While She Sleeps (Lawrence Taylor)

Sheffield, la culla del metal britannico, è anche la città dei While She Sleeps. Di seguito, un assaggio alla rivisitazione del metalcore europeo offerto dal cantante, Lawrence Taylor, in occasione dell'uscita del loro ultimo album: "You Are We".

Articolo a cura di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 02/05/17

Ciao Lawrence, perché non iniziamo definendo i “While She Sleeps” con una sola parola?

 

Diciamo che siamo “diversi". Non ci riconosciamo in un'etichetta specifica… e questo è il nostro punto di forza!

 

In questi giorni è uscito “You Are We”. A che cosa si riferisce il titolo?

 

E' un invito rivolto ai nostri fan, a cui chiediamo di identificarsi nella band. L’album affronta temi molto introspettivi, più introspettivi rispetto a ciò che abbiamo fatto in passato. È un album molto sincero e molto triste, per certi versi. Quando ho scritto l’album, uscivo da un periodo piuttosto confuso. Con quest’album la band, in qualche modo, si mette a nudo.

 

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You Are We?” è il vostro terzo album. A questo punto siete arrivati a un buon livello di coesione tra voi?

 

Be’, per una band l'ultimo album rilasciato è sempre il migliore… in questo caso, oggi come oggi, posso dire che si tratta dell’album che mi rappresenta di più. Non ti so dire se è l’album in cui siamo al meglio di noi stessi… spero di no, spero che ci sia margine di miglioramento. Certo, dopo tre lavori in studio la band raggiunge una certa coesione e una certa consapevolezza. Forse non saremo mai più gli stessi, forse dopo “You Are We” vireremo verso altre sonorità e i nostri fan protesteranno. Per ora penso che il nostro percorso sia stato in continua evoluzione. Finché c’è l’ispirazione, poi, i giudizi lasciano il tempo che trovano: se una cosa è scritta con il cuore, non ha senso parlare di “crescita” o “miglioramento”, ma piuttosto di evoluzione. Noi cambiamo, i nostri sentimenti cambiano e la musica cambia di conseguenza.

 

Hai detto che l’album è molto introspettivo. Dunque, c’è molta della tua esperienza personale, tra le righe?

 

Esattamente. Come ho detto, questo album è la conseguenza di un periodo di riflessione personale molto intensa. Uno di quei momenti in cui ti fermi e fai i conti con te stesso, con le tue scelte, con il tuo destino. Quando si hanno questi momenti, tradurli in musica è una delle cose più naturali… e più terapeutiche, anche.

 

Wacken 2016 è stata probabilmente un’ottima occasione per attirare nuovi fan. Sei d’accordo con me? Cosa ricordi di quell’esperienza?

 

Diciamo che i fan che avevamo prima hanno formato una tribù più unita e convinta… e sì, abbiamo guadagnato tanti nuovi seguaci! Ovviamente eravamo maledettamente consapevoli del fatto che Wacken fosse una grande occasione e abbiamo lavorato tanto affinché tutto fosse perfetto. È stato curioso come, alla fine della performance, ci siamo guardati come per dire: “è tutto qui?". Non ci sembrava niente di diverso dai soliti show, e tutto ciò che ci interessava dopo era assorbire un po’ della magia del festival. Dopotutto questa è la parte incredibile di Wacken: che tu sia artista o spettatore, sei immerso nello stesso senso di comunità.

 

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Qual è il vostro punto di forza, se vi si confronta con altre band metalcore?

 

Be’ penso che il problema di molte band metalcore sia questa smania di autoetichettarsi “metalcore” a tutti i costi. Va a finire che ti crei un’onda di fan fedelissimi, ma alla lunga non ti rinnovi. Non perché non vuoi, ma perché proprio non ti crei i presupposti. Siccome, per noi, il seguito del pubblico è sempre stato un problema secondario, non abbiamo mai fatto caso alle etichette. Con il tempo stiamo capendo che questo approccio funziona abbastanza bene.

 

Pensi che il tuo paese d’origine abbia influenzato la vostra musica?

 

Ecco, se inizi a suonare un genere come il nostro in un paese come l’Inghilterra, ci sono ottime chances che tu sia cresciuto ascoltando buona musica. Questo ci ha aiutato, eccome se ci ha aiutato. Ascoltiamo tutti musica diversa; penso che questo ci aiuti a non essere banali. O almeno, lo spero! Ovvio, siamo cresciuti tutti con il rock britannico, uno dei modi migliori per crescere musicalmente.  Probabilmente, poi, il fatto di venire da una nazione in cui la cultura metal è considerata abbastanza interessante ci ha permesso di avere una buona visibilità.

 

Quali sono le tue speranze per il futuro, per la band?

 

Vorremmo continuare a migliorare, ad essere soddisfatti del nostro lavoro. Sembra un desiderio banale, ma non lo è.

 

E quali sono le tue speranze per il futuro, a livello personale?

 

La pace nel mondo… É troppo? No be’, forse è troppo. Mi accontenterei di un certo equilibrio globale.

 




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