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Sei album alle spalle, tanta grinta e giusto un pizzico di make up. Natii di Göteborg e figli del Gothenburg sound, portano avanti con onore la bandiera  del melodic death metal con uno stile del tutto particolare.  
Articolo a cura di SpazioRock - Pubblicata in data: 04/12/16
Articolo a cura di Cristina Cannata e Marta Scamozzi 
 
Ciao ragazzi, benvenuti su SpazioRock! Come va?

Non troppo malconci, se sorvoliamo sulla carenza di sonno. 

Avete appena iniziato il vostro tour in Europa. Siete carichi?

Assolutamente. Abbiamo bramato questa serie di show piú di ogni altra cosa negli ultimi due anni. Ci aspettiamo qualcosa di davvero speciale. 

Tra l’altro siete appena stati in Italia. Che rapporto avete con il pubblico italiano?

Gli italiani tendono a usare molto le corde vocali per esprimere il proprio entusiasmo e ad avere il “sangue caldo”; entrambe caratteristiche che un artista ama nel pubblico. Per di piú ho un forte legame con l’Italia nella mia vita personale, quindi per me significa molto essere nel vostro paese. Non mi dispiacerebbe suonare in piú di una cittá: durante l’ultimo tour ne abbiamo toccate due, e non mi piace molto questa tendenza a fare sempre meno. 

Il vostro ultimo album “Feathers & Flesh” è uscito lo scorso maggio. Come avete trovato la reazione dei fan? Siete soddisfatti? 

La gente sembra apprezzarlo, purché continuiamo sempre a metterci del nostro in quello che facciamo e mantenere alta la qualitá dei live. Ad essere onesti, non mi importa molto di ció che pensa la gente al di fuori della mia limitata cassa di risonanza su Twitter, che è piuttosto di parte. Scriviamo prima di tutto per noi stessi, quindi il fatto che a qualcuno piaccia ció che facciamo è solamente un surplus. Le band metal non dovrebbero preoccuparsi troppo di cosa pensa la gente. Queste sono cose per Beyoncé, o roba del genere. 

 “Feathers & Flesh” é il vostro sesto album in studio. In che modo pensate che il vostro sound si sia evoluto negli anni? Pensate che sia maturato, in qualche modo? Quali sono le differenze principali, a livello di sound, se paragoniamo quest’album al precedente? 

Ció che abbiamo fatto in passato, semplicemente è “successo”: adesso siamo migliorati nell’articolare una visione specifica sui nostri lavori. Suppongo che questa sia una forma di maturitá: sapere cosa vuoi e poi lavorare per tentare di ottenerlo. 

Qual é il sentimento intriso nei versi dell’album?

Probabilmente perdita e vanitá… ma ci sono molti sfaccettature, in realtá. C’è molta tristezza. 

Sul palco siete estremamente divertenti, e sapete far divertire il pubblico. Che tipo di rapporto volete instaurare con l’audience e con i vostri fan? 

La cosa migliore che puó succedere sul palco è smettere di pensare e seguire le emozioni che ti trasmette la musica, semplicemente. Questa è l’idea alla base dell’atto visuale che imbastiamo sul palco. Proviamo ad essere la musica. Ció considerato, il rapporto che costruisco è con le canzoni; il pubblico è libero di identificarcisi, se vuole. 

Venite da Goteborg, la terra del metal. In che modo il contesto da cui provenite ha influenzato voi e la vostra musica?

Attorno a noi avevamo molti esempi di come la musica poteva essere qualcosa di reale a cui dedicare la tua vita. Non è mai sembrato impossibile come immagino possa essere per un metallaro di Teheran. 

Oggigiorno il rock é decisamente meno scenografico di quanto non fosse negli anni novanta. Pensi che il make up possa essere visto come un elemento addizionale positivo per la vostra musica?

In realtá penso che il rock sia molto piú scenografico oggi; semplicemente, la maggior parte delle band non sono molto abili nel trattarlo perché la loro visione artistica e la loro integritá è troppo debole. Certamente, ci sono diverse eccezioni. Il make-up è uno strumento fantastico per noi perché è un’esternazione onesta, che va mano nella mano con le nostre canzoni.
 
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Johannes il tuo make-up mi ricorda Alice Cooper. Hai preso ispirazione da lui? Mi ricorda anche il clown di “House of 1000 Corpses”, il film horror di  Rob Zombie…

Alice è lí di certo, ma in realtá è il risultato del mix di un milione di cose che sento forti dentro di me. Posso nominare wrestler come Sting, film come Il Corvo e Arancia Meccanica e un milione di band, compreso Alice. Prendo ispirazione anche da personaggi piú antichi: Chaplin, Marceu e Pierrot. 
 
Avete suonato con diversi grandi nomi come Megadeth, Slayer, Avenged Sevenfold, In Flames. Cosa avete imparato, condividendo il palco con loro?

Abbiamo imparato di piú da band per cui abbiamo aperto all’inizio della nostra carriera. In Flames, Evergrey, Obituary e Helloween. Tutte loro ci hanno insegnato qualcosa riguardo all’esibirsi live ed essere in tour. Molte piccole lezioni che abbiamo davvero preso a cuore negli anni. 

Avete suonato negli USA con i Lacuna Coil Com’è stata questa esperienza?

Sono stati davvero simpatici e amichevoli. A quel tempo eravamo troppo occupati a comportarci come dei pazzi party animals per apprezzare il loro atteggiamento, ma con il passare del tempo ho imparato a rispettarli parecchio. 

Siamo arrivati all’ultima domanda, grazie del vostro tempo. Brevemente: quali sono i vostri piani per il futuro?

La sopravvivenza, spero. 




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