Emilie Autumn - Fight Like a Girl Tour
31/03/12 - Flog Auditorium, Firenze


Articolo a cura di Eleonora Muzzi

Let the record show...


Chi ha un po' di esperienza nell'ambito, sa che un concerto di Emilie Autumn non è solo un concerto. È qualcosa di più. Saranno gli elementi di cabaret burlesque, la storia che viene raccontata, quasi fosse un musical, o la comunicazione che si crea tra gli spettatori e le quattro donne sul palco in una performance interattiva che coinvolge il pubblico per tutta la sua durata (quasi due ore) e sì, può causare qualche danno collaterale di poco conto di cui parleremo in seguito. Ma veniamo a noi.


A due anni dalla sua ultima calata in Italia, Emilie torna a Firenze, nuovamente nella cornice del piccolo ma ben attrezzato Flog Auditorium, già teatro della sua scorsa performance sempre nel capoluogo toscano, con uno show completamente rinnovato sia nella veste scenografica che in quella musicale. È la prima parte del tour di supporto a “Fight Like A Girl”, anche se sarebbe più corretto dire che l'album di prossima uscita è la colonna sonora che supporta il tour. Se in precedenza il concerto aveva ruotato attorno al concetto di follia, in questo caso abbiamo a che fare con l'internamento e la vita all'interno di un manicomio. È abbastanza chiaro da ben prima che si spengano le luci e cominci la musica. Via i mobili vittoriani, via i paramenti e tutto quello che era anche solo minimamente allegro. Rimane solo un tavolino con tè e pasticcini, ma è ben poco in confronto alle nuove transenne e alle catene che compongono il nuovo setting, che rappresenta l'Asylum ormai divenuto famoso tra i piccoli Plague Rats di tutto il mondo.


Non tutti forse sanno che ogni spettacolo di Emilie Autumn narra una storia. Un'autobiografia messa in musica e poi coreografata per il palco. L'ordine delle canzoni non è casuale, messe in fila in questo modo compongono i pezzi di una storia che è poi la vita stessa della sua autrice. Una storia che va letta tra le righe.


Le luci si spengono circa alle 22:30 e la lunga intro si protrae fino a “Best Safety Lies In Fear” che sfuma in “4 O'Clock”, da anni ormai opener di ogni set. Sul palco salgono Captain Maggot, Veronica e Contessa, le tre compari di Emilie Autumn che formano il Bloody Crumpet, la “band” che la accompagna nelle sue folli scorribande sui palchi del mondo. E qui cominciano le sorprese, perché parte “Fight Like A Girl”, title-track dell'album omonimo in uscita tra poco. Quasi un tributo a Cyndi Lauper, è impressionante constatare quanto la melodia sia catchy e facile da memorizzare, ma soprattutto è impossibile staccare gli occhi dal palco. Coreografie degne del miglior musical in stile Broadway, le quattro ragazze attirano l'attenzione su di sé come dei magneti da cui è assolutamente impossibile staccare gli occhi. “Time For Tea”, altro brano nuovo, e “The Art Of Suicide” proseguono come da programma, ma la scena cambia drasticamente su “Take The Pill”. Un lenzuolo rosa appeso al soffitto cala sul palco. Si tratta di un oggetto particolare, un “tessuto aereo” utilizzato da acrobati circensi e non per i loro numeri. Senza fili o reti di sicurezza, questi utilizzano varie tecniche per volteggiare, girare, saltare a mezz'aria sopra il pubblico. Un tecnico dello stage accuratamente vestito in giacca e cravatta e bombetta avverte alcuni ragazzi delle prime file di farsi indietro. Dieci secondi e quando comincia la musica, Contessa emerge dalle quinte e si avvicina: è il tempo del show personale, suggestivo e mozzafiato, accompagnato da uno dei brani forse più “cattivi” della serata, eseguito dalla Autumn in solitaria, che narra di come negli ospedali psichiatrici ci si prenda effettivamente poca cura dei pazienti ma spesso li si forzi ad ingoiare pillole e medicinali solo per tenerli a bada.


Pochi secondi di requie e da dietro la tastiera appare Emilie con il suo violino glitterato. L'intro di “Liar” infiamma la folla a neanche un metro da lei. Sul ritornello è difficile riuscire a sentire la musica dal palco tanto la voce del pubblico si alza e sovrasta quella che esce dagli altoparlanti. E sempre da “Opheliac” troviamo “God Help Me”, e qui cominciano i guai per le prime file. Ecco che il tavolino con tè e pasticcini ritorna in primo piano dopo essere stato quasi abbandonato dietro le quinte e comincia il volo di biscotti, muffin e pasticcini verso il pubblico e mentre Emilie canta, Contessa insegue Captain Maggot e Veronica per un po' di tè e molto ne finisce sul pavimento, ma la maggior parte finisce sul pubblico delle prime file, sottoscritta inclusa, in una bella doccia fredda. Si parlava di interazione poco fa, giusto? Calano le luci ed è ora il turno di Naughty Veronica col suo show in puro stile burlesque sulle note di “Dominant”, il lungo intermezzo strumentale. Raccontare a parole questo frangente del concerto è pressoché impossibile perché è letteralmente indescrivibile. Solo chi ha avuto modo di assistere a questo numero ad alto tasso di sensualità ed erotismo sa che cosa stiamo parlando. Tra il vorticare dei grandi ventagli di piume e gli sguardi languidi della performer è impossibile distrarsi. A malapena si sente la musica.


Si riprende di gran carriera con “Girls! Girls! Girls!”, (che non è una cover dei Mötley Crüe) canzone dal sound un po' retrò che vede il primo (e unico) cambio di costumi per Emilie che passa da giovane folle internata nell'Asylum a personaggio androgino in gilet e pantaloni alla zuava, nella miglior tradizione dell'Inghilterra vittoriana, che presenta le “ragazze” etichettandole come “hot, nuts and suicidal” ed ecco che parte il “Rat Game”, momento molto atteso da parecchi avventori. Per chi non lo sapesse, il Rat Game è uno degli intermezzi recitativi che costellano gli happening targati Emilie Autumn: ecco Emilie e Veronica intente in una lezione su come si bacia una persona. Assicurando il pubblico che tanto Veronica è totalmente incapace di imparare qualsiasi cosa, Emilie sostiene che, se imparerà come si bacia senza far del male, darà la possibilità a Veronica di baciare una ragazza tra il pubblico. Alla fine Emilie annuncia che Veronica è “tutta nostra” e corre giù dal palco. Segue la presentazione di una ragazza già prescelta tra il pubblico e show annesso. Dire che è surreale è poco.


Ed ecco che si entra nella parte finale e sicuramente più emozionante dello show. Il trittico “We Want Them Young”, “Gaslight” e “One Foot” consiste nella parte più importante della storia, ovvero quella dell'ardua uscita dalla follia, dal recupero delle proprie facoltà e della propria vita e dalla fine dell'incubo nell'Asylum ce le tiene prigioniere, mettendo un piede davanti all'altro, a piccoli passi, facendo piccoli progressi di giorno in giorno. “One Foot” è certamente la parte più emozionale della storia e, conoscendo un po' di retroscena della vita privata di Emilie Autumn e di come lei abbia sempre messo in musica quello che le è successo, si rischia anche di farsi scappare una lacrimuccia. Per l'encore d'ordinanza, Emilie riappare e si siede dietro alla tastiera. Dal cilindro ripesca “Mad Girl”, alla sua prima apparizione in setlist. Chiude “Thank God I'm Pretty”, anche se per la maggior parte viene cantata dal pubblico più che dalla cantante.


Quasi due ore di musica, poche pause e un sacco di divertimento. Di certo Emilie Autumn e il suo Bloody Crumpet, al meglio della propria forma, sanno come intrattenere il proprio pubblico che a differenza di due anni prima è decisamente più nutrito, e, come fatto notare dalla stessa Autumn, estremamente variegato. Si va dal metallaro incallito in maglia dei Motörhead e gilet pieno di toppe alla ragazzina che ancora frequenta le medie al suo primo concerto, tutti desiderosi di partecipare e divertirsi assieme alle attrici/cantanti sul palco. Per chiudere possiamo sostenere senza timore di smentita di aver assistito ad un concerto/spettacolo teatrale al limite della perfezione in cui la presenza di così tanti brani nuovi bilancia tranquillamente la mancanza di alcuni brani storici, come “Opheliac”, “Shalott” e “Misery Loves Company”, nonché di “Unlaced” e l'assolo di violino che davano la possibilità alla Autumn di dimostrare anche in sede live la sua bravura con lo strumento del diavolo.




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