Graveyard (Axel Sjöberg)
Ballate, sintetizzatori, nuove atmosfere e una nuova line-up: i Graveyard sono pronti a sorprenderci con il loro quarto album "Innocence & Decadence".
Articolo a cura di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 09/09/15
Il vostro quarto album "Innocence & Decadence" uscirà a settembre: puoi darne ai nostri lettori una breve introduzione?

Bè, credo ci sia molta roba nuova sull'album. Ma se hai ascoltato i Graveyard prima d'oggi, e se li ascolti da tanto tempo, credo che ci puoi riconoscere subito! Cerchiamo sempre di espandere il nostro universo musicale, ogni volta che ci mettiamo a scrivere nuove cose per un nuovo album. Proviamo a svilupparci, a trovare nuovi modi per essere ancora interessanti, cerchiamo di restare sempre affamati. Nel nuovo disco ci sono ballate, pezzi veloci, sintetizzatori... c'è un po' di tutto!

Come è nato il titolo dell'album? Ha un collegamento con i testi dei brani? Quali sono le tematiche che affrontate?

Il titolo è tratto da un verso del singolo "The Apple And The Tree". Innocenza e decadenza sono parole che spesso vengono usate insieme. E sono due parole che possono avere un sacco di significati diversi. Sono anche collegate, in qualche modo, al percorso che abbiamo fatto come band. Per quanto riguarda i testi dell'album, parliamo di problemi sociali, ma ci sono anche canzoni d'amore, o brani personali che raccontano dei problemi che si affrontano nella vita. Forse questa volta i testi sono scritti da un punto di vista più personale che in passato. Ma a volte è difficile parlare dei propri brani, prima che sia passato un po' di tempo e che tu possa distanziarti dai testi. Solo in quel momento puoi rendere conto cosa ti ha effettivamente ispirato, e di cosa parlano davvero le tue canzoni.

La copertina dell'album è molto particolare: cosa rappresenta?

Abbiamo semplicemente descritto, sommariamente, le vibrazioni e il mood dell'album all'artista che ha già curato la copertina per "Hisingen Blues". L'abbiamo lasciato libero di fare quel che voleva. Ha interpretato quello che gli abbiamo detto, quello che sentiva dai nostri brani, senza direttive da parte nostra. Gli abbiamo solo dato qualche emozione. Ci siamo fidati di lui, sappiamo che è un grande artista, è una persona stupenda e soprattutto è molto creativo.

Volevate che la vostra musica prendesse una specifica direzione quando avete cominciato a lavorare all'album?

Non è sempre qualcosa di conscio. A volte quando scrivi canzoni ti trovi ad aver fatto qualcosa e dici "Oh! Non abbiamo fatto mai questa roba prima d'ora! Continuiao a provarla!". Spesso scriviamo una canzone, scopriamo che possiamo cambiare qualcosa e suonarla in modi diversi, e li proviamo tutti. Per esempio, prendi l'ultima canzone del disco: è una canzone molto compassata, con mellotron, vibrafono... E su "From A Hole In The Wall" è Truls a cantare: è una cosa nuova e strana per i Graveyard. Ci sono anche un po' di sintetizzatori, come ti ho detto prima... credo che stiamo andando in una nuova direzione, sì, ma non c'è nulla di pianificato.

Ti trovi a tuo agio con l'etichetta "classic rock" che è spesso usata per descrivere la tua musica? Lo vedi come un limite per le vostre sperimentazioni?

Sì e no. In realtà, se alla gente non dai nulla, la fai confondere. Devi trovare un modo per descrivere quello che senti e vedi attorno a te. Se vai dal tuo migliore amico per raccontargli che sei stato a un concerto ieri e che hai visto una grande band, e lui ti chiede "Che cosa suonano?", non puoi rimanere là come uno scemo senza sapere cosa dire. Qualcosa devi dirla. In questo senso, "classic rock" mi può stare bene, ma è ovvio, è una definizione che non è la somma di tutte le parti che compongono i Graveyard. Ma devi mettere qualche etichetta sulla tua musica, e mi piace di più "classic rock" rispetto a retro-rock, o vintage rock, o stoner rock, o cose del genere. Queste qui non mi piacciono, mi sanno di vecchio. Classic rock va bene, perché secondo me qualcosa di "classico" è qualcosa che non è vecchia, qualcosa che sopravvive al passare del tempo.

State publicando il terzo album per Nuclear Blast, un'etichetta collegata a doppio filo con il metal estremo. Non l'avete vista come un'associazione strana quando avete firmato per loro?

Potrebbe sembrare un collegamento strano, ma è una cosa che ha a che fare con i cambiamenti nello scenario musicale, e con il mondo delle etichette discografiche. Agli inizi del 2000 un sacco di etichette sono morte o stavano per sparire, perché non vendevano più dischi, dato che la gente aveva appena scoperto che poteva scaricarsi tutto da internet. Nuclear Blast era una delle poche etichette che erano abbastanza grandi per sopravvivere alla catastrofe che stava succedendo, e quando le etichette più piccole hanno cominciato a morire alla Nuclear ne hanno approfittato per espandersi in nuovi territori, perché avrebbero avuto meno competizione. Credo che noi siamo stati una delle prime band che hanno firmato per loro quando hanno deciso di espandersi in nuovi generi. Ma se guardi al loro roster oggi, ci sono un sacco di gruppi che non suonano metal estremo o heavy metal classico o questo tipo di roba. Credo che in generale gli scenari musicali per le etichette discografiche siano cambiati. Ancora una volta, c'è sempre bisogno di una copertina, ma non puoi limitarti a giudicare dalla copertina.

graveyarditw01Il rock psichedelico di oggi è legato a doppio filo a quello degli anni Settanta, mentre molti musicisti sembrano aver dimenticato quello che è successo negli anni Ottanta. Pensi che ci sia roba di valore che merita di essere tenuta più in considerazione in quella decade?

Ho ascoltato veramente tanta musica degli ultimi anni Ottanta e degli anni Novanta, come la scena death metal svedese. Ho ascoltato tantissimo i Dinosaur Jr. Questi elementi forse si trovano anche nella nostra musica. Anche se, ovviamente, alcune delle nostre altre influenze sono più evidenti di queste. Per i primi anni Ottanta, invece... non so. Deve esserci stata musica valida anche in quegli anni! Non mi ricordo. Forse è solo questione di gusti. Non lo so.

Avete lavorato con nuovi produttori e in un nuovo studio per quest'album. È stata una bella esperienza?

Janne Hanson è il proprietario dello studio in cui abbiamo lavorato... la sua esperienza, e i tanti anni che ha passato all'interno dell'industria, e la sua gentilezza, sono cose che ci hanno fatto sentire molto onorati. Ci ha fatto sentire i benvenuti nel suo studio. È stato bello poter sfruttare uno studio così grande e classico, pieno di strumentazioni particolari. È stato piacevole lavorare con Janne e con Johan Lindstrom, in un ambiente del genere. Penso che ci abbia davvero aiutato a sviluppare il nostro sound, e che ci abbia fatto migliorare il modo in cui registriamo i nostri pezzi.

Rikard Edlund ha abbandonato la band lo scorso anno. È stato difficile per voi andare avanti, e per Truls ambientarsi nella band?

È stato difficile, certo, perché eravamo amici. Lui e Joachim si frequentavano e avevano suonato in band insieme da quando avevano 15 o 16 anni, e io ho suonato con lui da quando avevo 21 anni. È stato un lungo viaggio, abbiamo vissuto un sacco di bei momenti insieme. Ma, al tempo stesso, credo che fosse ciò di cui aveva bisogno, perché a quanto abbiamo capito non si trovava bene nella band già da un bel po' prima di lasciarci. Come tutti i cambiamenti nella vita, l'abbiamo affrontato con curiosità e con paura. Quando abbiamo cominciato a lavorare al primo album, né Joachim né Jonathan volevano suonare il basso nelle demo. A un certo punto ci siamo visti con Truls, e sapevamo che avrebbe avuto il tempo di suonare il basso nelle demo. È partito tutto da lì. Lui è stato felice di unirsi a noi. Tutto ha funzionato bene fin dall'inizio, e in fondo Truls era nella band nei primissimi giorni, è bello che sia tornato. È uno dei Graveyard.

Ci sono passioni al di fuori del mondo della musica che sono per te fonte di ispirazione?

In realtà, al momento, la mia passione è costruire cose. Raccolgo legno dalla spiaggia, e ci costruisco mobili. Ho costruito uno scaffale per i miei album, ho costruito una panca per la mia veranda. Adesso sto costruendo un armadio a forma di bagno pubblico... questi bagni pubblici che ci sono in Svezia, a forma di parallelepipedo. In fondo l'armadio è il posto dove accumulo tutta le mie cianfrusaglie [l'originale gioco di parole, "the wardrobe is where I keep all my shit", è pressoché intradicubile - ndr]. Mi piacciono anche i film. Cerco di concentrarmi su una cosa alla volta fino a quando non trovo qualcos'altro che mi interessa.

C'è qualcosa -magari molto distante dal rock- che ascolti con interesse di questi tempi? C'è qualcosa che non riesci proprio a sopportare invece?

Sono troppo vecchio per non sopportare qualcosa. Mi limito a stare lontano dalle cose che non mi piacciono. Non sono uno di quelli che vanno a dire alle persone cosa è giusto e cosa è sbagliato. Tutti hanno il loro giusto e sbagliato quando si parla di gusti musicali. Come band che mi piacciono adesso, ci sono i Nightpiper: fanno un bel metal veloce come quello dei Judas Priest... Ecco! Ecco una rock band dai primi anni 80, i Judas Priest! Anche se loro c'erano anche negli anni '70... Comunque. Specialmente quando sono a casa, in Svezia, cerco di andare a vedere tutti i concerti che ci sono in giro, per vedere quello che succede. Soprattutto a Goteborg. E ovviamente vediamo un sacco di nuove band quando siamo in tour. Ultimamente sto ascoltando un bel po' di musica elettronica sperimentale. C'è una band che si chiama Suuns. Il loro ultimo disco è veramente bello.
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Cosa pensi dell'evoluzione della tecnologia e delle nuove piattaforme di diffusione della musica?

Mi piacciono i dischi fisici, mi piace avere qualcosa che puoi prendere in mano, che abbia una grande cover da guardare. Ma è inutile essere negativi nei confronti delle nuove tecnologie, perché che ti piacciano o meno arriveranno lo stesso. E poi io stesso ascolto musica sul mio telefonino quando sono sull'autobus o in metro, o quando sono in tour. Non posso portarmi dietro tutta la mia collezione di vinili. Anche se ovviamente suonano peggio. Però invece di lamentarmi delle cose, cerco di vederne i lati positivi e sfruttarli. E poi tutta questa evoluzione tecnologica, se da un lato ha portato molte etichette che non hanno saputo gestire la trasformazione al collasso, ha dato molto potere ai musicisti stessi. Come gran parte delle cose, ci sono lati positivi e lati negativi.

Festeggerete dieci anni di attività l'anno prossimo...

È una cosa scioccante, non ci avevo pensato! È vero! Devo pensare a qualcosa di speciale da organizzare...

...e guardandoti indietro, quali sono stati il momento migliore e il momento peggiore che hai vissuto coi Graveyard?

Ci sono stati veramente dei brutti momenti. L'autobus che si sfasciava durante i tour. Una volta, quando eravamo giovani, abbiamo perso un sacco di soldi di merchandising negli Stati Uniti. Ah, ho perso anche il mio passaporto, il mio computer, e altri soldi. Non è stata una bella giornata. Uno dei momenti più belli è stato l'anno scorso, mi pare: abbiamo suonato sullo stesso palco con gli Hellacopters. È stata una gran cosa, perché ascoltavo tanto gli Hellacopters quando ero giovane, e sono una tra le rockband svedesi più influenti. E una volta Jimmy Page è venuto a vedere un nostro concerto a New York. Interessante, no?

Descrivimi il pubblico ideale dei Graveyard.

Di questi tempi abbiamo un pubblico molto variegato. Mi piace quando vedo persone avanti con l'età insieme a bambini di 11-12 anni, e poi una rappresentanza equilibrata di tutte le età nel mezzo. Significa che la nostra musica ha qualcosa di universale. Per me è come un segno che abbiamo realizzato qualcosa con cui molte persone diverse possono identificarse, indipendentemente da come suoni. E generalmente, quando c'è un buon mix di diverse persone, le vibrazioni del pubblico sono molto positive.

Avete piani di suonare in Italia nel prossimo futuro?

Sì. Credo che suoneremo in Italia il prossimo 11 novembre. Al circolo Magnolia.

E per finire, hai un messaggio per i tuoi fan in ascolto?

Se venite al concerto di Milano, portatemi una scamorza e per ringraziarvi ci andremo a fare una birra insieme. Pago io.



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