Hellyeah (Chad Gray)
Vi siete mai chiesti come ci si sente a far parte di una superband? Ebbene, ci ha pensato Chad Gray a rispondervi durante il nostro incontro nel backstage dell'Alcatraz di Milano poco prima dell'unica data italiana degli Hellyeah in compagnia di Korn e Heaven Shall Burn. Interessante punto di vista sviluppato da qualcuno che, fin da ragazzo, vive e respira heavy metal, ovvero il genere che, a detta sua, è il più onesto del mondo. Difficile dargli torto.
Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 19/04/17

Traduzione a cura di Costanza Colombo

 

Ben trovato Chad e benvenuto su SpazioRock! Tu e il tuo gruppo siete pronti per la data di stasera? La vostra precedente data italiana risale ormai al 2014. Quale è il miglior ricordo che hai relativo a un vostro show nel nostro paese?

 

Ciao, sì, siamo davvero carichi! Di certo quando venimmo con Stone Sour e Avenged Sevenfold. Fu uno show grandioso e ricordo bene i nostri fan nel pubblico a tenere alte le nostre bandiere.

 

Il vostro ultimo album, "Unden!able", è uscito ormai diversi mesi fa. La risposta dei fan ha soddisfatto le tue aspettative?

 

Si, direi che alla gente sta davvero piacendo. Siamo stati fermi a lungo, qualcosa come 59 giorni a casa dopo 6 settimane di tour, ed è stato davvero frustrante. Sono un forte sostenitore dello "avrai tempo per dormire quando sarai morto". E dato che ora sono vivo e vegeto, voglio lavorare. E se abbiamo qualcosa da dire vogliamo dirlo al mondo intero, non soltanto all'America. Ci piacerebbe venire in Europa almeno una volta ogni anno e mezzo, due. Dobbiamo trovare il modo di tornare più spesso da queste parti. Ad ogni modo sì, sta andando davvero bene.

 

Il vostro sound è maturato negli anni. Qual è l'aspetto della vostra evoluzione di cui vai più fiero?

 

Credo che si basi tutto sull'essere uniti, nel come affrontiamo il processo creativo. Quando iniziammo non ci conoscevamo molto e c'era un sacco di cose su cui rodarci. Io ero simultaneamente impegnato su due fronti: Mudvayne e Hellyeah. Poi mi dissi: "sono in una band con uno dei miei batteristi preferiti, due dei miei chitarristi preferiti e io ho bisogno del metal". Volevo diventare un cantante metal, amo cantare questo genere, amo lo scream, gridare e tutte le emozioni che ne discendono. Ero in questa grande band, con dei grandi musicisti, e mi dissi: "scriviamo un disco metal!" Così uscirono dischi come "Band Of Brothers" e "Blood For Blood". In una di queste occasioni, quando si trattò di registrare avevamo davvero poco tempo ma per fortuna il nostro nuovo produttore non parve preoccuparsene. La diversità del nostro sound discende dall'approccio che avemmo in quei giorni, da come riuscimmo a concentrarci. Sai, quando hai due mesi per scrivere un disco, e hai da comporre ancora tutti i pezzi... sei davvero sotto pressione, soprattutto se sei il cantante e devi scrivere tutti i testi. Ti sembra che non finiscano mai. Ne hai scritti 6 e te ne mancano altri 6. Per non dire che quando scrivi una bomba di pezzo, poi devi comunque superarti per scrivere qualcosa di ancora migliore. Ogni brano ha diversi livelli di "pesantezza". Ci sono quelle che sono pesanti dal punto di vista emotivo, altre musicalmente.. Semplicemente mi approccio ad ogni canzone per renderla il più pesante possibile.

 hellyeah_no_2013_3.

 

Alcuni dei brani si basano su storie del mio vissuto, ho sempre inserito qualcosa di personale ma normalmente non spiego molto di che si tratta. Lascio la cosa vaga, ambigua. Preferisco sia l'ascoltatore a interpretare. Potrei ad esempio dirvi esattamente di cosa parla "Moth".. ma preferisco siate voi ad interpretarla. Del resto considero il metal un genere molto onesto. Ovvio che può essere anche costruito al tavolino, o fatto da gente che cerca di imitare altre band, ma non è il mio stile. Noi ci troviamo, buttiamo giù la base delle canzoni e poi procediamo avendo già chiara la mappa del brano, di come vogliamo che suoni. Io mi siedo e il pezzo mi parla, alla fine riesce sempre a toccare un nervo scoperto. Tanto per spiegarvi come funziona, sto lì per ore a riascoltare la traccia, in attesa che arrivino le parole e, quando mi rendo conto che non sto concludendo nulla, vorrei sbattere la testa nel muro. Così mi alzo, vado in bagno o a fumare ed è proprio allora che, quando sono meno concentrato, il mio subconscio invece lavora in sottofondo e mi vengono le migliori idee.

 

Credi quindi che, non solo musicalmente, ma anche come band, abbiate raggiunto il vostro equilibrio?

 

Abbiamo ancora un lungo percorso di fronte a noi e sono sicuro che il nostro materiale migliore debba ancora essere scritto. Come dicevo prima, il primo periodo con la band fu confusionario ma poi quando ho scelto di concentrarmi solo sugli Hellyeah, quando le cose hanno iniziato ad ingranare, tutto è decollato. Più ci conosciamo, scriviamo e suoniamo insieme, più diventiamo uniti.

 

Una delle vostre tracce più recenti si intitola "Be Unden!able". Quale era il messaggio che volevi trasmettere? Magari che c'è da seguire la via del cowboy? ("Cowboy Way" è la opener di "Stampede", ndr.)

 

(ride, ndr.). E' uno di quei versi che ho scritto di getto. Quando sei in una band, con dei background come i nostri... ovvero Pantera, tanto per citare un nome... la gente ha i suoi preconcetti, tira su un muro. "Non mi frega niente degli Hellyeah, manco li ascolto, ero un fan dei Pantera io, ero un fan dei Mudvayne". E anche se danno un occhio alla band non vedono al di là della barriera che hanno creato. E così mi è uscito quel verso, sono stanco di essere "negato" (denied, ndr.), ho il diritto di essere ascoltato. E quindi scriverò qualcosa che sia undeniable, che non potrete fare a meno di non ascoltare. Questo è lo spirito di quel pezzo. Nessuno può riuscire in questo se non noi. Ero un ragazzino heavy metal, quindi un paria sociale, un outcast. Però poi il metal mi consentì di trovare un gruppo di amici. Ero un ragazzino povero e con i miei problemi e andavo a questa maledetta scuola di fighetti... io ascoltavo invece Mötley Crüe e Metallica, in particolare "Ride of Lightning", e un giorno notai un altro ragazzo coi capelli come i miei. Mi dissi: figo! Così gli attaccai bottone e da 2 diventammo 3, 5, 10, fino a diventare un bel gruppo. E' così che la vita poi diventa più semplice.

 

hellyeah_no_2013_19. 

Lo stesso accade a livello mondiale, o anche qui stasera dove immagino si sia riunita buona parte della comunità metal di questa regione. Hai bisogno di un comun denominatore per riunire le persone e il nostro, la nostra ragione di essere qui, è la musica. Ed è una cosa davvero speciale. Tutti devono aggrapparsi a qualcosa, è la natura umana. C'è così tanta negatività che dobbiamo lasciar fuori. Questo invece è quanto ci meritiamo stasera: divertirci. Tanto quando usciremo i nostri problemi saranno là ad aspettarci ma hai comunque il diritto di goderti la serata e lasciar correre ogni tanto. Uno show live è qualcosa di così bello: lo scambio tra noi e i nostri fan, anche soltanto ricambiarci lo sguardo e sentire fluire la nostra reciproca energia... E' un tale crescendo. Così, quando usciremo stasera, avremo la forza di affrontare l'indomani e ci sentiremo tutti meglio.

 

E che puoi anticiparci rispetto ai vostri piani futuri? Un nuovo disco magari?

 

No, nessun nuovo disco, almeno non imminente.

 

Avete intenzione di lasciar passare i tradizionali due anni dal precedente?

 

Direi di si, quindi sarà il caso di darsi una mossa in effetti! Comunque adesso l'unico programma è continuare ad andare in tour per questo disco, dobbiamo continuare a diffondere la voce.

 

hellyeah_no_2013_7. 

Nel frattempo, c'è un messaggio che vuoi lasciare ai vostri fan italiani e ai nostri lettori?

 

Sicuro, come dicevo, voglio che stasera si divertano. Inoltre promettiamo di tornare il prima possibile, è ridicolo che fosse dal 2014 che non facevamo una data in Italia. D'altra parte il mondo è grande ed è difficile coprire ogni continente. Ad esempio possiamo essere impegnati per due mesi negli USA, tre settimane in Australia, un mese in Europa, e poi due settimane in UK e altrettante in Scandinavia. Ciò nonostante non vogliamo intervalli, 5 mesi a casa mi sono già bastati e non sono certo il tipo da star lì a girarmi i pollici!




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool