po’ di goth, un po’ di prog, un po’ di melodico, un po’ di sinfonico… una miscela metallica!

amandasomerville_intervista_2013_03Non solo cantante, compositrice, vocal coach e pianista. Il talento e la creatività di Amanda si esprimono anche nella scrittura: è infatti autrice di testi, concept e storie per diversi album e progetti, oltre che per i propri naturalmente. “Sono sempre stata una sognatrice. Fin da bambina scrivo storie, poesie e canzoni e invento cose di fantasia; è sempre stato parte di me”. Alla domanda su ciò che la ispira maggiormente, spiega: “Traggo ispirazione da qualunque cosa. Da tutte le mie relazioni, cosa a volte difficile per le persone a me vicine, all’osservazione delle relazioni tra altre persone, o da un film, da un sogno che faccio…”. Come ad esempio "Justifiable Casualty" dell’album "Alloy": “È nata da un sogno stranissimo che ho fatto, su una donna ai tempi della guerra civile americana; era così vivido che la mattina dopo ho dovuto scriverci una canzone”.

Scrivere testi e storie è per Amanda un modo di incanalare ciò che riceve dal mondo esterno e ciò che vive interiormente, ma nel secondo caso esporre i propri sentimenti all’attenzione del mondo non è sempre facile: “Le mie canzoni sono molto spesso come pagine di diario. "Windows" è proprio questo. Dicono che gli occhi siano finestre sull’anima: per me lo sono le mie canzoni. A volte non è facile permettere alla gente di analizzarti, di vedere nella tua mente, nei tuoi sentimenti più personali, nelle tue paure, gioie, sogni e sconfitte…”. Ma per lei non c’è altra via di uscita: “Penso che sarei una persona molto infelice se non avessi la mia musica come valvola di sfogo: è la mia terapia”.

La musica ci connette non solo con il più profondo di noi stessi, ma anche con le persone intorno a noi. “Fa davvero la differenza sapere che tra il pubblico ci sono persone che conosci e che amano la tua musica, ed è bellissimo quando ti raccontano che le tue canzoni le hanno aiutate a superare momenti difficili nella loro vita. Naturalmente tra il pubblico ci sono sempre anche persone che non conosci, ma la connessione si stabilisce comunque”. Il momento dello show è uno scambio di sensazioni ed energia: “Quando salgo sul palco sono in un mondo a parte, sento che la sala è un crescendo di vibrazioni. Fortunatamente non mi è mai capitato di trovare un muro tra me e il pubblico. Ho suonato davanti a centomila spettatori così come davanti a una decina di persone, ma per me non importa. Sento dentro di me ogni parola che canto e ho un legame personale con tutte le mie canzoni, e penso che la gente lo percepisca”. Personalmente possiamo confermarlo!

Un altro modo in cui Amanda comunica con i suoi fan di tutto il mondo è realizzare video blog durante i tour, permettendoci così di sbirciare, e di farci due risate, su quel che succede in scena e soprattutto fuori dal palco. Molti episodi esilaranti sono stati immortalati, ma molti altri hanno luogo a videocamera spenta: “Succede sempre qualcosa di divertente. Durante lo scorso tour con Avantasia ci siamo divertiti perché Ronnie Atkins sa fare un’imitazione spettacolare dei Bee Gees. È Berry Gibb quello che fa quell’ha-ha-ha-ha? Beh, quando Ronnie comincia a imitarlo è esilarante! Ma non l’ho mai filmato mentre lo faceva! Poi una volta la polizia scozzese ha cercato di fermarci perché il nostro tour manager era davanti a filmare... Sai, in Gran Bretagna hanno la guida dall’altra parte, ma noi eravamo là con il furgone olandese! Quindi loro credevano che qualcuno stesse facendo foto mentre guidava, e gridavano: ‘Accostate! Non si può fotografare alla guida!’. Quando il nostro tour manager ha indicato il vero autista, il collega del poliziotto ha iniziato a ridere come un matto! Vorrei averlo filmato!”.

E per concludere in bellezza, ottime notizie per tutti noi Somervillains. Alla domanda sui suoi progetti futuri, Amanda annuncia: “Prima di tutto il secondo album degli HDK con Sander Gommans, poi un nuovo Kiske-Somerville, poi probabilmente farò un album solista l’anno prossimo, poi uno con i Trillium. Trattamento completo!”. E noi non vediamo l’ora!


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