Twelve Foot Ninja (Nick "Kin" Etik)

Nascosti nell'ombra per saltare fuori nella scura notte romana e spettinare un pubblico già in delirio: i Twelve Foot Ninja sono una delle più interessanti e in voga band dell'universo del metal moderno. In occasione del tour di supporto all'ultimo disco "Outlier", il bestiale ninja Nick "Kin" Etik, cantante della band australiana, rivela – con la sua profondissima voce - i segreti dei ninja più alternativi del mondo.

Articolo a cura di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 23/05/17

Ciao Kin, benvenuto a Roma! Siete in Italia da un paio di giorni: vi piace ciò che vedete?

Ciao a voi; certo che ci piace, ma purtroppo non abbiamo molto tempo di visitare le città dove suoniamo: ieri eravamo a Torino e non ho avuto occasione di vederla, e probabilmente non ci riuscirò neanche con Roma. Ma l'ambiente è spettacolare e i club sono accoglienti, intimi.

 

Cominciamo dal motivo per cui siete qui: è uscito il vostro nuovo disco "Outlier", che voi stessi avete dichiarato essere piuttosto diverso dal precedente "Silent Machine". Più centrato, più dedito alla forma canzone; insomma, come lo descriveresti a qualcuno che non l'ha mai ascoltato?


Come lo descriverei? Direi come prima cosa, allacciate le cinture! E poi direi, preparatevi, perchè ciò che state per sentire è molto particolare, un misto di musica heavy, groove, influenze latine, e sarà decisamente qualcosa di diverso...Per cui ascoltatelo con una mente aperta!

Quali sono gli aspetti più importanti di un lavoro del genere?


La prima cosa che mi viene in mente è che è stato decisamente lo step successivo a "Silent Machine". Non ne è legato, non ne è una continuazione, per svariati motivi, primo dei quali l'ingresso di un nuovo chitarrista, Rohan: ha contribuito molto anche alla scrittura, e in generale è stato una presenza importante per la stesura dei nuovi brani, anche sulle parti più heavy. Più in generale, secondo me, è un album più maturo, più coeso. E poi, sempre per differenziarci da "Silent Machine", non abbiamo basato i temi delle canzoni su storie di fantascienza, su un ninja alto 3 metri: è basato sulla vita reale, su storie ed esperienze, specialmente sulla nascita e il declino della fama.


Prima di arrivare, per la prima volta, qui in Italia, avete avuto già la vostra consacrazione con svariati tour, uno dei quali vi ha visto come band di apertura ai Disturbed nelle loro tappe australiane. Puoi dirci di più?


E' stata una grande opportunità. In realtà noi eravamo in lizza con un'altra band australiana, i Karnivool, che però erano già occupati, e quindi siamo andati noi. Abbiamo suonato quattro date e sono stati i più importanti spettacoli indoor che abbiamo mai fatto. Adoriamo anche i club più piccoli, perchè sono più intimi, c'è un rapporto diretto col pubblico, in generale per noi è molto appagante... Questa è stata un'esperienza totalmente diversa, ti ritrovi davanti al rumore assordante di una folla enorme, e anche se probabilmente molti del pubblico erano lì per i Disturbed, c'erano comunque i nostri fan, che cantavano le nostre canzoni; c'era un servizio di altissimo livello dedicato solo a noi, catering... Potevamo semplicemente presentarci lì, rilassarci, godere dell'energia del luogo, e suonare il nostro show. E poi le persone erano tutte fantastiche. Per quanto riguarda i Disturbed, non ci abbiamo passato molto tempo fino all'ultimo show, dove siamo rimasti insieme a cena, e poi siamo finiti in un whisky bar a chiacchierare!


Eravate nervosi?

Sai, in realtà non tanto! Paradossalmente c'è più pressione in uno spettacolo più piccolo dove siamo headliner... Ma non per il fatto che io sia il cantante, perchè abbiamo tutti delle forti personalità e quindi tutti frontman a modo nostro!

Voi tenete uno straordinario record sul maggior ammontare di denaro ottenuto col crowdfunding per un video, quello di "Ain't That A Bitch", che è una produzione di altissimo livello, certamente dispendiosa e complicata – c'è un troll, c'è Misha Mansoor (chitarrista e mastermind dei Periphery, ndr) che discute con un orso. Innanzitutto, cos'è che vi ha fatto capire che il crowdfunding fosse un'idea giusta, e credete che possa essere il futuro della musica, anche dato il fatto che non si vendono più grossi numeri di dischi?


Io penso che sia già accertato che sia il futuro. Basta guardare Patreon, anche se non credo che il modello sia perfezionato, dato che è basato su una iscrizione mensile a pagamento - qualcuno potrebbe semplicemente smettere di donare a una band dopo un po' di tempo. Patreon è stato progettato per fare in modo che una band potesse vivere di musica e pensare solo ad essa, il che è bellissimo, ma gli iscritti possono andarsene, le cose cambiano, le priorità cambiano: io voglio avere l'opportunità non solo di sopravvivere, ma di poter davvero risparmiare qualche soldo e campare di musica. Il crowdfunding è la formula vincente, perchè è più specifico: stai semplicemente donando per un motivo ben preciso, e avrai dei bonus a seconda di quanto deciderai di donare. Un fan da Singapore ci ha donato la bellezza di diecimila dollari, e in cambio noi andremo a suonare alla sua festa di compleanno! Abbiamo anche suonato ad un barbecue in Australia, con le chitarre acustiche... ed è stato fantastico! Non necessariamente si possono sempre offrire esperienze VIP dove i fan sono a contatto strettissimo con la band: noi lo abbiamo fatto, i fan sono fantastici e ci siamo divertiti moltissimo ma ci rendiamo conto che per artisti più importanti questo potrebbe essere un problema sia logistico che di sicurezza. Ed è proprio il fatto di poter scegliere cosa offrire, per cosa donare e quando farlo che rende il crowdfunding un mezzo potentissimo.


Parliamo della vostra musica: c'è chi vorrebbe etichettarvi come alternative, chi come djent, ma la verità è che si scoprono i Twelve Foot Ninja solo dopo averli ascoltati. Intermezzi latini, controtempi, influenze di tutti i tipi: finchè lo si fa una o due volte può essere una divertente particolarità, ma per voi questo è molto di più, è un cardine portante del vostro stile. Come riuscite ad incorporare dei momenti così contrastanti e così particolari senza risultare parodistici o senza snaturare il flow della canzone?


Capisco bene cosa vuoi dire, e penso che la chiave di tutto sia la produzione di Stevic MacKay. Tutti noi tiriamo giù le nostre idee, ma alla fin fine è Stevic che riesce a far quadrare tutto e a far funzionare la struttura finale. Ha un mindset e un orecchio impressionanti, riesce a mescolare qualsiasi opposto anche se sulla carta sembrerebbe un'idea folle! Quindi è tutta colpa di Stevic! (ride) Ma penso anche che sia la solidità dei musicisti: ho la fortuna di suonare con strumentisti molto esperti, sanno davvero quello che fanno, e hanno tutti la tendenza a dedicarsi anima e corpo a suonare i brani e le parti più particolari.

 

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E qual è il significato di uno stile così variegato?

Che si può fare tutto! Che la musica è semplicemente musica. Non ci definiamo con un determinato genere, o un'etichetta, perchè semplicemente non ci crediamo: la musica è musica. Io ascolto jazz, metal estremo, e non mi faccio limitare dal genere o da ciò che c'è scritto su un disco. Penso che tutti, nella band, la pensino così. La musica è un mezzo importantissimo per la creatività, per la fantasia, e anche per la comunione, per far in modo che la gente si possa sentire capita, si possa unire. Se dovessimo essere definiti da un solo genere probabilmente ci annoieremmo!


Ma allora da cosa può essere influenzato uno stile del genere, quali artisti stimolano il concetto di "musica per musica", quali sono essenziali per la vostra formazione?

Essenziali è un bell'aggettivo. Se scaviamo fino alle radici dei Twelve Foot Ninja, c'è Stevic che è veramente il mastermind della band. Tutti contribuiamo alla scrittura e alla stesura dei temi, ma è Stevic con la sua personalità ad aver dato l'impronta finale alla band. Come avrete capito lui è attratto dagli opposti, e per questo, se vogliamo fare nomi, ambienti come Mr. Bongo lo hanno ispirato: diversità, originalità; altrimenti si annoierebbe subito. Un po' come in un film: c'è la sceneggiatura, ma c'è bisogno di farla funzionare con del movimento, con la colonna sonora, con svariati particolari.


Parlando di film verrebbe allora spontaneo chiedervi: avete rilasciato svariati video, tutti decisamente ben fatti, con una storia, un'ottima regia; per una volta non viene voglia solo di ascoltare la canzone, ma anche di guardare cosa sta succedendo! Siete dei grandi cinefili, e avete in futuro progetti ancora più grandi nel campo cinematografico?

In realtà non direi che siamo cinefili. Per carità, io amo i miei film, Rohan (Hayes, chitarrista della band, ndr) ama i suoi, ma non ci definirei veramente cinefili. Semplicemente ci piace avere dei contenuti per la nostra musica, ci piace ridere e divertirci. Di nuovo, devo dare la colpa a Stevic: i video vengono sempre dalle sue esperienze e dalla visione che lui ha. Ha le idee chiare e forti riguardo a come rappresentare i nostri concetti con l'humour. A proposito di questo, sia ben chiaro: facciamo video divertenti, amiamo divertirci, ma la nostra musica è seria. Non siamo una parodia, e suoniamo per vera passione. Eppure penso che la parte dei video sia un aspetto importante della nostra carriera, perchè ci mostra come esseri umani e non come un nome su Internet. Non abbiamo mai fatto un video serio, a parte forse quello non ufficiale, per Shuriken, sui momenti del tour – ma in realtà non era serio neanche quello!


Video divertenti, musiche divertenti, perchè cangianti, piene di ritmo e di momenti diversi. Ma dietro ci sono intenzioni e tematiche forti: c'è, per esempio nei vostri testi, anche una forte componente di critica sociale. Qual è il vero messaggio dei Twelve Foot Ninja?

Il messaggio è guardare al cuore di tutte le cose. Personalmente sono molto interessato sia alla politica, che alle dinamiche sociali, che allo spiritualismo, all'esoterico. E cerchiamo di includere tutto, di far quadrare tutto: dunque il tema centrale è semplicemente l'esperienza umana, le varie dinamiche, i contrasti fra luci e ombre, le nostre decisioni e la personale percezione di ognuno di noi. Molto tempo fa qualcuno mi disse che quando un uomo cerca di avere un'esperienza spirituale, altro non è che uno spirito che cerca di avere un'esperienza umana. Mi ha colpito, è un'idea che è rimasta con me per tutto questo tempo, e la ritrovo nei nostri temi. Non si parla di religione, mettiamola da parte per ora; ma credo davvero che la spiritualità sia, alla fine, l'umanità. La più alta esperienza spirituale è far pace col proprio essere umani. Con le proprie luci e ombre, coi propri contrasti. Ed è questo uno dei punti che ho voluto esplorare di più; in Outlier ho attinto da forti esperienze personali, che però in un certo senso si sono allargate in tematiche più generali.

 

E intanto il tempo a nostra disposizione si assottiglia: fra poche ore salirete sul palco a suonare per il pubblico di Roma. Come affrontate un live, soprattutto dato il fatto che, anche presentando brani così complessi, non avete un tastierista?

L'obiettivo principale è avere un suono grosso, raffinato ma dirompente, stratificato come nel disco. Ma allo stesso tempo il nostro live show è e vuole essere profondamente diverso dal disco, anche per il solo fatto che stiamo suonando dal vivo, reggendo tutto con due chitarre e qualche suono aggiuntivo - se potessimo permettercelo aggiungeremmo anche un tastierista e magari pure un percussionista!


Fortunatamente funziona già tutto a meraviglia con i cinque ninja che si muovono su un palco bianco e rosso... Che ti sta aspettando, per cui ti lasciamo andare con un'ultima domanda: cosa c'è nel tuo futuro?

Wow, bella domanda... Direi che c'è un concerto a Roma! E poi... birra, ancora birra, musica, ancora musica. E poi un altro concerto in Italia. E più in là... non lo so e non lo voglio sapere!




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